L’oro di Bankitalia per pagare Reddito e Quota 100: l’ultima follia dei gialloverdi per negare la realtà

Categoria: Italia

Che sia una boutade o un progetto politico, l‘idea di espropriare la Banca d’Italia dei suoi 90 miliardi di lingotti per sterilizzare l’aumento dell’Iva è talmente folle che in un Paese normale non andrebbe nemmeno spiegato perché. In Italia, purtroppo, sì

Francesco Cancellato, 2.2.2019 www.linkiesta.it

“L’oro è di proprietà degli italiani, non di altri. Non ho studiato bene l’idea di usare l’oro per sterilizzare l’Iva, ma l’importante è che sia certificato che quell’oro è degli italiani”. Tenetele bene a mente, queste parole di Matteo Salvini, perché potrebbero tornare utili se davvero il governo dovesse di nuovo invocare discontinuità nei vertici della Banca d’Italia, un modo carino per dire che ci vuole mettere i propri uomini. Tenetele bene a mente, perché dietro all’assalto a Palazzo Koch c’è la strategia di sopravvivenza a breve termine del governo: una rapina a mano armata a un’ente di diritto pubblico totalmente indipendente dal Ministero del Tesoro, e quindi dallo Stato italiano, dal 1981.

Sembra il sequel della Casa di Carta, fortunata serie televisiva spagnola in cui una banda di rapinatori assaltava la zecca di Stato per stampare 2 miliardi e 400 milioni di euro, contando sul sostegno della popolazione che avrebbe beneficiato di questa iniezione di denaro contante nell’economia reale. Nella versione italiana, quella ambientata nella realtà, si sussurra di usare 25 dei 90 miliardi in lingotti d’oro detenuti da Bankitalia per sterilizzare le clausole di salvaguardia che il governo ha posto sulla Legge di Bilancio 2019, più precisamente l’aumento dell’Iva al 25%.

Che tutto questo sia una follia totale, forse la più grande mai concepita dalla maggioranza gialloverde, dovrebbe essere di dominio pubblico in tempi normali e in un Paese normale. Nell’Italia del 2019, che vive sospesa nel limbo del proprio pensiero magico, è molto probabile che non lo sia, che sia necessario spiegare perché.

Primo: con 25 miliardi, circa il 27% di tutti i lingotti della banca d’Italia, compreremmo solamente un anno di Iva al 22%. Già, perché i nostri eroi al governo, per finanziare il reddito di cittadinanza e Quota 100, hanno dovuto “vendere” a Bruxelles clausole di salvaguardia per 52 miliardi di euro. Volessimo usare l’oro della patria per sterilizzarle, ci giocheremmo più della metà dei lingotti in due soli anni.

Secondo: le clausole di salvaguardia non sono state messe a caso. Quei 52 miliardi di aumento dell’Iva sono lì perché il governo ha promesso che con Quota 100 e Reddito di Cittadinanza il Pil sarebbe cresciuto di un punto percentuale nel 2019 e che a quella crescita sarebbe corrisposto, per l’appunto, un extra gettito di pari importo. Poiché non si fidava di quelle previsioni, la Commissione Europea ha preteso che il governo si impegnasse ad aumentare le imposte indirette, se la crescita fosse stata inferiore alle aspettative. In estrema sintesi: noi con l’oro alla patria non pagheremmo solo il mancato aumento Iva, ma anche due misure come Reddito e Quota 100 che si sono rivelate inefficaci nel produrre crescita economica. Di fatto, andremmo a rapinare Bankitalia per finanziare due provvedimenti inutili.

Terzo: tutto questo, non dimentichiamolo, ha il fine ultimo di salvare la faccia di Di Maio e Salvini di fronte ai loro elettori. Senza l’oro degli italiani, infatti, dovrebbero ammettere che Reddito e Quota 100 non hanno funzionato. Ma soprattutto, dovrebbero tagliare le spese o alzare le tasse per rifinanziarli anche solo per l’anno successivo. Un fallimento politico che i due vicepremier non potrebbero nascondere nemmeno sotto una montagna di migranti e di invettive contro la Francia. La propaganda arriva fino a un certo punto: difficile distrarre un Paese in recessione cui aumenti le tasse e riduci i servizi. Per tutto il resto, c’è l’oro degli italiani. Di certo non manca la fantasia, ai nostri sovranisti.