“Caro Conte, non fare sciocchezze: sulla via del populismo non ti seguiamo”. Parla Rosato

Categoria: Italia

Il fedelissimo di Renzi avvisa il premier. “La revoca ad Aspi per avere lo scalpo dei Benetton è una follia. Si mettono a rischio pil e occupazione, e pure il governo. Stiamo ancora aspettando sulla prescrizione”

di Valerio Valentini, 10.7.2020 ilfoglio.it lettura 4’

Fa spallucce, sulle prime. "Io, diciamo così, un po' prevenuto lo ero sin dall'inizio", ammette Ettore Rosato. "E la realtà dei fatti, ahimè, mi sta dando ragione". Non ci credeva troppo, il deputato di Iv, luogotenente fidato di Matteo Renzi e vicepresidente della Camera, nella svolta riformista di Giuseppe Conte. "Abbiamo provato a dargli fiducia, sulla base di alcune rassicurazioni che lui stesso ci aveva fornite, e che però si scontrano con le evidenze di questi giorni". La vicenda Autostrade, innanzitutto, e non solo. "Quando decidemmo di salvare il ministro Bonafede e tutto il governo dalla sfiducia al Senato, Matteo Renzi disse chiaramente a Conte: se scegli la politica, noi ci si siamo; se scegli il populismo, non avrà il nostro appoggio. Ecco, su troppi dossier il premier sta imboccando la via del populismo. E noi di Iv su quella via non lo seguiamo".

A cosa si riferisce, onorevole?

"Ci era stata garantita la rapida costituzione di una commissione di vigilanza sulla riforma della giustizia e una modifica della sospensione della prescrizione voluta da Bonafede. Promessa caduta nel vuoto. E poi c'è Autostrade, ovviamente. Usare una vicenda così delicata come quella della revoca delle concessioni come motivo di ricerca del consenso è da irresponsabili".

Conte è minacciato dai veti di Luigi Di Maio e del M5s, che vogliono lo scalpo dei Benetton.

"No. La verità è che Conte condivide nel profondo la posizione dei grillini perché quella è la sua stessa cultura. D'altronde, nonostante qualcuno abbia voluto ergerlo a punto fortissimo di riferimento dei progressisti, ricordo che fu lo stesso Conte, quello del 'non possiamo attendere i tempi della giustizia penale', a definirsi orgogliosamente populista. Ma in questo caso il populismo è un fuoco col quale non si può giocare, perché c'è di mezzo l'economia del paese e migliaia di posti di lavoro, che non possono dipendere dai capricci della propaganda del premier".

Voi, insomma, restate contrari alla revoca.

"Quello della 'revoca' è uno slogan senza senso dietro cui non si vede alcuna strategia. Dopo aver tolto la concessione ai Benetton che ne facciamo dei seimila dipendenti? E tutta la rete autostradale a chi la affidiamo? Ad Anas? Quelli, cioè, del ponte crollato in Lunigiania rispetto al quale, stranamente, non si è sollevata alcuna polemica politica".

Dicono che Renzi vuole difendere i Benetton. Siete amici della casta.

"Al di là del fatto che i provvedimenti a favore dei Benetton, semmai, li ha fatti la Lega quando era al governo col centrodestra, eviterei approcci populisti. Qui non c'è solo in ballo il destino di una famiglia. Dentro Atlantia, che è la società che controlla Aspi, ci sono importanti fondi d'investimento stranieri, impegnati anche su altri fronti in Italia. Non è che, per fare un dispetto ai Benetton, possiamo mettere a rischio gli investimenti nel nostro paese. Lo stato non fa vendette, lo stato fa le leggi e le applica. Da Aspi dobbiamo pretendere un pieno risarcimento dei danni e il rispetto delle loro responsabilità penali e industriali. Non la pubblica gogna".

Insomma avete deciso: uscite dalla maggioranza?

"Noi di Iv restiamo a sostenere un esecutivo che fa il bene degli italiani. Siamo fedeli al paese, e leali a un esecutivo finché si dimostra all'altezza della sfida terribile che ha di fronte. Crescita, lavoro, sviluppo: non propaganda".

Intanto si discute del ruolo di Forza Italia. Romano Prodi dice che far entrare il Cav. in maggioranza non sarebbe male.

"Forza Italia ha fatto la sua scelta: ha deciso di restare ancorata saldamente al centrodestra, stringendo a Roma un patto che vale anche per le regioni e i comuni che vanno al voto a settembre. Ne prendiamo atto. C'è però un elettorato liberale, riformista, vivace, che a quel patto non crede, perché è un patto che sta al servizio del progetto di Salvini e della Meloni, un progetto sovranista e antieuropeista. A quell'elettorato siamo interessati, così come lo siamo, senza ipocrisie, a un pezzo di gruppo dirigente di quell'area, che con noi potrà trovare nuovi impegni e nuovo coraggio".

Parlava del voto di settembre. Ci fa un pronostico per le regionali?

"Vi stupirò dicendo che per la Liguria sono fiducioso, sempre che il Pd la smetta con questo atteggiamento masochista di rincosa al grillismo e a candidati populisti di sinistra, anziché appoggiare il profilo di Aristide Massardo. Nelle Marche, dove si è fatta una scelta intelligente intorno al nome di Maurizio Mangialardi, il fronte riformista ce la farà e affronterà con coraggio le sfide del post-Covid e della ricostruzione".

In Puglia, invece, dicono che il vostro Ivan Scalfarotto farà perdere il centrosinistra.

"A far perdere il centrosinistra sarà il Pd che ha scelto di candidare Michele Emiliano, convinto che per vincere serva una sommatoria di poteri, piccoli o grandi, dall'estrema destra all'estrema sinistra. Anche in Veneto, del resto, la nostra scelta di candidare Daniela Sbrollini si spiega proprio nella voglia di non rassegnarci a una candidatura di testimonianza, rassegnandoci all'idea che il consenso Zaia è inscalfibile".

Tutto questo, ovviamente, a patto che lunedì, in Cdm, non si proceda con la revoca e non venga giù tutto.

"Io spero che nessuno lunedì faccia sciocchezze, in Cdm. Perché le sciocchezze, specie quelle prese nelle vesti di ministro o di premier, si pagano, sul piano politico e non solo".