Il caso di Torino, dove 960 beneficiari non hanno mai ritirato il bonus fissato dal governo

Categoria: Italia

Chi aveva diritto ai buoni spesa non li ha usati. C’è chi non ha mai ricevuto i buoni spesa.

di Filippo Merli, 16.5.2020 italiaoggi.it   lettura3’

E poi c’è chi, dopo averne fatto richiesta, non li ha ritirati. Un caso che ha coinvolto Torino, dove il 42% dei voucher emessi dal Comune è rimasto lì. Inutilizzato.

C'è chi non ha mai ricevuto i buoni spesa. E poi c'è chi, dopo averne fatto richiesta, non li ha ritirati. Un paradosso in tempo di crisi per l'emergenza legata al coronavirus. Un caso che ha coinvolto Torino, dove il 42% dei voucher emessi dal Comune è rimasto lì. Inutilizzato.

I buoni spesa sono stati introdotti dal governo per supportare le famiglie in difficoltà durante la pandemia. A erogare i voucher, nel capoluogo piemontese così come nelle altre città italiane, è stata l'amministrazione comunale. Con un'amara sorpresa: 960 torinesi che avevano diritto al sussidio non ne hanno usufruito. E hanno lasciato i buoni spesa sul tavolo degli uffici comunali.

Uno sgarbo per chi, come 8 mila cittadini di Torino, ha fatto richiesta per i voucher e non è riuscito ad assicurarseli perché i fondi governativi, oltre 4 milioni di euro, erano esauriti. Di quelli che sono stati ritirati, invece, ne sono stati spesi poco più della metà.

Alla fine di marzo il premier Giuseppe Conte aveva annunciato lo stanziamento di 400 milioni per i Comuni «col vincolo di destinarlo alle persone che non hanno i soldi per fare la spesa. Da qui nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari».

La somma, distribuita tra i vari enti, era destinata ai cittadini con maggiori difficoltà economiche. Persone singole e nuclei familiari che a causa del lockdown, con le attività sospese, non riuscivano ad assicurarsi neppure i beni di prima necessità.

Anche a Torino le motivazioni dichiarate dai richiedenti dei buoni spesa sono state la perdita o la riduzione del lavoro, seguita dalla sospensione dell'attività: disoccupati e lavoratori con stipendi tagliati in modo drastico.

Negli uffici del Comune guidato dal sindaco M5s, Chiara Appendino, la richiesta è stata esponenziale. Col sito dell'amministrazione preso d'assalto per ricevere informazioni circa il bonus. Secondo i dati pubblicati dal Corriere di Torino, l'homepage, rispetto al 2019, nei mesi di marzo e aprile ha registrato un aumento di utenti unici, passati da 143 mila a 275 mila, e di consultazioni, incrementate da 466 mila a oltre un milione.

Eppure, come sottolineato in commissione dall'assessore comunale all'Innovazione, Marco Pironti, quasi la metà dei destinatari del sussidio non l'ha utilizzato, mentre il 58% dei beneficiari l'ha speso in negozi di vicinato e in esercizi a meno di 400 metri di distanza da casa.

Il caso di Torino, però, non è isolato. Alla fine di aprile anche il Comune di Vigevano, in Lombardia, aveva contato 365 buoni spesa non ritirati. E tramite un avviso sul portale dell'amministrazione aveva invitato i cittadini a prenderne possesso entro 48 ore.

«Sono state presentate 800 domande e altrettanti beneficiari sono stati contattati telefonicamente dando un appuntamento per il ritiro, ma 365 buoni pasto non sono stati ritirati», si leggeva nell'avviso pubblicato dalle testate locali. «Il Comune, pertanto, ha deciso di mettere un termine perentorio di 48 ore per ritirare i buoni spesa. In caso di mancato ritiro i buoni verranno nuovamente ripartiti».

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