L’idea geniale dei Sudisti, svendere il Meridione alla Cina

Categoria: Italia

Sta per nascere un Partito del Sud: nel suo programma dice di voler far diventare il Mezzogiorno "terra di conquista" del Dragone. Ma dove Pechino mette le mani fa terra bruciata.

Marco Lupis 16 Agosto 2019 16.00 www.lettera43.it

Qualche giorno fa, nella mia meravigliosa Calabria, sono stato invitato a parlare a una tavola rotonda del futuro del Porto di Gioia Tauro visto nell’ambito della Nuova via della Seta cinese. Dalla quale, sia detto per inciso ma non troppo, i nostri inetti governanti sono stati bene attenti a tenerlo fuori, perdendo così anche questa occasione di sviluppo.

Comunque ne è nato un dibattito interessante, che mi ha fatto pensare – per un’associazione di idee nemmeno toppo strana, come sto per spiegare – a una notizia apparsa nel bel mezzo del caos politico-istituzionale di questi giorni, creato a bella posta dal «Gran Tamarro» (mai definizione grillesca fu più azzeccata), il capitone Matteo Salvini, che tra una richiesta di pieni poteri, un ballo tra le cubiste al ritmo dell’Inno di Mameli e decisamente troppi mojito, sta scompigliando l’estate parlamentare italiana, già rovente a causa del clima.

LA SOLUZIONE DEI SUDISTI: DIVENTARE TERRA DI CONQUISTA

La notizia è quella della prossima nascita, presumibilmente in autunno, di un non meglio dettagliato Partito del Sud, chiamato anche – con definizione che dire infelice é dir poco, Partito dei Sudisti. Kunta Kinte si rivolta nella tomba, ma pazienza. Come uomo del Sud, fieramente calabro oltretutto, non ho potuto ignorare la notizia, malgrado l’evidente incertezza e confusione che la circonda. Cominciando dal possibile leader di questo partito sudista (si spera non schiavista, se no si andrebbe a fare un ulteriore favore al Capitone): chi fa il nome dell’attuale premier Giuseppe Conte, oppure quello del governatore della Campania, il pirotecnico Vincenzo De Luca, e persino quello di Urbano Cairo…

I Sudisti hanno in programma di diventare «terra di conquista» di Pechino

I programmi di questa ipotetica “creatura”, sembrano senz’atro lodevoli, anche se non poco generici: «Il nuovo partito», leggo in una specie di comunicato stampa apparso sul web, «si prefigge l’intento primario di creare lavoro nel Sud del nostro Paese, detassando e facilitando chi si propone di fare impresa nel Mezzogiorno, abbattendo, altresì, il sistema colluso con la mafia». Ok, come si fa a non essere d’accordo? Ma le cosiddette “specificità”, quali sarebbero? Ci sono, e allora finalmente l’attento e paziente lettore che mi ha seguito fin qui, conoscendo quanto il sottoscritto sia solo un povero “esperto” (tra molte virgolette) dei cosiddetti Asian affairs, gli Affari asiatici, potrà iniziare a capire come mai sto parlando di tutto questo in una rubrica che si chiama Oriente Estremo.

Sì, perché il passo successivo nei programmi dei sudisti sarebbe letteralmente il seguente (cito sempre dal web): «Divenire terra di conquista (giuro, c’è scritto proprio così, non è uno scherzo, ndr) da parte di investitori italiani e stranieri (vedi Cina, Russia, Emirati Arabi…) che hanno già puntato gli occhi sui territori del Sud Italia in quanto territori ancora vergini, in cui, per tale ragione, è proficuo porre le basi per la creazione di una nuova forma di economia». Questo perché, a detta degli estensori del progetto, alla Cina piace «investire su territori depressi». Lo so, detto così fa impressione, ma pare che l’intento sia serio, e le braccia in cui gettarsi (anzi, la potenza economica a cui offrirsi come terra di conquista) come si precisa più avanti, sono – ovviamente verrebbe da dire – quelle della nuova superpotenza globale. La Cina appunto. Ed eccoci arrivati, un po’ tortuosamente, nel nostro territorio abituale.

LA MOSSA DELLA DISPERAZIONE: CONSEGNARSI ALLA CINA

La prima osservazione che verrebbe da fare è che il Sud, questo povero martoriato Meridione d’Italia, terra di conquista lo è non da adesso ma sicuramente da almeno più di un secolo e mezzo, da quando venne annesso con la forza, con l’inganno e soprattutto obtorto collo a una neonata Italia che, di unito, non aveva nulla e che oggi sembra avere ancora meno, visto che per andare in treno da Milano a Roma ci si mette tre ore, mentre per percorrere più meno la stessa distanza da Reggio Calabria ce ne vogliono almeno 6-7. Quindi non si capisce la necessità di aspettare gli investimenti cinesi per ribadirne ancora una volta l’umiliazione.

Offrirsi come terra di conquista a una della nazioni più illiberali, non democratiche e autoritarie della Terra, solo perché ha la borsa piena di contanti, sarebbe la soluzione

Certo, capisco anche che di fronte all’abbandono, alla disperazione, alla condanna sempre più inesorabile alla marginalità e alla depressione economica nel quale sta sprofondando il nostro Sud ormai da molti, troppi anni, anche grazie ai vari governi che si sono succeduti in epoche recenti, da quello di Silvio Berlusconi fino a Matteo Renzi fino al razzismo antimeridionale malamente camuffato di Matteo Salvini, si potrebbe sostenere che di fronte ai mali estremi vanno adottati estremi rimedi. Ma offrirsi come terra di conquista a una della nazioni più illiberali, non democratiche e autoritarie della Terra, solo perché ha la borsa piena di contanti, sarebbe la soluzione? Quanto devono essere disperati certi politici e intellettuali meridionali per aver pensato a un’idea simile?

L’ABBRACCIO MORTALE DI PECHINO CON MONTENEGRO, LAOS E SRI LANKA

Forse varrebbe la pena di ricordare loro che, quando si è ormai relegati al ruolo di nani globali – una sorte ormai toccata all’intera Italia, figuriamoci al solo disastrato Sud – l’abbraccio con un partner dallo strapotere economico e finanziario dilagante come quello cinese, non potrebbe che rivelarsi mortale.

E basterebbe citare loro il caso del vicino Montenegro, dove la Cina ha “generosamente” finanziato la costruzione di un’autostrada, causando un indebitamento del piccolo Stato balcanico che da solo corrisponde a un quarto dell’intero pil del Paese. Oppure quello del Laos, dove una ferrovia, sempre costruita con soldi “generosamente” prestati da Pechino, da sola ha causato un indebitamento pari alla metà del pil annuo di quella nazione. Per finire con lo Sri Lanka, dove il finanziamento cinese per un immenso porto, quello di Hambantota (fra l’altro utile soprattutto alla Cina proprio per l’asse marittimo della Nuova Via della Seta), ha costretto il governo a farlo passare direttamente in mani cinesi, insieme alla vera e propria sovranità su una vasta area del territorio circostante perché, nel giro di pochissimo tempo, non è più stato in grado di onorare il debito.

IL SUD TRA DOMINIO CINESE E DISPREZZO LEGHISTA

Insomma, siamo più alla frutta o alla follia? Difficile dirlo. Anche se, a pensarci bene, bisognerebbe valutare anche l’altra, molto più realistica, alternativa. Quella cioè di diventare non “terra di conquista” ma “terra di disprezzo” del nuovo aspirante Duce di Milano Marittima, quando riuscisse a dotarsi dei reclamati “ìpieni poteri”ì… Vista con questa prospettiva, l’idea di cedere la sovranità di Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia a Pechino, sembra quasi un’ipotesi allettante… Sapete che vi dico? Io mi sto già attrezzando. Mia figlia, a settembre andrà a studiare cinese a Napoli, all’università. E per la lingua siamo a posto. Per il taglio degli occhi all’orientale ho già contattato un bravo chirurgo plastico. Non costa nemmeno tanto. Le prove generali di dittatura, grazie al nuovo esercito di legaioli le abbiamo già fatte…. E allora, tutti insieme nelle braccia della Cina al grido di «Pechino, tu che puoi… Libera nos a malo!».