Prima la grande crisi e poi il Covid: le case valgono sempre di meno (-25 per cento dal 2011) ma si pagano le stesse tasse di prima
di Andrea Giuricin 6.6.2020 ilfoglio.it lettura 3’
Tra pochi giorni arriva la scadenza Imu, tanto temuta dagli italiani: il 16 giugno,questa imposta dovrà essere pagata dai contribuenti per un importo di circa 11 miliardi. Ma proprio il settore immobiliare ha sofferto in maniera importante la crisi del Covid-19. La paura ha bloccato le visite degli appartamenti e negli scorsi mesi si è praticamente bloccato il mercato delle compravendite. Inoltre, con l’economia in forte affanno, molte attività commerciali faranno fatica a riaprire. Ora sappiamo della forte recessione che ci aspetta e la stessa Banca d’Italia ha avvisato del possibile crollo dei prezzi degli immobili in Italia per il 2020 e 2021.
Per tale ragione è importante ragionare sulle azioni da intraprendere per non fare affondare un settore che ha già registrato in Italia una fortissima sofferenza con una caduta dei prezzi di quasi il 25 per cento dal 2011 a oggi. Il dato è molto preoccupante se studiato anche in funzione dell’andamento del mercato in altri paesi dell’Unione europea. In quasi tutti i mercati, infatti, si è registrata una forte caduta del valore degli immobili tra il 2011 e il 2013, ma c’è stata una successiva ripresa a partire dal 2014. L’eccezione è stata l’Italia, dove si è registrata una continua discesa fino al 2019. La caduta dei prezzi immobiliari ha portato nelle scorse crisi a una forte vulnerabilità del settore bancario, come mostrato dalla stessa Banca d’Italia. L’effetto coronavirus si va dunque a inserire in un contesto complicato ed è per questa ragione bisogna intervenire. La tassazione sul settore ha avuto un ruolo nell’abbassamento dei prezzi immobiliari e sulla distruzione di valore. Come può ora la politica intervenire per rimediare e rilanciare un settore così importante?
C’è da ricordare che il gettito Imu è basato su dei valori che sono quelli del 2011 e non quelli del 2020 ed è per tale ragione che bisogna concentrarsi proprio sull’aspetto fiscale. Il settore immobiliare ha di fatto già pagato ampiamente in questi anni. Oltre all’Imu che nel periodo 2012-2019 è costata al contribuente italiano 183 miliardi di euro, c’è un gettito occulto che non è stato calcolato: la caduta dei prezzi reali degli immobili non ha fatto variare il valore catastale degli immobili. Se teniamo in considerazione questa caduta dei prezzi, si è creato un gettito occulto dovuto alla mancata rivalutazione (al ribasso) degli immobili pari a quasi 50 miliardi di euro nel periodo 2012-2020. Il gettito occulto è andato chiaramente crescendo in funzione della caduta continua dei prezzi degli immobili.
Il coronavirus sta dunque mettendo in crisi un settore che stava vivendo da anni una situazione estremamente complicata. La riduzione dell’Imu, dovuta alla contestuale caduta dei valori immobiliari sarebbe una delle misure da prendere: 11 miliardi di gettito per i comuni italiani sono importanti, ma è assurdo che non si riesca mai a pensare a una riduzione della spesa e si pensi piuttosto a come aumentare le tasse e le imposte.
L’antivirus è il mattone
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Un’altra misura urgente è quella relativa all’introduzione generalizzata della cedolare secca che come ben sappiamo ha un doppio obiettivo: ridurre l’evasione (e quindi avere maggiore equità fiscale) e cercare di stimolare un settore in crisi come quello delle attività commerciali. Agire sulla cedolare non ha solo un effetto sul settore immobiliare, ma anche su quello delle attività commerciali.
Il governo ha dunque ora l’occasione di mostrare come la leva fiscale possa essere usata in maniera intelligente per spingere l’economia in un momento di forte crisi con il beneficio di ridurre anche l’evasione fiscale. E invece, al posto di semplificare e alleggerire, il governo ha preso una direzione opposta: per gli impianti sportivi si introduce un dimezzamento dei canoni di affitto di cinque mensilità per locazioni che riguardano i privati. Non solo un governo che spreca soldi in nazionalizzazioni, ma che si sostituisce ai contratti tra privati, nemmeno fossimo in Venezuela.