GIORGETTI, IL SOTTOSEGRETARIO SI SMARCA DA SALVINI (“DECIDE LUI”)

Categoria: Italia

SPERA NEL NO DEL PD AL GOVERNO CON IL M5S E PARLA CON BUFFAGNI

Francesco Verderami per il “Corriere della sera” dagospia

PUR SAPENDO CHE UN RITORNO CON I GRILLINI E’ IMPOSSIBILE: “SE TORNIAMO CON DI MAIO SCOPPIA IL NORD” - GLI AVVERTIMENTI LANCIATI AL “CAPITONE” PRIMA DELLA CRISI - LA PRESSIONE DELLA BONGIORNO PER ROMPERE L’ALLEANZA E IL BOTTA E RISPOSTA TRA CENTINAIO E BORGHI SUI MERCATI...

L'Aventino di Giancarlo Giorgetti nella Lega è la sua postura. È il modo plateale con cui in questi giorni tenta di sfuggire alle foto di gruppo con Salvini. Sono le battute surreali usate persino con i ministri del Carroccio, che liquida con un «non so nulla, chiedete a Matteo, è lui il capo». L' clissi del sottosegretario alla Presidenza è il suo cellulare che squilla a vuoto. Sono i vani tentativi del governatore lombardo di parlargli in vista delle riunioni preparatorie per l' Olimpiade di Milano e Cortina. È la sua assenza alle consultazioni al Quirinale. Lì dove era salito in luglio per parlare con Mattarella, e non solo per spiegargli che si tirava fuori dalla corsa per la Commissione europea.

Allora - raccontano fonti autorevoli - Giorgetti aveva preannunciato al capo dello Stato che l'esperienza del governo gialloverde stava per consumarsi, e d'intesa con il segretario del partito aveva delineato un percorso che faceva prevedere una deadline dell'esecutivo in settembre.

Invece Salvini ha precipitato tutto in agosto. E sta (anche) nella gestione della crisi il motivo di una rottura che si evidenzia in piccole frasi e grandi gesti di dissenso, e che i leghisti avvertono epidermicamente quando sentono il Capitano scagliarsi contro «gli statisti del giorno dopo».

Eppure, per quanto Giorgetti non ci sia, alla fine c'è sempre. Prova l' ultima trattativa con il grillino Stefano Buffagni, così fuori tempo massimo da apparire, più che un vero tentativo di intesa, un espediente per dividere i Cinquestelle e sabotare il loro accordo con i democratici. «Anche perché - dicono nel Carroccio - se oggi provassimo a rimetterci con Di Maio scoppierebbe il Nord. E allora non ci resta che confidare in quel pezzo di Pd desideroso come noi di andare alle elezioni: chi mai l'avrebbe detto che avremmo fatto il tifo per Zingaretti?».

A tale proposito, ieri Giorgetti aveva vissuto come un bagliore di speranza la presenza di Gentiloni nella delegazione dei dem che era salita al Colle...Per il bene del partito si augura di sbagliare, ma teme l' avverarsi della profezia che aveva confidato a Salvini quando all' inizio dell' estate lo invitava a staccare la spina a Conte: «Matteo, i nostri avversari si stanno organizzando. Non ti faranno fare le elezioni la prossima primavera».

Non tutti erano d'accordo nella Lega. Nell'ultima riunione, prima del vertice di Salvini al Viminale con le parti sociali, il ministro dell' Agricoltura, Gian Marco Centinaio, aveva detto: «Occhio, che in giro la gente non è preparata alla crisi». La risposta di Borghi fu sferzante: «Frequento altri tipi di mercati, e quelli dicono che dobbiamo rompere». Ma in politica i tempi sono decisivi, e il tempo giusto era passato, nonostante la Bongiorno insistesse con Salvini: «O molliamo, o do le dimissioni».

Ieri i dirigenti della Lega hanno trascorso la giornata come una volta si trascorreva la domenica: con l'orecchio teso ad ascoltare i risultati di calcio. Il cellulare al posto della radiolina, hanno saputo che Mattarella era stato «freddo e scettico con Salvini» ma che «se il Quirinale non presserà Partito democratico e Movimento 5 Stelle, ci sono ancora possibilità di arrivare al voto». Il fatto che si sia chiusa la finestra di ottobre, affievolisce le loro aspettative. E per il due di novembre Giorgetti ha preso già un impegno: sarà a Manchester, a vedere il City giocare contro il suo Southampton. Cattivo presagio.