L'Italia sempre più fuori dall'orbita Ue

Categoria: Italia

Si dice comunemente che gli economisti sbagliano le previsioni e quindi non servono a molto.

di Marcello Gualtieri 11.5.2019 www. italiaoggi.it

Si dice comunemente che gli economisti sbagliano le previsioni e quindi non servono a molto. Questo è quasi sempre vero quando si cerca di prevedere esattamente il valore di un dato futuro basandosi su ciò che è successo nel passato e su complessi e astratti modelli econometrici. Ma quando si esaminano dati storici (invece delle previsioni) il margine di errore non esiste: i numeri sono oggettivi e delineano il panorama del prossimo futuro. Per questo motivo piuttosto che commentare le recenti previsioni negative della Commissione europea sull'economia italiana, seleziono pochi dati storici sui quali c'è poco da obiettare, ma molto da pensare.

Com'è noto il principale indicatore dello stato di salute della finanza pubblica è rapporto tra debito e pil; il trattato di Maastricht prevedeva un valore pari al 60%; in media questo parametro non è mai stato rispettato. Se invece della media si esaminano i dati di ogni singolo Stato, si scopre una grande dispersione di valori: dall'8% dell'Estonia al 181% della Grecia. Ma se il paragone con l'Estonia non è proponibile (troppo diverse le economie e anche la stratificazione del welfare), proprio nel confronto tra la media Eurozona e l'Italia emerge il dato più preoccupante: nel 2014 la media nell'area Euro del rapporto debito/pil era il 92%, nel 2018 questo valore è sceso all'85% (nonostante il pesante contributo negativo dell'Italia che pesa molto di più della Grecia). In controtendenza, il rapporto debito/pil in Italia nel 2014 era 131,8% e a fine 2018 è cresciuto al 132,2 % e ciò nonostante i bassissimi tassi di interesse e una buona congiuntura internazionale e interna.

A questo punto basta ricordare che già oggi mancano nei conti pubblici per il prossimo anno oltre 40 miliardi (bene che vada) e quindi delle due l'una: o si pelano gli italiani con tasse straordinarie (e si finisce in una recessione che fa esplodere il rapporto debito/pil), oppure il rapporto debito/pil schizza a oltre il 135% (e comunque si va in recessione a causa della spirale negativa innescata dall'aumento dello spread). Piaccia o non piaccia i numeri dicono questo: l'Italia sempre più fuori dall'orbita della Ue e delle economie avanzate.

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