Quell’errore di calcolo che può costare caro all’Italia

Categoria: Italia

risultato è stato invece quello di aver reso un favore proprio ai nostri due avversari in Europa: Francia e Germania

MAR 26, 2019 LORENZO VITA www.occhidellaguerra.it

La Nuova Via della Seta rompe gli schemi europei. La Cina sta entrando nel Vecchio Continente e non più da vie periferiche, ma dalla porta principale. L’Italia ha siglato il discusso memorandum con Pechino nei giorni scorsi. E adesso, Xi Jinping si è incontrato con Emmanuel Macron, Angela Merkel e Jean-Claude Juncker a Parigi per concludere i suoi accordi con la Francia e parlare direttamente ai vertici dell’Unione europea. Perché è inutile negarlo: è l’asse franco-tedesco a controllare l’Europa. E questo ora è chiaro anche al leader cinese.

Limpegno italiano con il memorandum

L’Italia, in questi mesi, si è spesa per firmare il memorandum d’intesa con la Cina. Lo ha fatto per una scelta politica precisa, che se vogliamo può essere stata anche di rottura degli schemi tradizionali su cui si è basata la strategia del nostro Paese in questi anni. Ma l’idea che è trapelata in questi ultimi giorni, se non settimane, e che il governo si sia ritrovato a dover gestire un dossier molto delicato e senza una strategia precisa.

Come scritto nei giorni scorsi, l’impressione è che il governo giallo-verde si sia trovato di fronte a dei fatti già avvenuti. E che solo quando l’intelligence italiana (e quella americana) ha iniziato a interrogarsi su alcuni accordi di cui si vociferava a Pechino e a Roma, il governo abbia iniziato a dover dare delle giustificazioni non solo agli alleati Usa, ma anche all’Europa.

L’accordo alla fine è arrivato. Xi è stato ricevuto con tutti gli onori a Roma e a Palermo e, insieme al suo governo, ha siglato una serie di accordi che hanno interessato i porti di Genova e Trieste, l’export italiano in Asia, cultura e energia. E nel memorandum, si parla anche di telecomunicazioni: che in questi ultimi mesi è un termine che rischia di essere tradotto come 5G. In sostanza, tutto quello che gli Stati Uniti non volevano fosse inserito nell’accordo, è stato messo. Il che può essere considerato anche un modo per mostrare al mondo di essere una potenza autonoma rispetto al grande alleato americano. Ma rischia di aver incrinato i rapporti con l’unico alleato internazionale che può esserci utile nella nostra sfida all’asse franco-tedesco.

La risposta, in questo senso, è arrivata subito dopo la visita del presidente cinese a Roma. Con il leader di Pechino ricevuto da Macron e Merkel, il messaggio è stato chiarissimo: c’è un’Europa a trazione franco-tedesca che va da sola e che non ha interesse a coinvolgere l’Italia. Coinvolgimento che, del resto, è stato evitato anche da Roma con la firma del memorandum in via bilaterale. In questo senso, Francia e Germania hanno dimostrato di avere di fatto il controllo dell’Unione europea e, in via secondaria, di aver escluso l’Italia dal consesso dell’Europa che conta. Con Palazzo Chigi che ha incassato un significativo accordo politico, ma che infondo è molto più utile, a livello di immagine, alla Cina di Xi. Perché Roma ha dovuto compiere uno “strappo” con Washington e con Bruxelles. Mentre Pechino, così facendo, si è incuneata a nel G7 e nel Mediterraneo centrale.

Le conseguenze del nostro “errore”

In poche parole, l’Italia, per concludere questo memorandum con la Cina, si è ritrovata con tre risultati.

Il primo è stato quello più immediato (sotto certi punti di vista positivo): ha stretto un legame ancora più forte con Pechino. Ma lo ha fatto senza avere risultati enormi dal punto di vista economico. Ha incassato un accordo con il gigante asiatico entrando nella grande iniziativa della One Belt One Road, ma con risultati opachi che hanno un volume d’affari inferiore a quanto ci si potesse attendere. Probabilmente anche perché costretta a fare marcia indietro su diversi punti dell’accordo ed evitare la rottura totale con Stati Uniti e Unione europea. Ma tanto la firma c’è stata, ottenendo così un risultato più “misero” rispetto alle aspettative ma foriero comunque delle stesse conseguenze negative.

Secondo risultato: abbiamo incrinato i rapporti con l’amministrazione Trump in un momento in cui non possiamo permetterci passi falsi con gli Stati Uniti. In una fase di forte isolamento rispetto ai partner dell’Unione europea, che ha più volte escluso l’Italia e mostrato di voler continuare a colpire la nostra agenda – con Macron iperattivo nel darci filo da torcere -, Washington aveva più volte mostrato di voler sostenerci, a cominciare dalle commesse per l’industria bellica (Leonardo in primis) ma anche sul fronte del Mediterraneo allargato. Inoltre, in America sono presenti i più importanti fondi di investimento oltre che larga parte delle agenzie di rating che possono colpire, con un semplice “meno” i nostri debiti. Anche per questo la Lega aveva cercato, soprattutto con Giancarlo Giorgetti e Guglielmo Picchi, di frenare le ire americane sulla Via della Seta in Italia.

Terzo risultato è stato invece quello di aver reso un favore proprio ai nostri due avversari in Europa: Francia e Germania. Macron, Merkel e Juncker hanno parlato a nome dell’Unione europea riunendosi a Parigi e hanno fatto capire ai cinesi di essere loro gli interlocutori di riferimento dell’Ue: non l’italia. Che in questo caso, è apparsa molto più vicina a Portogallo e Grecia che alle potenze europee che invece posso decidere il destino dell’Unione.