Tempi duri per la Casaleggio Associati, l’azienda-partito deI M5s

Categoria: Italia

Il Garante della privacy viene costretto a indagare sul blog di Beppe Grillo e sulla Casaleggio Associati, accusati di avere sottratto i dati personali a moltissimi utenti di Facebook, si presume con finalità politico-elettorali, e di averlo fatto più volte negli ultimi anni all’insaputa degli interessati

di Tino Oldani, 11.12.2019  italiaoggi.it

Che strano: il Garante della privacy viene costretto a indagare sul blog di Beppe Grillo e sulla Casaleggio Associati, accusati di avere sottratto i dati personali a moltissimi utenti di Facebook, si presume con finalità politico-elettorali, e di averlo fatto più volte negli ultimi anni all'insaputa degli interessati, ma i giornaloni non ne parlano. Gli unici a farlo, con merito, sono due siti on line, Linkiesta.it e Politico.eu. E a giudicare dai fatti raccontati, dalle testimonianze raccolte, perfino dalla immediata smentita di Davide Casaleggio, non sembra proprio una bagatella politica di poco conto. Anzi.

A dare fuoco alle polveri è stato uno scoop de Linkiesta, firmato da Giuseppe Aresu, che il 4 dicembre scorso ha pubblicato un articolo-denuncia, intitolato: «La Casaleggio ha sottratto i dati personali di utenti Facebook tre anni prima di Cambridge Analytica». Infatti lo scandalo che colpì Facebook per avere venduto a Cambridge Analytica 87 milioni di profili Facebook, utilizzati per la campagna elettorale di Donald Trump, risale al 2016. Ma Grillo e Casaleggio avrebbero fatto la stessa cosa molto prima, nel 2013. «Quel metodo è stato testato nel nostro paese», sostiene Linkiesta. «A farlo è stata la Casaleggio Associati, la srl milanese che ha fondato e gestito fino al 2016 il Movimento Cinque stelle. Ad accorgersene è stato Marco Canestrari, ad oggi il primo e unico whistleblower dell'azienda-partito, attualmente programmatore informatico a Londra».

Con l'aiuto di Canestrari, Linkiesta ha ricostruito alcuni fatti chiave: «Era il 2013 quando sul blog di Beppe Grillo, gestito dall'azienda milanese, viene dato l'annuncio del rilascio di un'app per sostenere la campagna elettorale del Movimento. «Tu puoi fare molto per restituire l'Italia ai suoi cittadini», diceva. «Diventa attivista 5 Stelle. Se hai un profilo Facebook puoi iniziare subito».

Come? Bastava accedere all'applicazione Facebook dal blog, accettare le condizioni, e l'utente poteva diventare un perfetto grillino: aggiungere il logo del M5s alla sua foto-profilo, quindi promuovere lo Tsunami tour, diffondere il programma e appoggiare i candidati. «Solo che quella chiamata alle armi celava un inganno, una gigantesca cessioni di dati personali», sostiene Linkiesta.

Infatti, «accettare le condizioni, significava fornire in automatico le proprie informazioni base del profilo Facebook, dall'indirizzo e-mail fino al proprio luogo di nascita, la residenza e l'orientamento politico-religioso». Richiedere tutti questi dati, sostiene l'articolo, è stato «il primo passo di una potenziale e gigantesca profilazione di massa di cittadini comuni e anche dei futuri parlamentari grillini. Un'operazione simile sarà ripetuta anche nel 2014, per le elezioni europee».

Non solo. Dopo che il blog di Grillo si è sganciato dalla Casaleggio Associati, «l'operazione è stata replicata nel 2018 per le elezioni nazionali ed europee, anche qui attraverso un'app di Facebook, ma ospitata questa volta sul sito di Luigi Di Maio». Tuttavia nel 2018, secondo Canestrari, la piattaforma della Casaleggio «aveva probabilmente già limitato di accedere ai dati, proprio in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica».

Inevitabili alcune domande, poste dall'articolo-denuncia e subito rilanciate in Parlamento da un'interrogazione del renziano Michele Anzaldi: quante persone sono state profilate, a loro insaputa, dalla Casaleggio Associati? Era legale? Che fine hanno fatto i dati? Sono stati ceduti per fini commerciali? E a chi? Domande che hanno richiamato l'attenzione di un sito molto cliccato in Europa, Politico.eu, e quella del Garante della privacy, Antonello Soro (Pd), che ha annunciato l'avvio di un'inchiesta, senza dubbio divisiva per gli alleati di governo.

Davide Casaleggio, per parare il colpo, ha smentito tutto, sostenendo che il suo sito «chiedeva individualmente alle singole persone di poter utilizzare alcuni dati, per verificare la propria classifica di attivismo». Ma Canestrari, ex braccio destro di Roberto Casaleggio, lo scomparso padre di Davide, ha replicato: «No, la smentita mente più volte: l'app consentiva a Casaleggio di utilizzare anche i dati degli amici di Fb di chi l'aveva utilizzata. E a questi amici nessuno ha mai chiesto il consenso».

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