Nuova legge elettorale per far vincere M5s-Pd

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Il progetto, nato in casa democratica, trova adesioni fra i grillini, sia pure espresse a bassa voce: a decidere non sono certo i singoli parlamentari del M5s, usi a ubbidir tacendo, salvo farsi buttar fuori o andarsene.

di Marco Bertoncin, 17.7.2019 www.italiaoggi.it

Il progetto, nato in casa democratica, trova adesioni fra i grillini, sia pure espresse a bassa voce: a decidere non sono certo i singoli parlamentari del M5s, usi a ubbidir tacendo, salvo farsi buttar fuori o andarsene. Si tratta di riscrivere la legge elettorale.

Dopo la prima e unica applicazione della legge vigente, quasi nessuno ha proposto di rivederla. La riduzione del numero dei parlamentari attende l'ultimo sì della camera, fra poche settimane; dopo di che, bisognerà aspettare tre mesi per vedere se qualcuno volesse arrischiare l'impopolarità (a essere benevoli) chiedendo il referendum confermativo. Il passaggio da 630 a 400 deputati e da 315 senatori elettivi a 200 può di per sé spingere a ristendere una legge già maggioritaria per un terzo e domani con effetti ben maggiori di riduzione delle minoranze.

In verità, ad affrettare esponenti democratici verso nuove norme elettorali non è qualche esigenza tecnica bensì la precisa volontà di creare i presupposti perché le future elezioni politiche portino alla vittoria non il centrodestra salvinizzato (come tutto farebbe oggi credere) ma una coalizione M5s-Pd.

Come sempre quando si discute di norme elettorali, ci si sbizzarrisce sulle soluzioni. Diciamo che si spazia da un doppio turno nazionale, a doppi turni di collegio, passando attraverso ritocchi alle norme odierne, per esempio introducendo il voto disgiunto (lista proporzionale divisa da candidatura uninominale maggioritaria). Si postulano a volte la desistenza, a volte l'alleanza nel secondo turno. C'è già chi è talmente persuaso dell'operazione da fare i conti sul sostegno parlamentare, che, guarda un po', coinciderebbe con quello auspicato per il gabinetto Conte II.

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