Zingaretti apre la direzione del Pd alla sinistra movimentista e congeda i millennial

Categoria: Italia

Il nuovo segretario sceglie degli ex militanti di Sel al vertice del partito per lanciare dei segnali di apertura a sinistra. È finita l’epoca del Giglio Magico

di David Allegranti 19 Marzo 2019 www.ilfoglio.it

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Roma. “Quota 20” sono i posti nella direzione nazionale del Pd riservati al segretario, che sceglie chi inserire ai vertici del partito. Di solito vengono utilizzati per le cosiddette “personalità” indipendenti. Oppure per qualche operazione scenografica. Nel 2013 l’allora neo-segretario del Pd, Matteo Renzi, portò in direzione venti sindaci del territorio. Quattro anni dopo fu il turno dei “millennials”, giovani da tutti Italia, quasi tutti sotto i trent’anni, che però sono stati usati come specchietto per le allodole: più volte hanno raccontato di essere stati poco coinvolti nelle scelte del Pd pur essendone a tutti gli effetti dei dirigenti. E adesso? Di quei giovani sono rimaste poche tracce. In direzione sono rientrati Caterina Conti, Gessica Laloni e Arianna Furi. Marco Sarracino, portavoce degli orlandiani, è tornato perché eletto con gli zingarettiani. Ma i “millennials” sono proprio spariti dal radar del nuovo segretario, che pure ha dedicato la sua vittoria a Greta Thunberg.

Zingaretti ha deciso di utilizzare “quota 20” per lanciare segnali di apertura a sinistra, portando in direzione due attivisti movimentisti come Marco Furfaro, 36 anni, e Maria Pia Pizzolante, 34 anni. Furfaro ha militato in Sel e nel 2014 era candidato alle elezioni europee con L’altra Europa con Tsipras. Oggi è coordinatore nazionale di Futura, l’associazione di Laura Boldrini. Insieme a lui nella direzione nazionale c’è anche Maria Pia Pizzolante, portavoce della rete nazionale di TILT!, anche lei ex Sel. “Non sarà facile né semplice, ma i tempi sono così bui che nessuno, a prescindere dal luogo in cui vuole farlo, si deve sottrarre alle uniche due parole in grado di ricostruire un’alternativa ai razzisti di questo governo: unità e cambiamento”, dice Furfaro, che si trova dentro un partito per lui nuovo ma senz’altro meno lontano rispetto al Pd di Renzi: “Darò il mio contributo con lo stesso spirito di sempre, magari portando una scossa che spazzerà via un po’ di polvere caduta in questi anni sulla sinistra. Ma sono orgoglioso che la mia storia, la mia umanità e la mia radicalità, siano di aiuto a un cambiamento di cui tutti abbiamo bisogno. C’è da costruire un’alternativa alla cultura razzista, violenta, sessista e omofoba che ci governa”.

Insomma, la composizione geopolitica della Direzione del Pd aiuta a capire quali saranno le nuove rotte di Zingaretti. Da questo punto di vista la scelta di mettere Furfaro è coerente con l’apertura a Giuliano Pisapia e con l’aver affidato a Smeriglio la campagna elettorale per le primarie. Non tutti sono d’accordo, a partire, naturalmente, dai renziani. “È un partito democratico che rispetto al ciclone Renzi appare in via di totale normalizzazione. La nomina di Furfaro mi ha incuriosito e inquietato”, dice all’AdnKronos Scalfarotto, sostenitore del Roberto Giachetti, animatore dei comitati Ritorno al Futuro e neoeletto in Direzione. “Lo conosco da tanti anni, abbiamo fatto tanti dibattiti in tv e mi risulta difficilissimo pensare che noi, partendo da posizioni così tanto distanti, possiamo trovarci. Se ci sono innesti di questo tipo, al di là dell’opportunità, il segnale di spostamento a sinistra è molto netto”. E poi Zingaretti “ha parlato di un coordinamento parlamentare delle opposizioni e per me è molto faticoso pensare di coordinarmi con chi ha apertamente boicottato il nostro partito festeggiando la vittoria del No al referendum”.

È possibile che lo schema di allargamento a sinistra venga riproposto anche nella composizione delle liste alle Europee, che il segretario sta scrivendo in questi giorni insieme agli altri dirigenti del Pd. Nel frattempo, però, c’è da fare la segreteria. Ieri, intanto, Zingaretti ha insediato uno “staff operativo” coordinato da Paola De Micheli, composto da Marco Miccoli (coordinamento delle iniziative politiche, della comunicazione e dell’ufficio stampa), Marina Sereni (coordinamento delle attività in vista delle prossime elezioni amministrative), Enzo Amendola (coordinamento delle attività in vista delle prossime elezioni europee) e Andrea Martella (coordinamento dei rapporti istituzionali con le forze politiche e sociali). Insomma, pare proprio finita l’epoca del Giglio Magico.

Commenti

Upimor 19 Marzo 2019 - 16:04

Orsù, in minimo di equilibrio intellettuale non guasterebbe. L’unico che ha battuto due volte il cdx di Berlusconi è Romano Prodi. La prima volta perché la Lega di Bossi corse da sola, la seconda col marchingegno Ulivo/Unione, un’armata Brancaleone di mercenari in cerca di soldo. Su 32 milioni di voti validi vinse con lo scarto di “ventiquattromila baci”, come titolò il Manifesto. Le due esperienze cancellarono il buon Romano Prodi dalla vita politica attiva. Zingaretti ci riprova, ricalcandone le orme? Bah, la disperazione e l’incubo che la Lega possa essere il partito leader del cdx, suggeriscono idee malsane. Ma forse è lo scotto che dobbiamo pagare per tornare al maggioritario e al bipolarismo. La successone alfabetica: TTB, TTR, TTS. Tempi interessanti.

RispondiGiovanni 19 Marzo 2019 - 11:11

Ainoi... Torniamo al Partito Comunista. Certo, ognuno è libero di fare le scelte che vuole... ma anche noi italiani.

RispondiSkybolt 19 Marzo 2019 - 14:02

Magari. Solo un Ulivo in sedicesimo, con protagonisti in trentaduesimo.