Due o tre ragioni per diffidare dell’idea del bond patriottico

Categoria: Italia

Se il governo è capace di conquistare la fiducia degli italiani non si capisce perché non possa conquistare quella degli stranieri

di Veronica De Romanis 28.4.2020 ilfoglio.it lettura 3’

Nel Def approvato dal governo, il debito pubblico in rapporto al Pil è previsto salire al 155,7 per cento, circa 20 punti in più dell’attuale livello. Questo incremento è il risultato di un maggiore numeratore (più spese e meno entrate) e di un minore denominatore ascrivibile a un crollo del prodotto interno lordo stimato all’8 per cento. In questa fase di emergenza è normale spendere. Fare debito è non solo possibile (le regole fiscali europee sono state sospese) ma è anche desiderabile. Persino Mario Draghi lo ha raccomandato. Anche perché buona parte di questo debito – 220 miliardi – verrà acquistato dalla Bce. Nella fase di ricostruzione, è cruciale mettere il rapporto debito/Pil su una traiettoria stabile per assicurare che venga finanziato a condizioni sostenibili. Tale necessità è stata ribadita anche dallo stesso governo nel Def che già per l’anno prossimo prevede una lenta discesa (152,7%). Inverdire la rotta di questo rapporto non sarà facile. Sarà necessario agire sulla crescita, e quindi sul denominatore. Ma data la mole monstre di debito accumulata per effetto del Coronavirus, bisognerà intervenire anche sul numeratore.

In questi giorni diversi politici, economisti e rappresentanti del mondo finanziario hanno avanzato proposte. Quella più dibattuta riguarda il ricorso al risparmio degli italiani. Ne ha parlato Matteo Salvini, Giorgia Meloni, ma anche esponenti del M5s e del mondo bancario come l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Il punto di partenza è che è impensabile aumentare le tasse o introdurre una patrimoniale. E fare affidamento solamente alle soluzioni europee non sarebbe sufficiente. Pertanto, la soluzione deve arrivare dall’interno attraverso uno sforzo collettivo che coinvolga tutti. L’idea è convincere i cittadini a comprare un nuovo strumento finanziario – “bond patriottico”– che offrirebbe vantaggi fiscali e rendimenti competitivi. L’obiettivo è aumentare la quota di debito in mano agli italiani e ridurre le tensioni sui mercati finanziari.

Tre punti da mettere in rilievo. In primo luogo, il patriottismo. Ridurre la tassazione su determinati titoli significa registrare minori entrate che andrebbero compensate con emissione di ulteriore debito pubblico. Ma, così facendo, l’effetto ultimo sarebbe creare più debito. Per arrestare questo circuito vizioso, gli italiani dovrebbero avere un elevato spirito patriottico e accettare vantaggi fiscali contenuti al fine di limitare la perdita per le casse dell’erario. In secondo luogo, la propensione al rischio. Per acquistare i bond patriottici, gli italiani dovrebbero vendere eventuali asset stranieri (Bund tedeschi?) in loro possesso e/o attingere ai propri conti correnti. Dovrebbero, pertanto, accettare di ridurre la diversificazione del portafoglio e correre un rischio in teoria più elevato. In altre parole, dovrebbero essere non solo patriottici ma anche risk lover. In terzo luogo, l’equilibrio esterno dei pagamenti. Affinché l’operazione non sia una tantum, ma assicuri che il debito italiano rimanga in mano italiane, è necessario che l’Italia sia in grado di generare un surplus delle partite correnti. In altre parole, il Paese dovrebbe registrare un eccesso di esportazioni sulle importazioni, impresa non facile in una fase di ristagno del commercio internazionale.

Infine, la fiducia. Gli italiani dovrebbero avere molta fiducia in un governo per preferire i bond patriottici ai depositi o ai titoli esteri. Dovrebbero essere convinti che il governo sarà in grado di assicurare la stabilità del debito e che non ci saranno interventi straordinari tipo l’allungamento delle scadenze attraverso un’operazione di ristrutturazione. Tuttavia, se il governo è capace di conquistare la fiducia degli italiani non si capisce perché non possa conquistare anche quella degli investitori stranieri. Ciò garantirebbe un’elevata domanda di titoli pubblici non solo da parte italiana ma anche estera, così da assicurare la sostenibilità del debito. Per ridurre il debito sarebbe meglio attuare una politica di bilancio sostenibile e un pacchetto di riforme convincenti. In altre parole, fare ciò che non è stato fatto fino ad ora. Del resto, pretendere che gli italiani siano patriottici in assenza di un simile programma è chiedere, forse, troppo.