Sul Conte bis pesa l'arretrato dei provvedimenti attuativi

Categoria: Italia

Su 352 decreti e regolamenti necessari a dare concretezza alle norme approvate, al 31 luglio scorso, ne mancavano all’appello 278 (il 79%), di cui 108 con termine già scaduto

Pagine a cura di Roxy Tomasicchio 16.9.2019 italiaoggi.it

Scongiurare l'aumento dell'Iva, tagliare le tasse, ridurre il cuneo fiscale, introdurre il salario minimo, tagliare i parlamentari. Sono i primi grattacapi per il governo giallo-rosso, come è stato ribattezzato l'esecutivo nato a seguito della crisi della prima coalizione, quella giallo-verde tra Movimento 5 stelle e Lega. Ma come se non bastasse, a questi temi già abbastanza caldi si unisce un lavoro arretrato che il Conte Bis eredita dal governo Conte. In particolare, su 352 provvedimenti attuativi necessari a dare concretezza a provvedimenti legislativi, al 31 luglio scorso, ne mancavano all'appello 278 (il 79%), di cui 108 con termine già scaduto.

A onor del vero, l'esecutivo giallo-verde aveva, a sua volta, ereditato dai governi precedenti uno stock di provvedimenti in stallo: al 31 luglio sono scesi a 413 (erano 422 il 31 maggio) e arrivavano dai governi Letta (12), Renzi (136) e Gentiloni (265). Il monitoraggio sull'attività del governo Conte è a opera dell'Ufficio per il programma di governo (Upg), secondo cui in 14 mesi di attività dalla data di insediamento (il 1° giugno 2018), in 67 sedute del Consiglio dei ministri, sono stati deliberati 186 provvedimenti legislativi (122 disegni di legge, 40 decreti attuativi e 24 decreti legge). Nel dettaglio, 89 provvedimenti riguardano ratifiche di trattati internazionali; mentre 26 sono relativi al recepimento della normativa comunitaria e, 71 interessano le politiche di settore.

I provvedimenti legislativi di iniziativa del primo governo Conte sono stati 69: mentre 36 sono entrati in vigore senza necessità di decreti attuativi, gli altri 33 hanno rinviato a 352 provvedimenti attuativi, di cui solo 74 sono stati adottati, pari al 21%.

Entrando nel merito, è la legge di Bilancio a vantare, per così dire, il triste primato di maggior numero di decreti mancanti: sui 111 previsti, hanno ottenuto via libera soltanto 36. Dei restanti 75, 35 sono già scaduti e gli altri 40 non hanno una scadenza. Ossia poco si è smosso rispetto al precedente monitoraggio dell'Upg, aggiornato al 30 aprile (si veda ItaliaOggi Sette del 20 maggio scorso). Si va dal decreto attuativo «Modalità semplificate per lo svolgimento di concorsi per nuove assunzioni presso la P.a.», alle «Modalità per incrementare il tempo pieno nella scuola primaria».

Sui 26 previsti, solo 14 decreti attuativi per Interventi urgenti per Genova (L. 130/2018) sono stati approvati e solo uno dei 21 previsti dallo Sbloccacantieri. Sono tre i decreti attuati approvati sui 55 previsti dal Decreto crescita e solo 2 dei 17 previsti dal Decreto sicurezza e immigrazione (L. 132/2018).

Per il Reddito di Cittadinanza, atto forte dei giallo-verdi, non è stato attuato il decreto che stabilisce le «modalità di verifica della fruizione del reddito di cittadinanza attraverso il monitoraggio degli importi spesi e prelevati sulla Carta Rdc», mentre per Quota 100 non si sono mai definiti i «Criteri e modalità di funzionamento del Fondo di garanzia per l'accesso all'anticipo dell'indennità di fine servizio (Tfs) richiesto dai lavoratori che fruiscono di quota 100». E per il Decreto dignità (l. 96/2018, conv. dl 87/2018) è in sospeso il decreto ministeriale che indica le «Modalità di esonero dal versamento del 50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per favorire l'occupazione giovanile».

Nell'ultima tranche del governo Conte, dal 31 maggio al 31 luglio, sono stati deliberati 29 provvedimenti (19 disegni di legge, 6 decreti legislativi e 4 decreti legge), di cui 3 di recepimento di orme comunitarie e 13 ratifiche di trattati. L'Osservatorio legislativo e parlamentare del servizio studi della camera fa sapere, inoltre, che per l'approvazione di 10 delle 69 leggi approvate a partire dal 23 marzo 2018, il governo ha fatto ricorso, in almeno un ramo del parlamento, alla posizione della questione di fiducia. In 4 di questi 10 casi cioè i disegni di legge di conversione del dl sicurezza, del dl crescita, del dl sicurezza bis e il disegno di legge di bilancio, la fiducia è stata posta in tutti i passaggi parlamentari.