2. GIGGETTO VOLEVA RITORNARE CON SALVINI CHE GLI AVEVA OFFERTO LA POLTRONA DI PREMIER
DAGONEWS, 12,9.2019 www.dagospia.com
3. IL BIS-CONTE PROMETTE DI ESSERE ARBITRO E LEADER TRA M5S E PD (DOVE GIÀ SI FIDANO PIÙ DI LUI CHE DI RENZI) E DI NON PARLARE PIÙ CON DAVIDE CASALEGGIO: ORA È CONSIDERATO UN PRIVATO IMPRENDITORE CHE REMAVA, IN DUPLEX CON DI MAIO, CONTRO LA SUA RICONFERMA A PALAZZO CHIGI
4.I DUE KINGMAKER DEL BIS-CONTE, FRANCESCHINI E SPADAFORA (DA GIGGETTO PASSATO CON CONTE)
I primi passi del Conte bis: l'"avvocato del popolo" intende essere arbitro politico, non rinnegando il rapporto privilegiato coi 5 Stelle ma senza essere troppo legato a Di Maio. Nel Pd già lo adorano e lo considerano più leale e affidabile di Renzi. Non intende più parlare con Casaleggio, espressione di un'azienda privata che ha pure remato contro la nascita del suo secondo governo.
E Casalino? Conte ha notato che negli ultimi sei mesi l'atteggiamento di Rocco è cambiato: meno spaccone, meno straripante, soprattutto molto meno legato ai suoi danti causa grillini, cioè Di Maio e Casaleggio, non a caso contrari al Conte-bis e dunque al Casalino-bis. Ovviamente il suo potere, ora che è l'unico galletto di Palazzo Chigi, è aumentato.
Deve vedersela con l'altro kingmaker di questo governo, ovvero Vincenzo Spadafora, colui che ha mandato avanti la trattativa con Franceschini affinché M5S e Pd dimenticassero anni di insulti e odio reciproco.
Se la delegazione ufficiale era composta da Paola De Micheli, Marcucci, Delrio e Orlando (che si incontravano con i grillini D'Uva, Patuanelli, Perilli e Silvestri), dietro le quinte lavoravano Su-Dario e Vincenzino, che aveva già portato a casa il voto su Ursula von der Leyen con la sponda di David Sassoli, presidente dell'Europarlamento eletto con il Pd (e che in cambio gli ha garantito una vicepresidenza grillina, Massimo Castaldo).
Il nuovo compito di Spadafora, in quei giorni di trattative serrate, era convincere Di Maio della bontà dell'operazione. Luigino non ha gradito questo essere messo di lato, anche perché era ingolosito dall'offerta di Salvini: facciamo pace e ti do pure la presidenza del Consiglio. Parlando con un'alta carica dello Stato originaria delle sue parti, Di Maio aveva fatto capire che se Rousseau avesse bocciato l'alleanza col Pd, sarebbe tornata in campo l'ipotesi Lega, e con essa la poltrona di Palazzo Chigi.