L'ex ministra: "Sull'istruzione siamo al disastro, il governo si è preoccupato soltanto dei concorsi, non degli alunni"
Paolo Bracalini -07/06/2020 – ilgiornle.it lettura 3’
Mariastella Gelmini, la scuola italiana è nel caos più completo, le famiglie dopo tre mesi di chiusura delle classi non sanno neppure se e come partiranno le lezioni a settembre.
Lei, da ex ministro dell'Istruzione, che consigli darebbe alla Azzolina?
«È un po' tardi per i consigli oramai il disastro è stato fatto. Ma sarebbe sbagliato prendersela solo con lei. Questo fallimento è sulle spalle di tutto l'esecutivo. La ministra avrebbe potuto almeno cercare la collaborazione del parlamento, che invece anche in questo caso è stato ignorato».
Sembra che l'istruzione di milioni di bambini e ragazzi sia l'ultimo dei problemi del governo. È così?
«Direi proprio di sì Le pare normale che il decreto scuola per l'ordinata (si fa per dire) chiusura dell'anno scolastico sia stato convertito solo ieri? Per settimane è stato bloccato al Senato sull'unico problema di cui ha discusso la maggioranza: la questione del concorso. Ma la scuola non è un ammortizzatore sociale, è un incubatore di futuro per le nuove generazioni. Di questo passo e con questo governo ci troveremo a votare a novembre prossimo un decreto sulla ripresa dell'anno scolastico».
In molti paesi europei le scuole sono già riaperte, perché in Italia è stato considerato impossibile? Non si poteva differenziare da regione a regione, a seconda della situazione dei contagi?
«In Italia si è gettata la spugna troppo presto e lo si è fatto a mezzo stampa vanificando, in parte, l'effettività delle lezioni a distanza: abbiamo riaperto i locali della movida, ma non le scuole. È un elemento su cui dovremmo riflettere. La scuola riguarda 8 milioni di giovani italiani e oltre un milione di dipendenti pubblici. È questione di importanza strategica che Conte e i partiti di maggioranza hanno ignorato, abbandonando fra l'altro le paritarie al loro destino. Sono segnali drammatici: i ragazzi sono tornati a fare sport ma non sui banchi di scuola».
I sindacati della scuola che ruolo hanno in questo immobilismo?
«La risposta a questa domanda è nelle pagine di cronaca di questi giorni: una maestra che meritoriamente supera il lockdown e legge ai suoi alunni le fiabe in un parco, viene presa di mira dal sindacato. È un mondo alla rovescia e una parte del sindacato, penso alla Cgil, ha gravi responsabilità».
Anche i docenti spesso sembrano arroccati nella difesa dei loro diritti sindacali più che in quella del diritto allo studio degli alunni, non le pare?
«Non si può generalizzare, ci sono tantissimi insegnanti che fanno, al meglio delle loro possibilità, il loro dovere, che si sono battuti per far partire prima possibile le lezioni a distanza, che hanno fissato lezioni al pomeriggio per poter consentire a tutti di partecipare. Purtroppo da sola la buona volontà di costoro non basta e non viene premiata. Anzi: viene vista con sospetto».
Per la riapertura a settembre il ministro ha parlato di scaglionamento degli ingressi e di banchi divisi dal plexiglas, le sembrano proposte sensate?
«Sono due cose diverse. Gli ingressi scaglionati, in strutture che non hanno caratteristiche idonee a gestire in sicurezza l'afflusso contemporaneo di tanti studenti, non sono un dramma, anche se complicano la vita alle famiglie. Il plexiglas è invece un brutto incubo, ma voglio sperare che sia stata solo una battuta».
Che voto dà alla Azzolina come ministro?
«Per una questione di stile preferisco non risponderle. Ci sono tanti ministri in questo governo che fanno un mestiere che non è il loro. In questi anni si è distrutto il valore delle competenze, dell'esperienza e questi purtroppo sono i risultati»