L’altro schema: isolare i giovani dai vecchi

Categoria: Italia

Non avranno ragione i ministri israeliani e i tecnici inglesi quando dicono che per combattere il virus con efficacia il distanziamento sociale che deve essere imposto è quello tra i più esposti e i meno esposti? Una pista da seguire, anche per il dopo

di Giuliano Ferrara 24 Marzo 2020 ilfoglio.it –lettura 8’

Commenti 8

Il ministro della Difesa israeliano dice che non conta la distanza sociale gli uni dagli altri, ma la distanza dei giovani dai vecchi. E ribadisce quanto detto dagli infettivologi inglesi: l’unica immunità vera raggiungibile in tempi sicuri è l’immunità derivante dall’espansione del contagio alla grande maggioranza della popolazione, salvaguardando coloro che sono a rischio e solo loro. Ora quando queste cose le dicono autorità israeliane o britanniche, uno pensa che si tratta di affermazioni responsabili, e che nei due casi, vuoi per la condizione geopolitica di isolamento degli uni in un ambiente ostile, vuoi per l’orgoglio di una antica e coriacea tradizione degli altri, si tratta di cose legate alla condizione esistenziale di due tra le prime nazioni del mondo. La tradizione è condizione esistenziale nell’isola di Albione, la difesa esistenziale è la tradizione della nazione ebraica in Israele. Solo che questo modo di pensare, per quanto seguito da atti apparentemente contraddittori e omogenei a quelli di altri paesi in quarantena generale, pone un problema anche a noi nei paesi che hanno chiuso tutto e per tutti allo stesso modo.

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Probabilmente Cina, Italia e mondo stanno facendo quel che devono per stroncare l’epidemia o esaurirla con il minore danno possibile. E’ intuitivo oltre che sperimentalmente e teoricamente dimostrabile: un virus che non trova il suo habitat alla fine muore o non si riproduce. Obiettivo: fermare il contagio, impedirgli di espandersi. Quindi chiusure generalizzate, distanziamento sociale. C’è qualche smagliatura dove le norme sono rigorose, ci sono posti in cui le norme sono meno stringenti, e naturalmente comportamenti devianti e pericolosi. Chi più chi meno, abbiamo letteralmente abbattuto, salvo eccezioni di filiera emergenziale e poco altro, e lo facciamo in misura diversa ma convergente, le economie reali, e ci reggiamo in piedi e guardiamo al futuro sperando nel cavaliere bianco della finanza e nella resistenza per sacche di lavoro e produzione. Tutti siamo più o meno nella stessa situazione, per quanto non identica, costi umani etici e d’ogni altro genere ripartiti in modo non eguale ma sulla base di eguali premesse e in vista di analoghe conseguenze.

La premessa generale, naturalmente, è che il mondo può ben sopportare una epidemia di tipo influenzale. E’ un fatto stagionale preceduto e seguito da una forte immunizzazione, in parte per la vaccinazione (che stavolta non c’è), in parte per la diffusione elevata, il famoso gregge che si difende. Se veniamo a sapere che un giovane atleta ha contratto il virus Corona, non pensiamo, se non per stupida suggestione e analogia, che la peste si porta via un altro di noi, pensiamo che se Dio vuole non avrà problemi diversi da quelli di chi ha contratto in passato un’influenza, magari pesante, con febbre e tremori. Quello che non si può sopportare è la diffusione di un virus che può uccidere in misura tragica i più vecchi e malandati.

Nonno sarai tu

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Più in generale, si nota una sproporzione: anche tra chi loda lo slancio che da un certo punto in poi ha portato alle varie chiusure e all’induzione di comportamenti immunizzanti via quarantene sociali su larga scala, anche tra chi è insofferente per strumentali pregiudizi minori e minori ribellismi rispetto alle norme imposte o richieste dall’emergenza, si insinua il dubbio sullo sforzo apocalittico di cento cittadini su cento, senza distinzione, contro un’influenza virale che può avere conseguenze di compromissione respiratoria anche fatali in un numero definito e identificabile di casi, quello dei vecchi e malati. Ci si domanda: ma non avranno ragione il ministro israeliano e i tecnici dell’eugenetica darwiniana inglese quando esortano, non già a “prepararsi a piangere la dipartita dei propri cari”, espressione come al solito lugubremente ludica o retorica di Boris Johnson, quanto a capire che il distanziamento sociale deve essere quello dei giovani dai vecchi, i quali dovrebbero essere solidalmente accuditi e aiutati con la quarantena e il servizio sanitario mentre il mondo anagraficamente in grado di reggere l’impatto del virus, giovane e adulto, si guadagna l’immunità lasciandolo diffondersi al 60 per cento della popolazione?

Forse è una domanda solo teorica, di principio, o forse troppo pratica. Ma è una domanda. E in una temperie di grande disdetta certe risposte facili sono imperdonabili, ma non le domande, che non sono facili né difficili, sono solo domande. Ponendocela, quel che vogliamo sapere è se sia giusto, utile, umanitario che le persone a rischio siano nella stessa situazione delle persone non a rischio, diluendo nel tempo un risultato di immunizzazione che impone a tutti lo stesso comportamento di clausura e isolamento di fronte a un male che non è eguale per tutti, e che presenta veri profili da trattare in emergenza solo per una categoria vasta e venerabile di possibili infettati. Non conosco la risposta. So che dalla risposta dipende la valutazione sull’oggi e sull’immediato futuro, sulla natura e la giustezza delle misure prese fino a ora, sulla possibilità di una gestione diversa e per certi aspetti opposta dell’emergenza, accudendo i vecchi e aiutandoli a separarsi dai giovani e dagli adulti, riducendo la sindrome ospedaliera generalizzata e avvicinando la fine dell’epidemia influenzale da coronavirus con la sua diffusione tra chi può reggerne l’impatto senza conseguenze drammatiche. E so che la risposta non deve essere moralistica, visto che si tratta di introdurre una discriminazione per età nelle procedure della quarantena, e una discriminazione per età è sempre una cosa che in principio è ributtante. La risposta deve obbedire al principio del maggior bene per il maggior numero di vecchi possibile, distinguendo “forse”, ma in quel forse c’è tutta l’incertezza sulla verità della cosa e sulla possibilità di gestirla in questo altro modo, tra i diversi oggetti possibili del contagio. Oggi siamo tutti stretti, vecchi e giovani, in una battaglia di cittadinanza uguale per tutti contro l’espansione del contagio, e qualche risultato positivo c’è stato e si intravede sia nei paesi socialmente e politicamente chiusi sia in quelli aperti, quindi sarebbe difficile cambiare strada in corsa, tuttavia quell’obiezione inglese e israeliana ha dalla sua una specie di senso comune o di intuizione della cosa che non va perso per strada in ragione della sua intrinseca difficoltà.

In77rn

26 Marzo 2020 - 04:25

Al di là del comprensibile moralismo dei commentatori anziani, che si sentono giovani senza esserlo, quanto scrive Ferrara è finalmente la verità più lapalissiana della storiaccia di questo virus. I cinesi dopo aver sottovalutato si son fatti prendere dal panico e reagito loro solito. Noi superficiali e disorganizzati prima o completamente in preda all'ansia e senza ragionare. Bastava isolare i soggetti a rischio e far scorta di ossigeno. Bloccare tutto il paese fin quando quasi tutti saremo passati (sani) per il contagio è una strategia completamente distruttiva. Alla fine sarà il default la vera cura al coronavirus. Vi va bene così? O forse meglio isolare e proteggere gli anziani senza rifilargli i figli infetti da badare? Forse meglio separare i malati in ospedale dai positivi?? A volte ragionare sarebbe utile.

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Rispondialbertoxmura

24 Marzo 2020 - 22:48

Tra le persone decedute per covid-19, il 20% è costituita da chi ha meno di 65 anni. Pur essendo una percentuale minoritaria, essa non è irrisoria. Per poter dire che la nuova malattia è, quanto a sintomatologia, una specie d'influenza, occorre considerare la popolazione di chi ha meno di trent'anni. Mettere in quarantena solo gli ultratrentenni non avrebbe senso alcuno, perché l'economia rimarrebbe bloccata. Non resta che studiare le cause per cui il virus aggredisce di più in certi casi e meno in altri e proteggere le persone a rischio, indipendentemente dalla loro età.

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RispondiCarlo6

24 Marzo 2020 - 22:39

Per arrivare a questo c’è tempo. Non dividiamoci prima di partire e patire. Lamentandoci del tralascio dei costi ridotti alla della sanità non ponderiamo che quei costi sono per gli over e non per gli under che, a statistica, non ne sono interessati finché non diventeranno anch’essi over. Quindi anche quei risparmi fatti e non solo annunciati avevano una logica cinica e bara? La ripartenza dell’economia è, sarà, dovrà essere un fatto inevitabile e necessario che prescinderà dai vecchi separati dai giovani. La ripartenza ci dovrà essere e basta perché è una necessità di vita. Concentriamoci invece nel trovare la debolezza del virus, cercandone un farmaco subito ed un vaccino poi per renderlo più innocuo, ben sapendo che una polmonite ha da sempre ammazzato tanti vecchi e pochissimi giovani. Un consiglio ai vecchi: finché potete non andate in pensione.

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24 Marzo 2020 - 18:52

Cosa c'entra coi giovani e gli anziani? C'entra, c'entra. La globalizzazione, in ogni senso, Il baco è che non includeva quello politico, avrebbe dovuto essere il rimedio al fatto che l’uomo non riesce a star solo nella propria stanza, eliminando i perimetri delle stanze e quelli nazionali. Il Covid-19 ha dimostrato come si trattasse di un sogno, un pensiero che volutamente ignorava il principio di realtà.

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Rispondialdo.vanini

24 Marzo 2020 - 18:48

Per esperienza diretta, ho la massima stima e ammirazione per lo Tsahal, ma nel ragionamento di Naftali Bennett c'è un punto debole. La sua valutazione regge nei grandi numeri della statistica, meno nell'esame di dettaglio. Purtroppo la grande percentuale di decessi riguarda gli anziani ma, con l'esclusione dei bambini (per i quali si avanzano al momento solo deboli ipotesi), i decessi riguardano anche persone più giovani, e non necessariamente con patologie pregresse. Chi, pur giovane, ha passato una brutta polmonite (che pure, per la sua origine batterica, ha terapie di facile portata), sa che non si tratta di una cosa da prendere alla leggera, in particolare in una situazione pandemica. Fortunatamente, l'appello di Bennett ha un valore più psicologico (per convincere al massimo confinamento degli anziani) che pratico, in quanto i miei efficientissimi amici israeliani stanno praticando misure simili alle nostre (con l'aggiunta immediata dei strumenti di controllo dello Shin Bet)..

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Rispondikriszt49

24 Marzo 2020 - 17:49

Tanto è solo un influenza, prende solo i vecchi, muoiono solo i vecchi, sono le risposte frequenti dei giovani alla domanda del giornalista tra i tavoli di un bar all’ora dell’aperitivo nei tempi di coronavirus, riguardante il loro assembramento. Irresponsabilità, strafottenza, ignoranza, menefreghismo, l’esorcizzare una fottuta paura? Non lo so, ma auguro loro di non beccarsi il virus e di non portarlo a casa infettando genitori e nonni, grazie ai quali possono permettersi di bighellonare per locali. Evviva i vecchi e i giovani se li tengano cari! kriszt49

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RispondiSkybolt

24 Marzo 2020 - 19:46

Se non altro perchè senza le pensioni gli aperitivi con cosa se li pagano? Cinicamente suo.

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Rispondicesare battisti

24 Marzo 2020 - 17:09

chi sono i populisti? gli umanisti, quelli che ''salvano vite umane'', come se fossero Dio! Prima salvavano clandestini (da cui ora stanno alla larga), adesso ''salvano'' vecchi e malati che comunque sono destinati a lasciarci comunque! il virus è amico della solidarietà...

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RispondiMedicaid

24 Marzo 2020 - 15:20

Dichiarandole tutta l' antipatia( " diciamo" alla baffino) del passato, dichiaro con altrettanta fermezza: Meglio un anziano come Lei ( lunga vita! ) che un giovane coglione!. Saluti da un contemporaneo.

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Rispondicesare battisti

24 Marzo 2020 - 14:55

mi sembra evidente che è così! Quelli che non volevano confini adesso inneggiano alla Cina Maoista! Quelli che decantavano la globalizzazione oggi esaltano l'orgoglio nazionale! Si sono dimenticati che devono la dignità di un popolo sovrano a chi ha combattuto e morto in trincea. Cioè prima si rinunciava alla vita per la nazione, adesso si rinuncia alla nazione per la vita! E si critica inglesi e israeliani chei ancora adesso antepongono gli interessi della collettività a quelli della individualità ( con la populistica retorica cacasotto del ''salvare le vite umane'' (vite che comunque, se non sono perse quest'anno, lo saranno tra uno o due!).

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Rispondieleonid

24 Marzo 2020 - 12:36

Questo modo di ragionare ,degli inglesi e degli israeliani, è il contrario della democrazia dove, mi sembra , che il voto vale uno per tutti. Se nelle società occidentali e democratiche di oggi , caratterizzate da benessere e ricchezza, ci si caga addosso ,giovani e vecchi, al primo virus un po' cazzuto che arriva , per discriminare fra la popolazione forzuta da quella sfiancata , non mi sembra che siamo messi bene. Comunque auguri a quelli sfiancati!

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Rispondiayler

24 Marzo 2020 - 12:31

Ma perché dovremmo dare retta a inglesi e israeliani?

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RispondiSkybolt

24 Marzo 2020 - 12:16

Bene, ora lo dica a chi parcheggia i figli dai nonni....

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RispondiGiovanni

24 Marzo 2020 - 11:42

Un idea del genere potrebbe in teoria essere vantaggiosa purchè lo stato abbia abbastanza personale per accudire tutti gli anziani. E comunque noi italiani...siamo italiani. In genere noi ci curiamo dei nostri nonni e i nostri nonni si curano di noi, fanno da baby sitter, contribuiscono con le loro pensioni alle spese familiari e spesso, purtroppo fanno le veci di papà e mamma. E noi per uno sporcaccione di virus dovremmo abbandonarli. Queste cose lasciamole fare ad altri popoli. Noi siamo orgogliosamente italiani.