Perché bisogna togliere il coltello dalle mani dello Stato imprenditore

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Il consigliere economico per l’emergenza del premier Conte, Mariana Mazzucato, insiste con il suo strabismo antimercato. Bisogna radunare le forze per scongiurare lo statalismo di ritorno, un evento che farebbe al paese più danni della pandemia

di Franco Debenedetti 26.3. 2020 alle 11: ilfoglio.it -lettura3’

“E’ dagli anni ’80 che lo Stato si sente dire che deve mettersi sul sedile posteriore e lasciare il volante in mano alle imprese, lasciarle libere di creare ricchezza, intervenendo solo per risolvere i problemi quando emergono”. Così su Repubblica Mariana Mazzucato, consigliere economico per l’emergenza del premier Conte. E’ da sette anni che la professoressa ci vuole convincere che Internet non l’hanno fatto migliaia di imprese e milioni di inventori, ma un organismo della difesa americana per avere un sistema comunicazione a prova di bombe. Oppure che il touch screen è frutto dello Stato imprenditore perché chi lo ha inventato stava studiando grazie a una borsa di studio pubblica. Il suo strabismo non le consente di vedere che il pil mondiale “dagli anni 80” è cresciuto 5 volte, che la quarta rivoluzione industriale e la seconda globalizzazione hanno tratto dalla miseria estrema più di un miliardo di esseri umani, di constatare che oggi “Capitalism, alone!”: come dice Branko Milanovićc, ci sono solo il capitalismo liberale-meritocratico in Occidente, e il capitalismo politico in Cina e dintorni.

La pandemia le offre l’occasione di aggiornarsi: “Il risultato [di aver messo lo stato sul sedile posteriore] è che i governi non sempre sono preparati e aggiornati per gestire crisi come il Covid-19 o l’emergenza climatica”. Come se, per stare a casa nostra, la sanità non fosse quasi totalmente pubblica, e laddove funziona meglio è dove ai privati è consentito di operare in concorrenza con lo stato. Come se, per guardare agli Usa, la sanità, carente quanto a copertura di tutta la popolazione, non abbia una ricerca medica unica al mondo per dimensione di settore, varietà di imprese, eccellenza di risultati. Quanto all’emergenza climatica, sono i governi che non riescono a trovare un accordo: al contrario ammontano a diverse migliaia di miliardi di dollari le risorse raccolte dai fondi ESG e Impact, che l’industria finanziaria ha creato per rispondere al desiderio di chi vuole che investire i propri risparmi in aziende che adottano politiche sociali e di protezione dell’ambiente.

Facile per tutti criticare i risultati positivi perché non lo sono abbastanza (la Mazzucato in questo non ha bisogno di incoraggiamenti): difficile per alcuni riconoscere, perfino in questa circostanza, l’incapacità dei governi a fare, e l’irresistibile pulsione a impedire che altri facciano. Parla di ventilatori e mascherine: mancano dappertutto, 3 miliardi (sic!) in Usa, secondo il ministero della salute; mentre 3M e Honeywell si sforzano di incrementare la produzione, un gruppo di 15 tecnologi cerca di avviare una propria iniziativa, senza “sovvenzioni pubbliche” (si immagina, dato che per farle non ci vuole rocket science). Ma il governo, secondo quanto scrive il settimanale Reason, chiede 90 giorni per dare il via libera. In Spagna, riferisce ABC, tutte le regioni, indipendentemente dal colore politico, lamentano l’inefficienza e i ritardi del modello di acquisizioni centralizzato (sarà la loro Consip?).

Fin qui déjà vu. Mazzucato disconosce il funzionamento del mercato, il sistema dei prezzi per segnalare carenze e abbondanze, le prospettive di rischi e di guadagni a far da motori di investimenti e innovazioni, in tal modo riuscendo in quello che non è mai riuscito a un sistema di economia centralizzata, per mancanza di informazioni e distorsione politica degli incentivi: su questo ha scritto un libro di successo. Ma è quando parla del dopo che i suoi propositi diventano pericolosi. Dopo la disruption della pandemia, le aziende dovranno tutte, più o meno, modificare il loro modello di business. Avranno bisogno di compensare le differenze tra costi correnti e ricavi svaniti, e sostenere i costi per riavviare la produzione e ricostruire i rapporti commerciali. Solo le banche centrali e le istituzioni comunitarie o federali possono supplire fondi per evitare che l’illiquidità si traduca in insolvenza; sarà compito dei governi applicare criteri perché essi non siano l’equivalente per l’industria di ciò che il “reddito di cittadinanza” voleva essere per i disagiati. I governi avranno “il coltello dalla parte del manico”, scrive la Mazzucato: è vero, e purtroppo non è la sola a pensare che questa sia un’occasione da non perdere. E’ quindi necessario iniziare subito a radunare le forze per scongiurare un evento che farebbe al paese più danni della pandemia. Il “capitalismo liberale-meritocratico” richiede che il governo impieghi gli strumenti che gli sono propri: il coltello non è tra questi. Se del caso, la democrazia è nata proprio per impedire che ne faccia uso.