Conte bis: il nodo degli 11 presidenti di commissione della Lega

Categoria: Italia

Uomini del Carroccio sono alla guida di organi di peso (come Bilancio e Affari costituzionali) alla Camera e in Senato e non potranno essere sostituiti prima della fine del 2020.

Redazione 29.8.2019 www.lettera43.it

Sono della Lega i presidenti di 11 delle 24 commissioni permanenti di Camera e Senato, molte delle quali sono di particolare peso: una situazione che potrebbe creare qualche ostacolo in più all’iter dei provvedimenti della maggioranza che si sta per costituire, si rileva in ambienti parlamentari. I presidenti delle commissioni permanenti non sono sfiduciabili, e la votazione per il rinnovo degli uffici di presidenza è prevista solo a metà legislatura, dunque non prima della parte finale del prossimo anno. In base all’accordo di governo in cui la Lega era in maggioranza con il M5s, al Carroccio sono spettate cinque presidenze di commissione alla Camera e sei al Senato.

I PRESIDENTI DI COMMISSIONE LEGHISTI A CAMERA E SENATO

Alla Camera i deputati leghisti presiedono cinque commissioni: Bilancio (Claudio Borghi), Ambiente e Lavori pubblici (Alessandro Benvenuto), Trasporti e Telecomunicazioni (Alessandro Morelli), Attività produttive (Barbara Saltamartini) e Lavoro (Andrea Giaccone). A Palazzo Madama, invece, le commissioni guidate dalla Lega sono sei: Affari costituzionali (Stefano Borghesi), Giustizia (Andrea Ostellari), Difesa (Donatella Tesei), Finanze e Tesoro (Alberto Bagnai), Istruzione (Mario Pittoni) e Agricoltura (Gianpaolo Vallardi). Alcune di queste presidenze sono cruciali: basti pensare alla Bilancio della Camera, dove dovrà essere “cotta” la manovra di bilancio; ma anche alla Finanze del Senato ed alla Affari Costituzionali di Montecitorio, dove dovranno essere “partorite” eventuali riforme costituzionali e della legge elettorale.

I POTERI DEL PRESIDENTE

E un presidente di commissione che si metta di traverso – si ragiona ancora in alcuni settori parlamentari – può dare fastidio alla maggioranza, specie nei casi in cui essa non sia blindata nei numeri. A parte la decisione di essere più o meno flessibile nella applicazione del regolamento, Al presidente compete anche la nomina del relatore, così come l’applicazione più o meno rigida delle ammissibilità degli emendamenti stralciando o facendo entrare norme; gestisce poi i tempi di esame e delle votazioni. Poteri importanti, insomma, che rischiano di rallentare il “governo delle novità” della prossima maggioranza giallo-rossa.