PD riflette. Dopo il 1992 a sinistra non c’è nulla da salvare

Categoria: Italia

Da quando è prevalsa la linea che dice che per vincere bisogna distruggere il proprio passato si è sempre perso. Il Pd si liberi di questa subalternità culturale.

Peppino Caldarola 29.10. 2019 www.lettera43.it

Matteo Salvini ha avuto una seconda investitura dal voto reale e dal voto virtuale. La prima volta ha fallito clamorosamente. Questa seconda volta proverà a limitare le sciocchezze ma nessuno può giurare che non ne abbia in serbo molte altre.

Se gli dovesse andar male, la destra lo potrebbe sostituire con Giorgia Meloni che, come una passista, sta macinando metro su metro e ormai sta diventando leader di un medio partito. Se dovesse fallire anche lei ci sarebbe mister X o miss X a prendere la guida della destra.

Tutto ciò accade perchè la destra in Italia è una cosa vera e forte ed è largamente radicata. Negli anni si è liberata dai propri complessi di inferiorità. Non le importa più se le dicono «fascista», non ha paura di pensieri atroci e feroci. È riuscita persino a prendere il posto della sinistra nei quartieri popolari. È una destra onnivora – e questo potrà essere il suo errore capitale – che vuole smontare tutto, lo Stato, la sinistra, il Vaticano. Si sente sicura di sé, ha inventato una narrazione della storia italiana per cui sembra che non ci sia mai stata una Dc al governo ma che il potere sia sempre stato saldamente nelle mani dei comunisti.

IL PARTITO DEMOCRATICO SOFFRE DI SUBALTERNITÀ CULTURALE

Questo lavoro culturale è un regalo dell’intelligenza laico-radicale e dei commentatori di grandi giornali che a furia di voler dirigere la sinistra distruggendone la storia hanno creato il mostro. È la storia dell’apprendista stregone che si è ripetuta in queste settimane con La Repubblica che festeggia, come Salvini, il fallimento del governo in Umbria. La sinistra non ha leader, non ha popolo.

Si poteva uscire in tanti modi dalla storia del Pci, ma uscirne con una cultura servile è stato un brutto finale d’opera

Non ha idea di sé. L’ultima trovata, quella di nominare il popolo grillino come proprio popolo, è il frutto malefico di decenni di subalternità culturale. Si poteva uscire in tanti modi dalla storia del Pci, ma uscirne con una cultura servile è stato un brutto finale d’opera. Oggi è giusto che i leader che ci sono si arrabbattino a cercare un rimedio per i giorni che verranno. Il peggiore rimedio è far sopravvivere un governo che non è amato e con un premier che avrebbe potuto svolgere un ruolo terzista ma che nel caso Usa-Servizi si è rivelato inadeguato.

IL GOVERNO CONTE E L’ALLEANZA PD-M5S PAIONO ORMAI FALLITI

Il Pd, e quel che rappresenta anche del passato, dovrebbe liberarsi da quello spirito ancillare per cui sente come suo compito quello di mettere riparo alle crisi per impedire che esplodano. Questa volta è bene che esplodano. Credo che il tentativo Conte fosse necessario visto che tanti sostenevano che non aver giocato la carta dell’alleanza Pd-M5s era stato l’errore capitale. L’alleanza c’è stata ed è fallita. Per i cinque stelle è stata anche una tragedia. Non è colpa di Luigi Di Maio: se la destra è figlia della società italiana e di una sua parte essenziale, il grillismo è stato un episodio, un foruncolone, niente che potesse durare. Di Maio, dopo aver detto tanti vaffa, se li è trovati tutti in faccia e si è perso nel rumore di chi, dopo averlo osannato, ora lo detesta.

LA SINISTRA PER SCIOGLIERE I SUOI NODI DEVE SCIOGLIERSI

La sinistra da anni vive subendo il ricatto di forze moderate insignificanti elettoralmente. Non voglio aggiungere problemi a problemi, ma da quando a sinistra è prevalsa la linea che dice che per vincere bisogna distruggere il proprio passato si è sempre perso. Credo che la classe dirigente di sinistra che ha guidato i partiti dopo l’89 ha affrontato impegni gravosissimi, ma non ha capito, e non lo capisce tuttora, che c’è un momento in cui si saluta a centrocampo e si lascia che la squadra si riorganizzi con altri allenatori, altri calciatori, preferibilmente giovani, purchè si mantenga la stessa maglietta. Salvini potrà durare molto o capottare in parcheggio un’altra volta. La sinistra deve sciogliere i suoi nodi, cioè sciogliersi. Ciò che si può recuperare per il futuro è quel passato che scavalca la Seconda Repubblica. Dopo il 92 non salverei nulla.