Le strategie dei candidati alle Primarie Pd 2019

Categoria: Italia

Zingaretti supererà o no il 50%? Martina, col sostegno di oltre 100 renziani, punta a essere comunque l'ago della bilancia. Mentre il ticket Giachetti-Ascani potrebbe spaccare il partito.

DAVIDE GANGALE1.3.2019 www.lettera43.it

Il futuro del Partito democratico, e forse anche la nascita di una nuova forza politica guidata da Matteo Renzi, passano per le primarie in programma domenica 3 marzo. Sul Pianeta Dem gli schieramenti sono ormai delineati, ma la grande domanda è: il candidato che tutti i sondaggi danno per favorito, Nicola Zingaretti, prenderà il 50% dei voti oppure no? Se ce la farà, sarà automaticamente segretario e molte altre cose verranno di conseguenza. Ma se non dovesse farcela si andrebbe in Assemblea e a quel punto i giochi potrebbero riaprirsi, anche per i suoi contendenti.

CON MARTINA PIÙ DI 100 RENZIANI

Cominciamo da Maurizio Martina, da sempre in maggioranza e ben radicato (comunque vada a finire) nel progetto del Pd. Martina è stato recentemente protagonista, suo malgrado, di un audio in cui Matteo Ricchetti lo ha simpaticamente mandato a quel paese. Poi, però, tra i due c'è stato un chiarimento e Richetti - arrivato ad appoggiare Martina sull'onda di un altro big del Pd, Graziano Delrio - è tornato nei ranghi. I problemi, come sempre, sono sorti sulla composizione delle liste. Non è un mistero che gran parte dell'ossatura della mozione Martina derivi dagli ex "generali" di Matteo Renzi, Luca Lotti e Lorenzo Guerini, oltre che da Vincenzo De Luca. Nomi che pesano quando si tratta di fare le candidature, perché sono quelli che hanno i voti sul territorio. Forse la pattuglia capitanata da Richetti pensava di poter giocare il ruolo dei renziani dentro la mozione Martina. Ma se lo ha mai pensato è stata "scavalcata". Lo dimostra il fatto che gran parte dei parlamentari riconducibili a Renzi, Andrea Marcucci compreso, sta con Martina perché Lotti e Guerini stanno con Martina. In tutto, i renziani che hanno sottoscritto la mozione dell'ex ministro dell'Agricoltura sono 84. A questi se ne aggiungono altri 25, che fanno riferimento diretto allo stesso Martina, a Delrio e a Matteo Orfini.

SALA GUARDA A ZINGARETTI, MA NON SCHIERANDOSI SI PREPARA IL FUTURO

Fra i sostenitori di Martina non figura Beppe Sala. Il sindaco di Milano ha detto che non voterà alle primarie perché, ricoprendo una carica istituzionale, desidera mantenersi super partes. Nel Pd, però, tutti pensano che propenda per Zingaretti, anche se non lo ha mai dichiarato. Attorno alla candidatura di Zingaretti, del resto, si è coagulato tutto un mondo di amministratori che ha lavorato anche con Renzi, ma che poi con lui ha avuto degli attriti. Sala, inoltre, in quanto sindaco, pensa che gli toccherà stare con chi vincerà. E nello schema di Zingaretti intravede più spazio, pensa che sia più inclusivo. Un discorso che vale anche per Giuliano Pisapia, anche se il suo è un caso un po' diverso. Pisapia, infatti, non è iscritto al Pd. Ma tutti i veltroniani, di fatto, stanno con Zingaretti. Anche per un fattore generazionale. Si tratta di persone che hanno sempre lavorato insieme e che trovano più congeniale un modello che ricorda loro quello del vecchio Ulivo.

CALENDA, IL PRIMO DEI "GENTILONIANI"

Un capitolo a parte riguarda Carlo Calenda. L'ex ministro dello Sviluppo economico non si schiera, perché tiene il punto sulla sua lista per le elezioni europee. Dal suo punto di vista il Pd dovrà essere il protagonista principale di quella proposta, dunque preferisce non prendere posizione. Perché poi con chiunque vinca dovrà tentare di lavorare. In ogni caso la sensazione di molti, all'interno del Pd, è che Calenda abbia un ottimo rapporto con la mozione Martina. Ma parla anche con Zingaretti. Che vinca l'uno oppure l'altro, l'ex ministro sembra avere la strada spianata per una candidatura alle prossime europee. Il mondo renziano, insomma, sta un po' in tutte e tre le mozioni. A Milano, tanto per fare un esempio, tutto il gruppo dirigente del Pd degli ultimi anni - da Pietro Bussolati a Lia Quartapelle, fino all'assessore Pierfrancesco Maran - è stato con Renzi. Ma adesso appogiano tutti Zingaretti, "portati" da Paolo Gentiloni. Lo stesso Marco Minniti, alla fine, ha scelto Zingaretti. Una mossa su cui è verosimile pensare che abbia avuto un ruolo proprio l'effetto di "trascinamento" determinato da Gentiloni, con cui Minniti ha condiviso l'esperienza del governo nazionale.

IL VERO CALCOLO DEGLI SFIDANTI DI ZINGARETTI

Di sicuro c'è che, come detto sopra, le primarie di domenica possono aprire due scenari molto differenti tra di loro. Se Zingaretti dovesse superare il 50% dei voti e diventare subito segretario, è probabile che il mondo che sta con Martina, renziani compresi, scenderà a patti con lui. Se si dovesse andare in Assemblea, invece, potrebbe essere Zingaretti ad aver bisogno di Martina. E a quel punto quest'ultimo e i suoi sostenitori assumerebbero molto più potere nel negoziare un accordo di carattere generale. Il vero calcolo della mozione Martina e del ticket tra Roberto Giachetti e Anna Ascani, dato in crescita nelle ultime ore, potrebbe essere proprio questo: impedire a Zingaretti di conquistare la segreteria al primo colpo. Dietro questa strategia c'è la "mente diabolica" di Renzi? Chi può dirlo.

LA MOZIONE GIACHETTI-ASCANI: UN PONTE VERSO LA "COSA" RENZI?

Certamente, se Zingaretti diventasse subito segretario, e se il suo Pd riaprisse le porte ai "fuoriusciti" confluiti in Liberi e uguali, l'operazione targata Giachetti-Ascani potrebbe diventare un ponte per fare uscire dal Pd i fedelissimi di Renzi e dare vita a un percorso politico nuovo. Non a caso, con Giachetti, c'è anche Maria Elena Boschi. Nell'ipotesi di una scissione dei renziani, lei ne farebbe parte. Distanziandosi così dall'altra anima del renzismo, quella rappresentata da Lotti. Il quale, come detto sopra, ha deciso di giocare la partita del congresso appoggiando Martina, mente Boschi non lo ha fatto. La mozione Giachetti-Ascani può contare anche su Luigi Marattin, Ivan Scalfarotto, Luciano Nobili e Ada Lucia De Cesaris. E se dovesse superare il 10% dei voti acquisterebbe un certo potere in ottica Assemblea. La speranza di questa parte del Pd, naturalmente, è che alle primarie vadano a votare più persone rispetto ai semplici iscritti. Quanto alla prospettiva di rimanere all'interno di un partito egemonizzato da Zingaretti, una certa dietrologia tende a escluderlo. La loro lista potrebbe unirsi ai comitati civici lanciati da Scalfarotto, spaccare il partito e dare vita all'ossatura della nuova "cosa" di Renzi. Chi lo sa. Liberi tutti, intanto. E dopo il voto si vedrà.

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