L’errore della sinistra: dopo Berlinguer ha preferito Mani Pulite a Craxi

Categoria: Italia

L’originario gruppo dirigente del PDS si è illuso che quella mediatica-giudiziaria fosse la scorciatoia che gli consentiva di conquistare il potere senza pagare dazio

Fabrizio Cicchitto — 9.1. 2020 ilriformista.it -lettura2’

L’errore della sinistra: dopo Berlinguer ha preferito Mani Pulite a Craxi

L’originario gruppo dirigente del PDS si è illuso che quella mediatica-giudiziaria fosse la scorciatoia che gli consentiva di conquistare il potere senza pagare dazio, cioè senza approdare ad una reale Bad Godesberg, anzi traducendo il leninismo in giustizialismo e la “diversità” comunista in molteplici forme di massimalismo sociale. Questa “furbizia” strategica e tattica ha invece portato il PDS-DS e poi il PD in un vicolo cieco. Prima essi si sono trovati davanti Berlusconi contro il quale, malgrado uno straordinario uso politico della giustizia, non sono mai riusciti a prevalere definitivamente. Nel 2011 entrambe le due coalizioni per evitare il collasso finanziario si sono dovute affidare al rigorismo assoluto del governo Monti, e l’intreccio fra impotenza dei governi e il rigorismo estremo ha prodotto il populismo antiparlamentare e antindustriale dei grillini e il sovranismo razzista di Matteo Salvini.

Allora l’apertura di una riflessione su Craxi, in occasione del ventennale della sua morte, dovrebbe essere l’occasione per una parte almeno del PD non solo di esprimere un equanime giudizio su di lui, ma paradossalmente proprio per riflettere su se stessa, su alcune scelte di fondo riguardanti il rapporto con il maggior potere politico e mediatico oggi esistente in Italia, che è quello della magistratura, quindi sullo stato di diritto e sullo stato sociale, sull’immigrazione, sui rapporti con le imprese, con i ceti medi, con la classe operaia, con i giovani.

Senza questo revisionismo a 360° che faccia davvero i conti con quella che a suo tempo è stata la felice provocazione craxiana nei confronti dell’establishment, espresso dall’intreccio fra berlinguerismo e scalfarismo, il PD è destinato ad una vita grama. La stessa rottura di Italia Viva dovrebbe preoccuparlo, non solo per quello che di dirompente assume qualunque iniziativa renziana, ma per il nocciolo culturale che, comunque, Italia Viva e anche Calenda esprimono rispetto alla stanca riproposizione degli stereotipi dell’Ulivo che dal 2008 ha esaurito il suo ruolo “propulsivo”.