Reddito di cittadinanza si, ma a sbafo

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I beneficiari del reddito di cittadinanza convocati in tutta Italia per essere (ri)collocati nel mercato occupazionale sono 200.795, a fronte di 704.000 soggetti coinvolti. Ma i «patti per il lavoro» sottoscritti ammontano a meno di 50.000

di Simona D'Alessio21.10.2019 www.italiaoggi.it

I beneficiari del reddito di cittadinanza convocati, in tutta Italia, per esser (ri)collocati nel nostro mercato occupazionale sono «200.795», a fronte di 704 mila soggetti coinvolti. E, sui 69.234 colloqui effettuati nei Centri per l'impiego (Cpi) pubblici, i «patti per il lavoro» (il passaggio, cioè, alla seconda fase della misura prevista dalla legge 26/2019, che permette di identificare le competenze delle persone, vincolandole così ad accettare almeno una delle tre offerte congrue che verranno loro avanzate) sottoscritti ammontano a meno di 50 mila (sono esattamente 49.896). È il primo monitoraggio sull'andamento del provvedimento («non completo», viene scandito) da parte delle regioni, che stanno esaminando l'applicazione della cosiddetta «fase due» del piano, come illustrato ieri pomeriggio dall'assessore al Lavoro della Toscana e coordinatrice della Commissione lavoro della Conferenza delle regioni e delle province autonome Cristina Grieco, alla fine del vertice con la titolare del ministero di via Veneto Nunzia Catalfo; a partire dall'estate scorsa, le amministrazioni locali hanno cominciato a prendere (concretamente) le misure dell'iniziativa, procedendo alla convocazione dei percettori del reddito di cittadinanza e iniziando ad avvalersi dell'assistenza dei «navigator» (2.980 sono i «tutor» che hanno superato le selezioni per collaborare con il personale degli oltre 500 Cpi, ndr), mettendo in moto una «macchina» che va a velocità variabile nelle diverse aree del Paese (si veda anche l'inchiesta di ItaliaOggi Sette del 16 settembre 2019).

Le regioni hanno chiesto al ministro che ci sia «una data unica» per poter applicare le sanzioni, previste dalla legge, se il beneficiario convocato non si presenta all'appuntamento senza un giustificato motivo, è stata una delle precisazioni di Grieco, che ha sottolineato di attendere delle risposte in tempi brevi, «in caso contrario, faremo un accordo interregionale. E partiremo in maniera omogenea tutti insieme», ha annunciato, dopo il faccia a faccia, occasione per l'assessore del Veneto Elena Donazzan per invocare una modifica normativa che renda stringente l'obbligatorietà dell'accettazione dell'impiego da parte dei beneficiari, pena la perdita del sussidio.

Nel Lazio, intanto, al 16 ottobre ammontano a 8.172 i colloqui fatti nei Cpi, a fronte di 11.560 titolari del reddito chiamati, cui è seguita la firma di 5.236 «patti di servizio». E, viene indicato, nel 30% dei casi coloro che non hanno presenziato al colloquio in parte sono esonerati e, quindi, assenti giustificati, come mamme con figli piccoli e malati. «Procediamo speditamente», ma la fase decisiva è «quella in cui si dovrà realizzare l'inserimento occupazionale», ha dichiarato l'assessore Claudio Di Berardino, rimarcando che «il vero obiettivo da raggiungere dev'essere il lavoro. E non l'assistenza al reddito».

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