Arriva Pompeo a Roma, in missione per conto di Trump. Perché e come

Categoria: Italia

Da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca nessun segretario di Stato aveva fatto visita ufficiale in Italia

Francesco Bechis e Giacomo Pugliese 15.9.2019 formiche.net

Arriva Pompeo a Roma, in missione per conto di Trump. Perché e come

Il segretario di Stato ai primi di ottobre farà visita in Italia e non incontrerà solo il governo italiano. In programma anche la Santa Sede. In entrambi i casi sono numerosi i dossier sul tavolo. Questa l’analisi di Formiche.net

Tutte le strade portano a Roma. O almeno ci passano. Da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca nessun segretario di Stato aveva fatto visita ufficiale in Italia. Ora, finalmente, è la volta di Mike Pompeo che peraltro ha proprio nel nostro Paese le sue origini. La visita dell’ex direttore della Cia ed attuale plenipotenziario della politica estera americana (la sua posizione si è rafforzata ancora dopo l’uscita di scena di Bolton) non è conseguenza di uno specifico invito ma il frutto di un lavoro diplomatico in corso da mesi e che ha visto impegnati i due ambasciatori, Varricchio da Washington e Eisenberg da Roma. Non solo, il viaggio di Pompeo si colloca all’interno di un sensibile “tour” in Europa. L’Amministrazione Usa infatti sta realizzando quanto sia cruciale avere il vecchio continente alleato, e non solo in ambito Nato. Roma, quindi. Per il governo italiano, ma non solo. La città eterna è una capitale densa di significati perché ospita anche la sede di un altro governo. Quello della Chiesa Cattolica. Ed il Vaticano è l’altra tappa fondamentale per il segretario di Stato di Trump.

Andiamo con ordine. La relazione bilaterale con l’Italia è per gli Stati Uniti una croce ed una delizia. Il lato positivo sta nella pluridecennale amicizia fra i due Paesi e nel contributo che la Penisola ha sempre offerto, dalle basi Nato alle missioni internazionali. Con il nuovo inquilino della Casa Bianca c’è poi un feeling tutto speciale che è dovuto sia alla passione per l’Italia del presidente e della sua famiglia sia alla empatia che si è creata fra Donald e Giuseppi (Conte, ndr). Un bicchiere mezzo pieno cui fa però da contrappunto un bicchiere mezzo vuoto. Il governo gialloverde è stato infatti una spina nel fianco per la diplomazia e l’intelligence Usa. I consiglieri di Trump hanno faticato non poco a comunicare le scelte fatte dal Conte 1 a proposito di Cina, Iran e Venezuela. Complicato descrivere la natura del rapporto fra il leader di un partito in (fu) maggioranza con il Cremlino oppure perché Conte avesse chiesto un impegno particolare sulla Libia salvo poi agire in modo del tutto contraddittorio a proposito del futuro assetto del paese nord africano. Un gran pasticcio, insomma. Che ora però trova una nuova e più positiva prospettiva nel Conte 2 e nelle parole che lo stesso presidente del Consiglio ha voluto mettere nero su bianco in Parlamento nell’atto di nascita del nuovo esecutivo. Per Di Maio, che ora è ministro degli Esteri, la prova è fondamentale. Dovrà evitare il rischio di fare come Salvini: godere della cordialità statunitense senza però offrire riscontri effettivi. L’Amministrazione Trump si aspetta dall’alleato una coerenza fra le parole e le azioni. L’incontro fra Pompeo e Di Maio servirà quindi a fare chiarezza ed anche a preparare i prossimi passaggi bilaterali: la visita di Mattarella alla Casa Bianca e, perché no, la visita in Italia di Trump stesso.

L’ipotesi di un viaggio italiano del presidente Usa spiega l’altra tappa (non meno rilevante) del suo segretario di Stato. Il 2 ottobre infatti Mike Pompeo potrebbe varcare la soglia dello Stato Città del Vaticano. A lavorare su questo dossier c’è l’altra ambasciatrice statunitense a Roma, Callista Gingrich, insieme alla struttura – proprio da Pompeo assai rafforzata – che al Dipartimento di Stato lavora sulla libertà religiosa. Questo è infatti il 35mo anniversario delle relazioni fra gli Stati Uniti d’America e la Santa Sede. Nel 1984 furono Reagan e Giovanni Paolo II ad inaugurare il canale diplomatico ufficiale con lo slogan “Advancing peace and freedom”. E se Papa Francesco ha compiuto un importantissimo viaggio in America nel 2015 intervenendo al Congresso ed incontrando il presidente Obama, le due sponde, dall’Altlantico ad Oltretevere, appaiono oggi lontanissime. Il Pontefice solo pochi giorni aveva affermato di potersi persino vantare delle critiche che arrivano dagli States. In realtà, sia Trump che Francesco sono consapevoli della importanza del dialogo, anche sapendo che su alcuni temi specifici la distanza resterà incolmabile. Il lavoro della diplomazia è questo. Ed è così che, se non ci saranno contrordini, Pompeo farà visita al suo omologo, il cardinale Parolin. E non è escluso che possa anche avere udienza dal Santo Padre. Il segretario di Stato americano si presenterà forte del lavoro fatto in materia di promozione della libertà religiosa e di contrasto al traffico degli esseri umani. La Santa Sede ricorderà a sua volta la propria posizione di difesa del Creato e di impegno ad abbattere i Muri (intesi in termini neanche troppo metaforici). Per quanto l’agenda sia difficile, riaprire il dialogo “sostanziale” è davvero una priorità condivisa.

Prima della due giorni di Pompeo a Roma, c’è un altro appuntamento che conta e che vedrà tutti i protagonisti insieme seppure in un contesto multilaterale: l’assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà a New York fra una settimana. Sarà già quello un momento importante, e non solo per l’incontro che avranno Donald Trump e Giuseppe Conte. Si potranno valutare e pesare le posture dei diversi attori, a partire naturalmente dagli Stati Uniti. La citata uscita di scena di Bolton lascia pensare che il presidente americano voglia presentarsi con un profilo meno “duro” e più aperto. Il che potrebbe essere apprezzato in Vaticano. Quanto all’Italia, meglio non illudersi. Su dossier come Cina e Iran, anche senza Bolton, la posizione della Casa Bianca (e di Capitol Hill) non cambia. L’obiettivo è il “deal” ma per ottenerlo l’Occidente deve essere e mostrarsi compatto. Le sfumature tricolori non troveranno troppo spazio, o comprensione. Pompeo non avrà bisogno di firmare un memorandum. La via del jeans è più resistente.