Cosa sono le ipotesi di esercizio provvisorio e governo di decantazione

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Se non si riesce a chiudere la finanziaria entro il 2019 scatta la gestione emergenziale.. Serve tempo? Ecco un esecutivo "di minoranza" per evitare lo stallo. Come nel 1987 con Goria.

Carlo Terzano 26.8.2019 www.lettera43.it

«Fate presto». È l’imperativo che viene fatto filtrare dal Quirinale rivolto alle forze politiche. Sono due gli spettri che aleggiano sul Colle. Da un lato, gli 89 giorni che ci vollero prima di dare alla luce il governo di Giuseppe Conte. Impossibile, ora, pensare di tirarla tanto per le lunghe. Dall’altro quella dell’esercizio provvisorio, una situazione gestionale emergenziale che scatta nel caso non si riesca a varare la finanziaria entro la fine del 2019. Per trovare altro tempo, c’è chi evoca l’opzione dell’esecutivo di decantazione. Ma andiamo con ordine.

ART. 81: ESERCIZIO PROVVISORIO PER MASSIMO QUATTRO MESI

All’articolo 81 la nostra Costituzione prevede che «l’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi». Un comma piuttosto scarno, ma con tutti gli elementi essenziali a comprendere quanto l’istituto sia emergenziale e potenzialmente dannoso per la nostra economia.

LE SCADENZE: SETTEMBRE E OTTOBRE DECISIVI

Si è infatti già scritto che, a breve, l’orologio economico inizierà a correre, scandendo le ore che mancano ai vari adempimenti cui l’esecutivo deve fare fronte: la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), che contiene gli obiettivi da perseguire, dovrà essere consegnata a Bruxelles entro il 27 settembre; quindi il 15 ottobre bisogna trasmettere alla Commissione europea e all’Eurogruppo un progetto di Documento programmatico di bilancio. Ottenuto il via libera, la bozza della manovra dovrà pervenire alle Camere entro il 20 ottobre (anche se sono numerosi gli esecutivi che hanno tardato all’appuntamento parlamentare) con approvazione definitiva della Legge di bilancio 2020 entro il 31 dicembre.

IL CASO RECENTE: EMERGENZA SFIORATA NEL 2018

Nel 2018 la partita fu giocata sul filo del rasoio: il disegno di legge fu approvato dalla Camera in prima lettura l’8 dicembre, quindi dal Senato, con modifiche, il 23 dicembre per poi ottenere l’ok in via definitiva da Montecitorio il 30 dicembre 2018. Ancora poche ore e sarebbe appunto scattata la tagliola dell’articolo 81 della Costituzione. Nel 2016 l’esito referendario del 4 dicembre non travolse solo Matteo Renzi, ma l’intero esecutivo e anche allora si dovettero fare i salti mortali, permettendo al governo dimissionario di restare in carica quanto bastasse per il varo della Legge di bilancio.

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COSA SUCCEDE: MENO DRASTICO DELLO SHUTDOWN AMERICANO

L’istituto limita fortemente il raggio d’azione dell’esecutivo che, non avendo gli obiettivi della manovra da perseguire (la Legge di bilancio non si limita a fissarli, ma soprattutto assicura le coperture economiche), ha margini di spesa ridotti. Si naviga insomma senza vele e a vista, nella nebbia. Rispetto agli Stati Uniti, dove senza accordo sul bilancio si finisce nel gorgo del cosiddetto shutdown, con conseguente paralisi delle attività federali (pagamento degli stipendi ai dipendenti statali inclusi), il governo italiano continua, “mese per mese”, a fare fronte alle questioni amministrative come la riscossione delle entrate e il pagamento di stipendi, pensioni e debiti. Per tutto il resto vige un limite di spesa ferreo, calcolato in dodicesimi (quanti sono i mesi in un anno) sulle poste previste nei capitoli di progetto di bilancio.