FINANZA E POLITICA/ Il calcolo pronto a far saltare il Governo di Francesco Forte

Categoria: Italia

«Chiariamo anzitutto che la diminuzione dello spread è dovuta alla politica monetaria della Bce, che aiuta a evitare la crisi debitoria

12.07.2019, Lorenzo Torrisi www.ilsussidiario.net

Lo spread sceso ancora sotto i 200 punti non deve illudere: l ‘Italia in stagnazione ha bisogno di una manovra che questo Governo non può varare

Ieri lo spread tra Btp e Bund è sceso ancora sotto i 200 punti base. E dopo i titoli di stato a 50 anni, anche quelli emessi ieri, a tre e sette anni, sono stati molto richiesti dagli investitori. Dunque lo spettro di un’estate rovente per l’Italia è stato evitato? E come influisce questa situazione di calma per i titoli del nostro debito pubblico sulla vita del Governo? «Chiariamo anzitutto che la diminuzione dello spread è dovuta alla politica monetaria della Bce, che aiuta a evitare la crisi debitoria. Ma poiché è accompagnata da una politica di bilancio prudente, non c’è una tensione inflazionistica. Inoltre, non essendoci una politica fiscale di investimento né a livello italiano, né a livello europeo, non c’è una tendenza alla crescita. Ci troviamo in una situazione che, in parte a causa del fatto che l’Ue non ha una politica economica ed estera adeguata a livello internazionale, in parte per le incertezze che pesano sull’economia globale, ci porta ad avere un indebolimento dell’elemento che finora ha consentito all’Ue di evitare una crisi, che è quello di un surplus commerciale», è l’analisi di Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.

Quindi cosa può succedere ora?

Essendo finita l’epoca in cui la macchina dell’Europa si muoveva mediante la domanda estera, purtroppo nell’Ue si spera solo nel risveglio della domanda di consumi della Germania e di altri paesi, i quali dovrebbero fare una politica espansiva resa possibile dal surplus della bilancia dei pagamenti. In attesa che questo accada, cosa difficile viste le previsioni sul Pil tedesco, o che il ciclo economico si riprenda da sé, per ora l’economia italiana è stagnante. Anche perché abbiamo dei problemi aggiuntivi.

A cosa si riferisce?

Investire in Italia sta diventando rischioso, come si vede nel caso Ilva. Abbiamo poi situazioni di incertezza come nel caso della concessione autostradale di Atlantia o sul futuro di Alitalia. In generale l’incertezza sta portando gli italiani a spendere meno del reddito che percepiscono, aumentando così i risparmi che non vengono però nemmeno canalizzati negli investimenti. Anche l’aumento dell’occupazione, considerando la diminuzione delle ore lavorate, non aiuta in realtà ad aumentare i consumi. L’economia italiana è quindi stagnante e non usufruisce dei benefici del ridotto tasso di interesse per investire nell’economia privata o in quella pubblica, a causa anche delle posizioni del M5s.

Questa situazione di stagnazione come si riverbera sul Governo?

Abbiamo una specie di gioco in cui Salvini forza la situazione sperando che siano i 5 Stelle a chiedere la crisi. Inoltre, vuole portare più avanti possibile lo status quo illudendosi che in questo modo la Lega possa aumentare il proprio consenso alle prossime elezioni. C’è però il problema della manovra d’autunno: se non conterrà una grossa spinta di investimento e di riduzione fiscale, potremmo avere recessione e non sviluppo. Rischiamo un Pil nel 2020 a +0,3-0,4%, con relativo aumento della pressione fiscale e scontento generale. Mi chiedo poi fino a quando sarà possibile rinviare una decisione definitiva su questioni come Ilva, autostrade, Alitalia, autonomia, ecc.

Dal suo punto di vista quindi la tattica di Salvini non può funzionare…

No, perché l’elettorato leghista ha bisogno in tempi brevi di una risposta concreta relativa alle sue attività economiche. Come pure i governatori del nord necessitano di portare a casa l’autonomia. Mi lasci aggiungere un altro elemento di incertezza: non c’è ancora un chiarimento sulla politica europea.

Questo ha anche conseguenze sulla politica interna italiana?

Certo, perché l’interpretazione delle regole di bilancio, l’output gap, le richieste di riforme per avere più flessibilità sul deficit, le eventuali politiche d’investimento a livello europeo, la politica nei confronti degli Usa: sono tutti fattori importanti che dipendono da Bruxelles. Tuttavia è inutile aspettarsi un chiarimento a breve, ci vorrà tempo.

Il Governo rischia quindi di più sul fronte interno o su quello dei rapporti con l’Europa?

Sul fronte interno. Credo che sarà con la manovra di autunno che la situazione diverrà esplosiva, perché bisognerebbe rinviare il Reddito di cittadinanza per fare un po’ di investimenti e di flat tax. Anche Mattarella dovrà allora porsi il problema di cosa fare.

(Lorenzo Torrisi)

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