Parlamentari, demagogia e tagli: realismo e meno retorica, please

Categoria: Italia

Si sta regalando al grillismo una riforma che i grillini non hanno inventato, ma che si sono solo intestati.

Le lettere al direttore del 10 ottobre 2019 ilfoglio.it

Al direttore - Sta passando anche il taglio dei curdi.

Giuseppe De Filippi

Al direttore - Quota 100, reddito di cittadinanza, decreti sicurezza: confermati senza cambiare una virgola. Taglio dei parlamentari: fatto. Zingaretti e Di Maio si sono incontrati per concordare la “fase 2” del governo. A quando il vincolo di mandato? (mumble, mumble…).

Michele Magno

Il governo è nato il 5 settembre e oggi siamo al 10 ottobre. Sono passati poco più di trenta giorni e in trenta giorni abbiamo avuto la fortuna di avere un governo che al massimo discute di Iva, e non più di Italexit, e che al massimo taglia qualche parlamentare, e non più le gambe al paese. Si possono migliorare molte cose, come sempre, ma per il momento ci si può anche accontentare: potevamo dare pieni poteri a un capo politico che nel 2017 affermò che “solo conquistando l’egemonia di governo potremo rimettere in discussione la moneta unica” e oggi male che ci va avremo per qualche anno ancora quota cento. Not so bad.

Al direttore - Almeno, nel 1923, votarono contro la legge Acerbo 123 deputati e 41 senatori. Contro il “taglio dei parlamentari i voti contrari sono stati solo 14. Ha ragione il Foglio: la questione non riguarda tanto la riduzione del numero degli “eletti dal popolo’’, anche se, attuata in questo modo, è oggettivamente un salto nel buio. Sono inaccettabili l’intento vendicativo e il disprezzo che fanno da sfondo a questa misura, ispirata alla (sub)cultura dell’antipolitica a lungo alimentata in tante forme nel nostro paese (alcuni talk-show hanno salutato l’evento dell’8 ottobre come se le forze dell’ordine avessero fatto incursione in un “santuario’’ mafioso). I deputati che, pur non condividendola, hanno votato a favore di questa norma lo hanno fatto per compiacere a un’opinione pubblica ostile, ben sapendo che tale sarebbe rimasta perché quel gesto non avrebbe recato loro alcun apprezzamento. Il “popolo’’, infatti, li considera soltanto dei rei confessi, che hanno scelto di suicidarsi per sottrarsi alla meritata condanna all’infamia.

Giuliano Cazzola

Forse lo hanno fatto anche per questo. Ma credo lo abbiano fatto anche perché non c’era una sola buona ragione per dire di no. E’ dal 1983 che governi di ogni colore, in forme diverse, vogliono tagliare il numero dei parlamentari. E’ dal 1970, da quando vennero eletti i primi consigli regionali, che i costituzionalisti si interrogano su come non creare doppioni tra le assemblee nazionali e quelle regionali. Si sta regalando al grillismo una riforma che i grillini non hanno inventato, ma che si sono solo intestati. Su con la vita.

Al direttore - Sembrerebbero di buon senso le parole del direttore che sul taglio dei parlamentari argomenta che “non c’è nessuna ferita alla Costituzione, non c’è nessun assassinio del Parlamento, non c’è nessuna lacerazione della Repubblica”. Ma questa mi pare solo una lettura facile. Se ripercorriamo i motivi della decisione e degli impegni collaterali, non posso pensare ad altro che a una autentica e generalizzata porcheria. Il taglio poggia su: a) giudizi poco commendevoli come lo strombazzato risparmio quotidiano di € 300 mila euro (Cottarelli sostiene che si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica), e il disprezzo del Parlamento che non sarebbe altro che un poltronificio; b) menzogne evidenti per cui noi avremmo il massimo numero dei parlamentari per abitante, mentre è vero il contrario con l’Italia con 1 parlamentare ogni 152.000 ab. contro 133.000 ab. per la Spagna, 117.000 ab. per la Germania, 116.000 ab. per la Francia, e 102.000 ab. per la Gran Bretagna. Inoltre qualcuno dovrebbe spiegare al ministro degli Esteri che gli Stati Uniti sono composti da 50 stati, ognuno con sovranità, leggi e sistemi giudiziari propri, e 50 veri e propri parlamenti che contano complessivamente circa 2.500 eletti; c) ignoranza istituzionale: la maggiore efficienza parlamentare non si ottiene con il numero ridotto dei membri in un bicameralismo perfetto, ma con la differenziazione delle funzioni e dei poteri tra due camere non paritarie; d) promesse ingannevoli: che significano i correttivi e le garanzie costituzionali che hanno fatto cambiare parere a molti? Non lo sono la legge elettorale (e quale?) e l’allineamento dell’età di voto, e non lo è la fiducia costruttiva che richiederebbe la revisione totale della Costituzione. E’ vero che siamo caduti in questa palude perché per 36 anni nessuna seria riforma costituzionale è andata in porto e la corruzione ha assunto carattere sistemico. Ma oggi la riforma di cui si sente il bisogno in funzione anti anticasta è la riconquista di un rapporto diretto tra elettori ed eletti, mentre la diminuzione dei parlamentari con l’allargamento dei collegi ha l’effetto contrario di aumentare il potere dei boss di partito, delle lobby e dei Casaleggio di turno che hanno la forza di controllare le candidature. Mi sia permesso di chiedere come mai un presidente del Consiglio avvertito, Conte, possa parlare – a vanvera – di “giornata storica” e di “maggiore efficienza del Parlamento”; come mai esponenti avvertiti del Pd e di Forza Italia si siano piegati ai contorcimenti della “ragion di governo”, come mai i renziani si siano comportati senza ritegno in double face, e come si possa continuare a dare fiducia a una masnada di antiparlamentari che esibisce davanti a Montecitorio forbicioni gialli e poltrone rosse. Si sostiene che la stragrande maggioranza degli italiani è d’accordo con il taglio “autentica rivoluzione storica”: e se si chiedesse loro “volete abolire il Parlamento e mandare a casa tutti i parlamentari”, come pensate che risponderebbero? Caro Cerasa, è verosimile che “il taglio dei parlamentari è tutto tranne che uno scandalo”, ma lo scandalo vero consiste nel fatto che i deputati di tutti i colori (onore ai 14 che hanno saputo sottrarsi alla dittatura della demagogia!) hanno supinamente accettato di avviare il dibattito pubblico e le decisioni parlamentari su un binario irto di incompetenza, mancanza di visione, confusione di idee e promesse da marinai, il tutto condito in salsa demagogico-populista.

Massimo Teodori

Caro Teodori, con amicizia e sincerità, le dico che utilizzerei le ottime cartucce da lei suggerite per combattere la demagogia e proteggere la democrazia per battaglie più importanti di una legge che cambia il numero dei parlamentari. Una riforma “organica” della Costituzione sarebbe stata possibile nel 2016. Il No al referendum costituzionale ha creato inevitabilmente uno scenario di riformismo a metà all’interno del quale la Costituzione non si può che cambiare a pezzetti. Non è questione di cinismo, è questione di realismo. Un abbraccio.