Il sito sponsorizzato da Soros e Rockfeller invita ad abolire la famiglia

Categoria: Italia

La femminista Sophie Lewis ha pubblicato un editoriale su OpenDemocracy nel quale ripropone il suo cavallo di battaglia: abolire la famiglia. E il coronavirus, secondo l'autrice, è l'occasione perfetta

Roberto Vivaldelli -03/04/2020 - 11:49 ilgiornale.it lettura 3’

OpenDemocracy, progetto finanziato da diverse organizzazioni filantropiche statunitensi tra le quali la Ford Foundation, la Atlantic Philanthropies, la Rockefeller Brothers Fund, e la Open Society Foundations del magnate George Soros, che figura anche tra i collaboratori di spicco del sito web di discussione di politica internazionale e cultura fondato nel 2001 da Anthony Barnett, come riporta La Verità, ha da poco pubblicato un editoriale a dir poco controverso curato dalla geografa femminista Sophie Lewis.

Il titolo è a dir poco eloquente: "La crisi del coronavirus dimostra che è tempo di abolire la famiglia".

Per la verità, quello dell'abolizione della famiglia è un mantra che Sophie Lewis porta avanti da tempo. Secondo l'attivista statunitense, occorre ripensare all’idea di gravidanza e di famiglia per arrivare alla vera emancipazione della donna e superare il capitalismo. È la teoria contenuta nel suo libro Full Surrogacy Now: Feminism Against Family (Verso, 2019) – ossia "Piena maternità surrogata ora: il femminismo contro la famiglia" – che propone l’abolizione del concetto stesso di famiglia naturale e il ripensamento della gravidanza tradizionale a favore di una "piena maternità surrogata".

Il delirio femminista sul sito sponsorizzato da Soros e Rockfeller

Nell'editoriale pubblicato su OpenDemocracy, Lewis fa capire che lo slogan "Restate a casa" rappresenta - secondo la sua visione - un problema. Le famiglie nucleari, scrive, "rappresentano il luogo dove ci si aspetta che ci ritiriamo tutti intuitivamente per prevenire la malattia. 'Restare a casa' è ciò che in qualche modo dovrebbe evidentemente mantenerci sani. Ma ci sono diversi problemi con questo approccio" spiega. E quali? "Le persone queer - osserva -specialmente quelle molto vecchie e molto giovani, non sono sicuramente al sicuro lì [casa e in famiglia]". Oltre a evidenziare il problema dei senza tetto, Sophie Lewis rimarca il fatto "la pandemia non è il momento di dimenticare l'abolizione della famiglia". E cita la teorica femminista Madeline Lane-McKinley: "Le famiglie sono le pentole a pressione del capitalismo. Questa crisi vedrà un'impennata nelle faccende domestiche: pulizia, cucina, cura, ma anche abusi sui minori, molestie, stupri intimi con i partner, torture psicologiche e altro ancora".

Che le situazioni difficili in molte famiglie esistano, nessuno lo mette in discussione. Ma il problema non è certo il concetto di famiglia in sé, che il femminismo radicale di Sophie Lewis vorrebbe smantellare. Fa inoltre sorridere questa critica al "capitalismo" quando l'autrice pubblica questo articolo su un sito sponsorizzato con i soldi di Soros, Rockfeller e degli altri ultra-Paperoni. Ma all'autrice il principio di non contraddizione sembra non interessare: "Anche quando la famiglia nucleare privata non rappresenta una minaccia fisica o mentale diretta per le persone - afferma -nessun maltrattamento del coniuge, nessuno stupro infantile e nessun attacco queer - la famiglia privata come modalità di riproduzione sociale continua, francamente, fa schifo. Meritiamo meglio della famiglia. E il coronavirus rappresenta un momento eccellente per esercitarsi nell'abolizione".

La gravidanza come lavoro

Come spiegava Sophie Lewis nel suo ultimo libro la gravidanza dovrebbe diventare un vero e proprio lavoro. "Mi sono trovato ad affermare l’ovvio– spiega –la gestazione era già un lavoro prima che esistesse la maternità surrogata. Quindi, come possiamo costruire una politica che colleghi questi due luoghi di lavoro e creare solidarietà trale gestanti pagate e non pagate?". Perché essere madri "non è una sorta di processo meccanico automatico" ma "una pratica di socializzazione radicata". La cosa fondamentale da capire, prosegue, "èche la maternità è un edificio ideologico molto potente. Esiste un’ideologia molto radicata che ci rende incapaci di comprendere che a qualcuno la maternità potrebbe non piacere".

Secondo l’attivista, dunque, la soluzione è abbandonare le vecchie ideologie e sposare il concetto progressista di "piena maternità surrogata" che si realizza, naturalmente, smantellando la famiglia tradizionale.