La revoca su Autostrade e la schizofrenia del governo sulla giustizia

Categoria: Italia

M5s team di “facilitatori”. C’è chi lo considera una combriccola di incompetenti, e c’è chi lo considera una rumorosa scolaresca….

Le lettere al direttore 18 gennaio 2020 ilfoglio.it

Al direttore - Molte cose si possono pensare sul conto del gruppo dirigente dei Cinque stelle, che oggi si avvale addirittura di un onirico team di “facilitatori”. C’è chi lo considera una combriccola di incompetenti, e c’è chi lo considera una rumorosa scolaresca dove si trova di tutto: il capoclasse incapace di sorvegliare i compagni, la studentessa sussiegosa che si crede un’accademica dei Lincei, il giovane terzomondista appassionato di storia del fascismo, il buffone che fa casino durante la ricreazione e poi fa la spia al professore. Ma se invece questi impagabili alleati del Pd fossero gente sincera, un po’ birbante ma non troppo? Gente che, al fondo, è solo sfascia-passato perché non ha nessuna idea plausibile del futuro, per giunta stordita dall’improvvisa coabitazione con il privilegio e con il potere? Benedetto Croce usava scherzosamente il termine onagrocrazia, ovvero governo dei somari (dal latino onàger, asino), per satireggiare il regime mussoliniano e l’ignoranza dei suoi gerarchi. Tra i ministri della ditta Casaleggio Associati c’è forse qualche cavallo di razza (magari non proprio purosangue), ma di sicuro non mancano i ciuchi. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, sia chiaro, ma come si può immaginare un futuro allargamento del mitico “campo del centrosinistra” (in realtà, già in atto) con i rappresentanti di un populismo digitale che non perde occasione di mostrare il proprio disprezzo per la democrazia parlamentare e per i più elementari princìpi dello stato di diritto? Zingaretti e Franceschini credono sul serio di potere recuperare voti dal bacino dell’astensione, che resta ormai l’unico a cui rivolgersi per nuovi consensi, salendo a bordo di una barca – quella grillina – che fa acqua da tutte le parti? E come si concilia l’idea di un neobipolarismo, prospettata dal segretario dei democratici, con un sistema elettorale di tipo proporzionale? Questa richiesta di autoannientamento è tipica delle epoche in cui chi comanda nella stanza dei bottoni non può fare a meno della coazione per ottenere ubbidienza alle proprie scelte. Chi si oppone all’abolizione della prescrizione, solo per fare un esempio, dovrebbe invece cominciare a contestarle con forza e alla luce del sole, cessando di indulgere nei tatticismi della vecchia politica. E’ possibile che Stefano Bonaccini vinca le elezioni in Emilia-Romagna, e sarebbe una boccata d’ossigeno per il claudicante governo guidato dal “punto di riferimento essenziale per le forze progressiste” (copyright di Zingaretti). Ma, prima o poi, le urne nazionali dovranno essere aperte. E, allora, credo che non saranno tutte rose e fiori per gli stenterelli dell’annunciato nuovo partito o partito nuovo che dir si voglia.

Michele Magno

 

Altra buona notizia del proporzionale: l’alleanza Pd-M5s alle elezioni grazie al cielo non ci sarà.

Al direttore - La questione dell’ipotizzata revoca della concessione ad Autostrade ogni giorno si arricchisce di nuovi elementi. Mentre non si arriva a una decisione in un senso o nell’altro, dal lato della concessionaria vengono avanzate proposte in materia di assunzioni di personale e di investimenti per evitare la revoca. A un certo punto non si capisce più se il temporeggiamento abbia lo scopo di indurre la concessionaria a nuove assunzioni di impegni oppure se sia dovuto alla necessità di trovare una piena convergenza nella maggioranza. Ma il punto cruciale dovrebbe essere come arrivare alla revoca senza danni (o senza danni significativi) per lo stato, considerate le evidenti problematiche in materia contrattuale, del Diritto europeo e di quello costituzionale italiano che l’atto solleva. Il fatto che alla guida dell’esecutivo vi sia un giurista molto stimato, per di più un civilista, dovrebbe facilitare una scelta non aleatoria, anche se ci si ricorda delle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, allora “avvocato del popolo”, nel precedente governo gialloverde, sull’immediata revoca della concessione qualche giorno dopo la tragedia del ponte Morandi, mentre ancora oggi la revoca o un’opzione alternativa sono di là da venire. Non si pensi che continuando il temporeggiamento, per di più in un contesto privo di trasparenza e di visibilità, si risolva il problema: il “cunctator” – il Quinto Fabio Massimo dell’èra contemporanea – non è alle viste e comunque non abita a Palazzo Chigi. Insomma, quanto ancora bisognerà attendere perché su questa vicenda sia resa pubblicamente una doverosa “accountability”? Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

Sulla questione della revoca ad Autostrade ci sono due temi che vanno al di là della valutazione che ciascuno di noi può dare sulla società in questione. Il primo riguarda la certezza del diritto: se è vero, come prevede l’articolo 27 della Costituzione, che la responsabilità è personale un paese interessato a non sputtanare lo stato di diritto, prima di prendere decisioni di questo tipo, dovrebbe aspettare i tempi della giustizia, accertare di chi sono le responsabilità e prendere decisioni non prima dell’accertamento, ma dopo (interessante poi il ragionamento che fa il governo: bisogna revocare la concessione ad Autostrade perché i tempi della giustizia sono lunghi e dato che i tempi della giustizia sono lunghi, mentre togliamo la revoca, allunghiamo anche i tempi della giustizia eliminando la prescrizione). La seconda questione riguarda invece un tema sollevato giustamente ieri sul Foglio da Giacinto della Cananea: in un paese dove le concessioni del governo sono molte togliere quelle concessioni per un capriccio politico rende quel paese sempre meno affidabile. La revoca più importante, nella storia della possibile revoca delle concessioni ad Autostrade, non riguarda quelle di Aspi ma rischia di riguardare qualcosa di più importante: la cancellazione di un altro pezzo della nostra credibilità.

Al direttore - L’errore forse sta sempre nell’aspettarsi che un pensiero intelligente possa risiedere nella testa di un uomo che a quasi sessant’anni si fa ancora chiamare Amadeus.

Lorenzo Rossi Espagnet