Finanza pubblica alla tedesca, due proposte di Giulio Tremonti per evitare il disastro

Categoria: Italia

“In un momento in cui la Germania pensa di avere solo grandissime virtù e nessun difetto, è per tutti noi in Europa – e certo per l’Italia – arrivato il momento per copiarla”

07 aprile 2020 agi,it lettura 3’

"La Germania ha grandissime virtù e pochissimi difetti, solo qualche volta pone le sue grandissime virtù al servizio dei suoi pochissimi difetti" scrive in un articolo sul Il Sole 24 l’ex ministro dell’Economia dei governi Berlusconi Giulio Tremonti.

Tanto che oggi, “in un momento in cui la Germania pensa di avere solo grandissime virtù e nessun difetto, è per tutti noi in Europa – e certo per l’Italia – arrivato il momento per copiarla”. In che modo? “Si può cominciare partendo prima dalla Kreditanstalt für Wiederaufbau (Kfw) e poi dai Germanbond”, che sono due metodi per affrontare la crisi.

Ma “nel pieno di questa crisi il regime speciale riservato a Kfw – avverte Tremonti – è ancor più inaccettabile per l’asimmetria che si è venuta a creare tra le nuove regole europee in materia di contabilità e di mercato, il formale permanere del privilegio di cui gode Kfw, il limite di operatività che ancora si minaccia contro Cdp S.p.A.”, mentre “in un momento che vede il rigetto di una tra le ultime idee di Europa – l’idea degli Eurobond – è arrivato il momento per un altro esercizio copiativo, questa volta nel campo delle emissioni di debito pubblico” quindi è “il caso di fare esattamente quello che ha fatto finora e continua a fare la Repubblica Federale di Germania”.

Secondo l’ex ministro dell’Economia dei governi di centrodestra, pertanto, in Germania è attiva la Finanzagentur, cioè “una speciale agenzia per l’emissione dei titoli del debito pubblico tedesco” che “agisce come segue: una quota dei titoli pubblici in emissione viene messa all’asta; la quota residua viene invece trattenuta, per un certo periodo di tempo, per essere poi fatta salire al piano di sopra, al piano della Bundesbank e da qui, via mercato secondario, fatta infine risalire al piano della Banca centrale europea”.

Per Giulio Tremonti è perciò “in questi termini, con questo passaggio dal primo al terzo piano, che la Germania fa le sue emissioni”. E si chiede l’ex ministro dell’Economia: “Perché non copiamo questa tecnica, ortodossa e virtuosa per definizione? Perché non ne importiamo – gratis s’intende – il prezioso copyright? Per dovuto omaggio potremmo semmai parlare, se non di Eurobond, di Germanbond”.

Ma per farlo, suggerisce, “dobbiamo solo superare un nostro problema storico. In Italia ancora si danza intorno al totem del “divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia”, un “totem” – scrive Tremonti – che è stato eretto nel 1981 e intorno al quale ancora oggi si sviluppa una danza rituale, nell’insieme un palinsesto di politica, dottrina e prassi scritto in un mondo totalmente diverso da quello che c’è ora”.

Per poi concludere: “Se da un lato la “monetizzazione” dei debiti pubblici via banche centrali è nel mondo prassi crescente e dominante, dall’altro lato e all’opposto l’Italia, senza gli Eurobond e senza la Banca d’Italia, rischia di scivolare verso un non remoto incidente-disastro finanziario, economico, sociale, infine politico. Altre idee copiative seguiranno a breve”.