Le elezioni Europee frantumano la sinistra

Categoria: Italia

LeU si è sbriciolata in cinque movimenti che hanno fatto scelte elettorali diverse. Bersani abbraccia Zingaretti, Civati va con i Verdi

di Carlo Valentini 11.4.2019 www.italiaoggi.it

C'eravamo tanto amati. Poi, dopo non pochi bisticci e ripicche, sono arrivate le europee e anche l'ultimo anelito d'amore è evaporato. Sì perché queste elezioni sanciscono la frantumazione di LeU che, nei fatti, non esiste più. Sorta col rullare di tamburi per asfaltare il Pd renziano si è rivelata l'ennesima parcellizzazione della sinistra radicale: un esiguo pollaio ma con tanti galli che si sono beccati fin dal primo momento. La débâcle elettorale del 4 marzo (3,4% dei voti) è stata anche il risultato di tanta confusione, che l'avvicinarsi del 26 maggio ha ulteriormente acuito, tanto da arrivare al rompete le righe, ognuno per sé e le urne per tutti ma in ordine sparso.

Infatti LeU, che per problemi di regolamento ed economici continua ad esistere in parlamento come logo e raggruppa 14 onorevoli e 4 senatori, si è, di fatto, divisa per cinque (!) e il bello è che ognuna di queste cinque parti si presenterà in modo diverso alle elezioni europee. Si tratta di Articolo Uno, Sinistra Italiana, Patria e Costituzione, Per i molti, Possibile, dove i «galli» sono Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e dietro le quinte Massimo D'Alema (Articolo Uno), Nicola Fratoianni (che insieme a Erasmo Palazzotto e Loredana De Petris guida Sinistra Italiana), Stefano Fassina, Francesco Laforgia, Giuseppe Civati. Fassina ha addirittura creato una scissione nella scissione, elemento di studio per i politologi. Lui infatti era uscito con la maxi-scissione dal Pd, aveva radunato i suoi amici ex-piddini in Sinistra italiana e contribuito a costruire LeU. Poi in Sinistra italiana è emerso l'astro di Fratoianni e allora Fassina ha deciso una scissione e insieme a qualche adepto ha dato vita a Patria e Costituzione. C'è chi lo ha definito il movimento sovranista della sinistra radicale, in effetti hanno redatto il Manifesto per la sovranità costituzionale e sono per un'economia autarchica: «In tutta l'Ue l'economia sta rallentando, non solo in Italia. Il motivo è che il modello di crescita europeo si è sempre basato sull'export».

Ma Fassina non è il solo abbonato alle scissioni. Il senatore Francesco Laforgia ha abbandonato Articolo Uno e si è messo assieme all'onorevole Luca Pastorino che ha abbandonato Possibile, per fondare un movimento che ha per sigla provvisoria Per i molti. L'assemblea costituiva si terrà domani a Firenze (cinema Odeon). Dice Pastorino: «Le nostre priorità sono la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, la centralità dell'istruzione e della ricerca, l'abbattimento del Jobs act e la cancellazione del fiscal compact. Ribadiamo la centralità del tema ambientale e della lotta alle disuguaglianze. Il nostro progetto è per un partito-rete che finalmente sappia unire». Questa singolare teoria che per unirsi bisogna dividersi è condivisa da Laforgia: «Se non cambi le politiche, se non segni una discontinuità con il passato, se continui a rimuovere le ragioni della tua sconfitta, se l'unica cosa che sai dire è che bisogna votare per te per non far vincere i barbari, se non fai pulizia nei gruppi dirigenti, se la retorica dell'unità e della ricostruzione serve per non cambiare mai nulla, allora continuerai a perdere disastrosamente. Il centrosinistra (quel che ne resta) in questa condizione arriverà secondo per sempre».

Infine Giuseppe Civati, che rimane aggrappato al suo Possibile, fa spallucce sulla scissione di Pastorino & Co, e cerca di ingaggiare il nuovo assolto in via definitiva Ignazio Marino: «In pochi a difenderlo, allora», dice. «E in pochi a continuare a discutere con lui, anche dopo quel passaggio dal notaio in cui si certificò una scelta pessima sotto ogni punto di vista. Grazie a te, Ignazio».

Per altro Civati ha lasciato a Beatrice Brignone la segreteria di Possibile e lei ha siglato un'alleanza elettorale coi Verdi, tra non pochi mal di pancia all'interno del gruppo. Spiega: «Ci candidiamo con i Verdi Europei perché in questa fase storica essere progressisti vuol dire essere ambientalisti. Tutto il resto è retroguardia. E fate attenzione, chi guarda alle europee con le lenti distorte della politica italiana fa il gioco dei sovranisti».

Se la pattuglia di Possibile si tinge di verde, quella di Articolo Uno abbraccia Nicola Zingaretti, un embrasson nous che il nuovo segretario Pd dovrà gestire con accortezza poiché è già incominciato il fuoco di sbarramento dei renziani che vedono gli scissionisti come fumo negli occhi. Bersani però ha già portato Articolo Uno al dialogo e all'accordo elettorale col Pd: «Zingaretti dice che vuole aprire una fase costituente. Di che cosa? Di una sinistra popolare, dico io. Questa cosa va innervata di un pensiero nuovo». Il problema sarà far quadrare il cerchio e Bersani sa che non sarà facile fare digerire il ritorno all'ovile e prova a spiegare: «Mi chiedo: ma nel momento in cui noi riaffermiamo un'identità e organizziamo il nostro punto di vista, possiamo contraddire la nostra ragione sociale, che vuole stare nel corpo grosso del problema e vedere le strade per ricostruire il soggetto di una sinistra popolare»?.

Quindi se Civati va coi Verdi e Bersani col Pd dove porta Fratoianni il suo gruppo? Verso una lista autonoma che si chiama La Sinistra e in cui confluiscono anche Rifondazione comunista e l'Altra Europa con Alexis Tsipras. Dice: «È l'unica lista veramente di sinistra, vogliamo cambiare l'Europa per ricostruire la speranza nel nostro paese».

Da parte sua Fassina si chiama fuori ed è rimasto l'unico a volere distruggere l'Europa: «Con le sue istituzioni non democratiche ha contribuito a diffondere e imporre politiche neoliberiste che hanno prodotto crisi economica, austerità e crescita delle diseguaglianze. L'unica soluzione a questo stato di cose è uscire dall'Unione e tornare a fare una politica centrata sugli Stati nazionali».

Infine Laforgia e Pastorino ammiccano ai Verdi (come Civati) ma vogliono «Un Green New Deal per l'Italia e per l'Europa», - affermano. «Incontriamoci e diamo una prospettiva a milioni di elettori che non si rassegnano a un'Europa xenofoba e razzista, ma che non vogliono consegnarsi a indistinti fronti anti-sovranisti che difendono l'Europa così com'è»

Cinque approcci diversi alle elezioni europee. A sinistra del Pd ci sono i fuochi d'artificio.

di Carlo Valentini Twitter: @cavalent

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