Palamara, il Pm del trojan a orologeria: “Ecco perché mi intercettavano”

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Assolutamente no, perché le mie conversazioni riguardavano prevalentemente o la mia attività di lavoro o attività politico-giudiziaria, per questo non pensavo potessero mai avere rilievo penale.

Giovanni Minoli — 16 Novembre 2019 ilriformista.it

Ieri sera, ai microfoni di Radio Uno, Giovanni Minoli ha intervistato per la trasmissione “Il mix delle 5” Luca Palamara, magistrato coinvolto nell’inchiesta di Perugia sulle nomine del Csm. Pubblichiamo un ampio stralcio della conversazione.

Lei è accusato di corruzione, accusa che ha prodotto le dimissioni di molti dei membri dei togati del vecchio consiglio della magistratura. Questa è la prima volta che parla, perché ha deciso di farlo?

Penso ci siano momenti nella vita in cui, per citare Oriana Fallaci, «bisogna parlare perché il silenzio può diventare un’ammissione di colpa» e c’è un dovere morale di dire la verità, anche per chiarire fatti e vicende che hanno riguardato la mia persona.

A proposito di accuse: lei è accusato di corruzione perché avrebbe ottenuto del denaro in cambio di un suo intervento a favore del dottor Longo per la nomina del medesimo a Procuratore di Gela. Ma questa nomina poi c’è stata?

Non è mai avvenuta e non solo, ma il nome del dottor Longo non è stato nemmeno proposto in commissione.

Perché?

Perché al suo posto, nel febbraio 2016 è stato nominato all’unanimità il dottor Asaro.

Quindi lei è tranquillo sullo sviluppo dell’indagine?

Non userei la parola “tranquillo”, non è la parola corretta. Io attendo con pazienza e nel doveroso rispetto, gli accertamenti da parte della Procura di Perugia. Sono, però, fermamente determinato a chiarire in ogni sede tutti i fatti e le vicende che sono state accostate alla mia persona.

Quelle che sono uscite e quelle che potrebbero emergere…

Tutte quante, io sono pronto a chiarire ogni vicenda che mi riguarda.

Lei è stato interrogato a Perugia. Leggendo i verbali delle interrogazioni, che idea si è fatto?

Io al momento ho solo una parziale conoscenza delle carte perché non è stata compiuta la totale scoperta di tutte le carte.

Eppure noi abbiamo letto sui giornali i contenuti di tutti gli incontri registrati che lei ha avuto con gli altri magistrati per discutere le nomine delle Procure italiane. Com’è possibile?

La Procura di Perugia ha trasmesso le intercettazioni al Consiglio Superiore della Magistratura, dopodiché nel mese di maggio quelle intercettazioni sono state interamente pubblicate e riportate dagli organi di stampa.

La responsabilità di quei materiali registrati ce l’ha la Procura, il Csm? Chi ce l’ha?

Direi entrambi perché il Codice di Procedura Penale individua come titolare il Procuratore della Repubblica. In questo caso si aggiunge il Consiglio Superiore della Magistratura che aveva la disponibilità di queste carte.

Uno dei due o tutti e due insieme le hanno fatte uscire?

Questo non sta a me dirlo.

E chi l’ha fatto, ha fatto una cosa illecita?

Ha fatto una cosa illecita.

Parliamo del trojan, di quello strumento, nuovo, che è stato utilizzato per indagini su di lei e in tante altre indagini. È mai possibile che lei, che ha fatto delle inchieste molto importanti, ricordo una per tutte, Calciopoli, non si sia accorto che gli avevano messo il trojan nel telefono?

Assolutamente no, perché le mie conversazioni riguardavano prevalentemente o la mia attività di lavoro o attività politico-giudiziaria, per questo non pensavo potessero mai avere rilievo penale.

Ma perché come ha detto lei, il trojan le è stato messo tre anni dopo la presunta corruzione di cui abbiamo parlato e di cui è accusato? Perché tre anni dopo?

Io non posso essere la persona più indicata a rispondere perché chiaramente questa è una scelta degli inquirenti. Posso dire, però, che vi è un particolare interesse investigativo a comprendere quale era il mio ruolo nell’attività politico-giudiziaria, e soprattutto anche sul versante delle nomine.

Ma per essere concreti, io ho letto sul “Fatto quotidiano” che nel caso della nomina a vicepresidente del Csm del dottore Ermini, lei sarebbe stato uno degli artefici, se non l’artefice, di quella nomina. È così?

Io su questo non voglio rispondere. Posso dire che le correnti sono state assolutamente determinanti nella nomina del vicepresidente. Il ruolo delle correnti è determinante perché la Costituzione prevede che il vice presidente venga eletto tra i laici, quindi è necessario un accordo tra le componenti della magistratura che notoriamente al Consiglio superiore della Magistratura si raggruppano nelle cosiddette correnti. Quindi se non c’è l’accordo delle correnti non vi può essere alcuna nomina.

Il dottore Ermini, vicepresidente del Csm, adesso dice anche lui: “Dobbiamo liberarci delle vecchie nomine correntizie”. Ma a chi parla, se anche lui è stato oggetto di nomine fatte in questo modo?

Questo non può chiederlo a me.

Lei pensa che ci sia una relazione tra le nomine da fare nelle Procure italiane all’epoca delle intercettazioni che sono state fatte e le intercettazioni che la riguardavano?

Diceva qualcuno che a “pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Lei è indagato per corruzione insieme ad Amara, Calafiore e Longo. Chi sono esattamente?

Guardi, l’avvocato Calafiore non l’ho mai visto e conosciuto in vita mia. L’avvocato Amara penso di averlo visto due volte in eventi conviviali, e il dottor Longo l’ho visto una volta. Non ho mai avuto né rapporti, né frequentazioni, né numeri di telefono.

Ma i trojan sono stati messi anche nei loro telefoni?

Da quel che mi risulta era stata richiesta l’autorizzazione al trojan, ma poi materialmente non è stato tecnicamente inoculato.

Al suo presunto corruttore, Centofanti, è stato messo il trojan?

Io questo non lo so. Da quel che mi risulta dalle carte, no.

Lei ce l’ha una spiegazione sul perché il trojan è stato attivato solo a lei?

La spiegazione che posso dare è che la mia persona era oggetto di un particolare interesse investigativo…

Perché partecipava alle nomine…

Perché c’era una necessità di capire e comprendere quello che era il mio ruolo.

Si vedrà a Perugia. Comunque tutto è sembrato un suk, un mercato delle nomine… Le nomine nella magistratura sono un mercato?

Il termine suk è qualcosa di estremamente negativo, nel quale non mi riconosco. Io posso dire che ho fatto parte del Consiglio Superiore dal 2014 al 2018: sono state realizzate più di mille nomine. Sfido chiunque a dire quali siano state al di sotto del livello di soglia. Io penso che tanti uffici giudiziari hanno tanti importanti magistrati che li guidano. Si può fare meglio, sicuramente, ma demonizzare tutto quello che è stato fatto è un’operazione sbagliata.

Nel suo caso c’erano anche parlamentari insieme a voi, a discutere di quelle nomine. Magistrati e politici che si spartivano la giustizia italiana. Questa è l’impressione che c’è stata. Ma le sembra normale?

Io non voglio affrontare in questa sede la sfera etica dei comportamenti e non mi ritrovo assolutamente nella definizione o nell’accusa che magistrati e politici si distribuiscono gli incarichi. Nel caso dell’onorevole Ferri, si tratta di un collega magistrato che conosco sin da bambino, i nostri padri erano magistrati. Nel caso dell’onorevole Lotti, ho avuto modo di conoscerlo come sottosegretario alla presidenza del Consiglio al quale due grossi esponenti del mondo politico-istituzionale della magistratura stessa si rivolgevano per affrontare questioni relativi alla giustizia.

Però l’onorevole Lotti che era presente era un parlamentare inquisito proprio dalla Procura di Roma…

Nel momento delle cene, tengo a precisare, l’onorevole Lotti era stato già tecnicamente rinviato a giudizio, quindi la sua vicenda processuale con la Procura di Roma era già finita e mai e poi mai ho potuto in qualche modo interferire o influenzare qualcuno.

Quindi i parlamentari non erano protagonisti attivi delle discussioni?

Comunque non erano decisivi… Erano discussioni fatte in assoluta libertà, il luogo decisionale delle nomine è uno solo: la Quinta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura. Tutto quello che avviene fuori è sempre avvenuto come attività e momenti di discussioni politico-giudiziaria.

Lo stesso pm di Perugia raccomandava alla polizia giudiziaria di spegnere i microfoni nel caso di incontri con parlamentari che fossero frutto di appuntamenti prefissati. In quel caso c’erano stati appuntamenti prefissati?

Io mi sono sempre mosso con appuntamenti prefissati. Raramente non sono incontri prefissati.

Perché sono rimasti accesi i trojan?

Questo sarà oggetto di valutazione.

Fino a oggi, ogni nomina nelle procure ha avuto alle sue spalle una storia di accordi tra correnti.

Le correnti sono immanenti, dominano il sistema giudiziario. Non solo nel senso deteriore del termine, come momento fisiologico e inevitabile per trovare un meccanismo attraverso il quale gestire il più corretto funzionamento del potere giudiziario.

Però contano correnti, anzianità, merito. Mattarella ha detto che deve contare solo il merito. Quindi deve cambiare tutto per far contare solo il merito?

L’anzianità oggi non conta più nulla perché è stata sostituita dal merito. Il problema è che non sempre colui il quale viene nominato è il migliore in assoluto perché spesso prevalgono le logiche correntizie. Perché si possa migliorare c’è la necessità che si possa voltare pagina e voltare pagina deve valere per tutti. è un tema che deve riguardare tutti quanti.

Lei ha capito cosa c’è dietro l’angolo?

In questi ultimi tempi ho spesso l’immagine ricorrente di un palazzo che rischia di crollare, però è necessario che tutti si adoperino affinché questo non accada.

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