Il 70% degli autonomi senza dipendenti né collaboratori

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I lavoratori autonomi italiani agiscono da soli. Sette su dieci operano senza il supporto di dipendenti o collaboratori, una percentuale molto più alta se confrontata con gli altri paesi comunitari. Tuttavia, solo il 20% preferisce lavorare con queste modalità

di Michele Damiani, 14,11.2019 www.italiaoggi

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I lavoratori autonomi italiani agiscono da soli. Sette su dieci operano senza il supporto di dipendenti o collaboratori, una percentuale molto più alta se confrontata con gli altri paesi comunitari. Tuttavia, solo il 20% preferisce lavorare con queste modalità. E' quanto emerge dal rapporto “Il lavoro autonomo in Italia, un confronto con l'Europa”, redatto dalla Fondazione studi consulenti del lavoro e presentato ieri a Bruxelles durante la Giornata delle professioni liberali.

Secondo i numeri messi insieme dalla Fondazione, il 72,3% dei lavoratori autonomi in Italia opera completamente da solo, senza il supporto di dipendenti o collaboratori. Circa un quarto, al contrario, è a capo di una struttura, che sia un'impresa o uno studio professionale. Non sempre la condizione del lavoro “individuale” è però voluta: solo il 19,7% degli autonomi italiani che lavora senza addetti, infatti, dichiara di preferire tale modalità (nel resto d'Europa tale percentuale sale al 27,3%), mentre per la maggioranza (44,8% contro il 33,2% della media europea) tale scelta dipende dal fatto che non c'è abbastanza lavoro per assumere collaboratori. Il 15,6% (contro 7,7% della media europea) chiama in causa l'elevato carico contributivo sul lavoro, che penalizza le assunzioni, mentre relativamente in pochi denunciano la complessità normativa o la difficoltà a recuperare profili adatti al ruolo (rispettivamente 1,6 e 1,5%).

Di contro “va sottolineato come la stragrande maggioranza dei lavoratori autonomi italiani viva una dimensione di mercato”, si legge nello studio. Infatti, l'83,2% degli indipendenti ha più di un committente e il 63,9% ne ha più di nove.

A livello generale sono 5 milioni e 39 mila i lavoratori autonomi in Italia, il paese Ue con il più alto numero di occupati in proprio, il 15,3% sul totale di quanti lavorano in Europa. Questo nonostante nell'ultimo decennio si sia assistito ad una contrazione del 5,14%. In particolare preoccupa il dato relativo alle nuove generazioni: se il numero degli occupati tra i 25 e i 34 anni si è ridotto del 21,4%, quello degli autonomi è calato del 31,9%. “Una tendenza che accentua la già fisiologica minore propensione dei giovani rispetto agli adulti ad essere occupati secondo tale modalità”, fanno sapere dalla Fondazione. Circa la metà degli occupati indipendenti in Italia sono collocati al vertice della piramide professionale: il 12,3% sono manager o titolari di aziende, il 20,4% professionisti ad alta qualificazione e il 17,1% figure tecniche. In particolare “è alta l'incidenza degli autonomi in alcune attività di terziario avanzato in Italia, considerato che su 100 occupati in attività di tipo professionale, scientifico e tecnico, ben 58,8 sono autonomi (in Europa la percentuale è del 31%)”. Più di un quarto dei lavoratori autonomi (il 27,7%) desidererebbe un lavoro alle dipendenze mentre solo il 10,8% dei dipendenti svolgerebbe un lavoro autonomo. Tra questi, poco più della metà dichiara che non cambierebbe condizioni perché preoccupato dall'instabilità economica che ne deriverebbe. Nove autonomi italiani su dieci, inoltre, lamenta la presenza di notevoli difficoltà nello svolgimento del proprio lavoro, contro una media europea del 71,7%.

In testa alle difficoltà degli italiani spicca il carico burocratico (indica tale aspetto il 25,8% degli autonomi contro il 13,1% della media europea), seguito dalla instabilità degli incarichi e dei committenti (il 21,6% contro il 12,3% della media europea dichiara di dover affrontare periodi di non lavoro, perché senza progetti o clienti) e dal ritardo dei pagamenti (lo indica il 20,2% contro l'11,7% della media europea).

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