Una macchina può sterilizzare le mascherine degli ospedali. Ma la burocrazia blocca tutto

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C’è fame di mascherine in Italia. Lo sappiamo bene. E non mancano solo per i comuni cittadini ma anche per chi quotidianamente è impegnato sul fronte del coronavirus.

3 APRILE 2020 larno.ilgiornale.it lettura2’

C’è fame di mascherine in Italia. Lo sappiamo bene. E non mancano solo per i comuni cittadini ma anche per chi quotidianamente è impegnato sul fronte del coronavirus. Un’azienda ha avuto un’idea che potrebbe essere la svolta per gli ospedali: un sistema per sterilizzare le mascherine, potendole quindi riutilizzare in sicurezza. Non è fantascienza né si tratta di una fake news, come quelle che, a decine, girano sui social network.

La Cisa Group di Lucca, che opera nel settore della sterilizzazione, ha ideato un piano per aiutare gli ospedali italiani. In che modo? Come si legge sul Tirreno si tratterebbe di utilizzare una delle autoclavi utilizzate nelle centrali di sterilizzazione (di cui ogni ospedale dispone per sanificare gli strumenti operatori) in un macchinario in grado di sterilizzare le mascherine, ad una temperatura di 60 gradi (10 in meno rispetto a quella in cui si danneggerebbero) per diverse ore, sufficienti a uccidere il virus. Il risultato è garantito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dal Centro per il controllo delle malattie infettive Usa. Non avremmo una sanificazione a 360 gradi ma un sistema efficace per affrontare l’emergenza coronavirus. Il costo dell’operazione? Una giornata di lavoro di un tecnico (circa 560 euro). L’azienda fa sapere che in una giornata sarebbe in grado di coprire 27 ospedali, mandando un proprio tecnico (ne ha ventisette) in ciascuno di essi.

L’idea è di quelle da prendere al volo. Specie in una situazione come questa. Purtroppo, però, al momento è impantanata nelle pastoie della burocrazia italiana. Il direttore tecnico dell’azienda lucchese, Francesco Crotti, il 12 marzo ha mandato tutte le schede tecniche e le documentazioni necessarie a Roma ma dall’Istituto superiore di sanità tutto tace. Della questione si è occupato anche il senatore Massimo Mallegni (Forza Italia), che ha scritto al premier Conte, al capo della Protezione civile Borrelli, al commissario per l’emergenza coronavirus Arcuri e al presidente dell’Istituto superiore di Sanità Brusaferro. “Nessuno mi ha risposto, ma non mollo”, assicura il politico toscano.