Salvini si applichi: il suo europeismo non convince ancora

Categoria: Italia

Dopo aver cavalcato la battaglia no euro e aver dato voce a Borghi e Bagnai, il segretario della Lega pare essersi convertito. Ma deve ancora masticare parecchia storia e chiarirsi le idee per essere credibile.

Mario Margiocco 21 Ottobre 2019www.lettera43.it

Iriflettori non sono quelli del passato, quando era ministro dell’Interno, e le sue frasi quotidiane non fanno più testo come prima. Matteo Salvini è tuttavia da tenere d’occhio. La sua Lega resta il primo partito italiano, e vedremo presto se i prossimi voti regionali lo confermeranno.

A dimostrazione di quanto potrebbe essere utile, per cominciare a chiarirsi le idee, stare all’opposizione, ci sono alcune recentissime interviste dello stesso Salvini e del suo stretto e fidato uomo Gian Marco Centinaio, già ministro dell’Agricoltura nel Conte 1.

BAGNAI E BORGHI, DIOSCURI ANTI-EURO, FINITI NELL’OMBRA

Il tutto accompagnato da un ruolo assai più oscuro rispetto a pochi mesi fa riservato, sui temi europei, ai dioscuri dell’anti Ue e dell’anti euro: Claudio Borghi presidente della commissione Bilancio della Camera e Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze del Senato, voluti da Salvini in lista e negli importanti incarichi, loro parlamentari di prima nomina, per incarnare la lotta alla moneta unica e battere il tempo della fine della Ue.

SOVRANISTI EUROPEI AL PALO

Ma l’euro resiste e non sembra che gli italiani né gli elettori degli altri 18 Paesi della moneta unica se ne vogliano disfare, non ora almeno. E l’annunciato grande trionfo sovranista nell’elezione del parlamento europeo, cinque mesi fa, non si è materializzato. L’aumento di deputati sovranisti è dovuto tutto al successo leghista in Italia; i sovranisti degli altri Paesi sono rimasti fermi al palo, anzi in leggero calo quanto a seggi. Restano una forza rispettabile e da prendere in seria considerazione, anche se con notevoli divisioni interne, ma il loro successo del 2014 non si è ampliato nel 2019.

IL SUICIDIO POLITICO DEL CAPITANO

Poi c’è stato il suicidio politico di Salvini, ad agosto, ed ora è opposizione.

La Lega salviniana, nel corso del governo Conte I, ha seguito una duplice strategia di attacco in nome del proprio ruolo di autentica interprete dei voleri del “popolo”, paradigma vecchissimo sempre usato come noto fin dall’antichità greca e romana per portare avanti i voleri della “voce del popolo”, cioè dei suoi capi o del suo capo, o Capitano. L’attacco che ha pagato è stato quello contro la politica migratoria seguita dai precedenti governi, soprattutto prima dell’arrivo di Marco Minniti al Viminale, con Paolo Gentiloni presidente del Consiglio. A fallire è stato l’attacco all’euro e all’Unione, in cui Salvini ha sposato populismo e antieuropeismo.