Ministro del lavoro commissariata dalla CGIL

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Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo (foto LaPresse)

C'è un problema al ministero del Lavoro: i progetti per il Recovery fund sono ispirati dal sindacato di Landini. Il ruolo del segretario generale Tangorra

di Domenico Di Sanzo,8.9.2020 ilfoglio.it lettura4’

L'aria che si respira nei corridoi di Via Veneto, sede del ministero del Lavoro, "non ha niente a che vedere con il riformismo". Questa è la voce che arriva dagli ex renziani del Pd, in un caleidoscopio di mugugni a mezza bocca che arriva fino ai piani alti del Nazareno. Dove preferiscono mantenere il silenzio sul piano per il lavoro che sta approntando la ministra grillina Nunzia Catalfo, che punta a prendersi almeno 20-25 miliardi del piatto ricco offerto al governo in vista del Recovery Plan; il documento che l'Italia presenterà a Bruxelles il 15 ottobre, per accedere ai 209 miliardi di aiuti europei per fronteggiare la crisi economica post-Covid 19.

  

E, insomma, le idee della Catalfo potrebbero aprire un altro solco interno alla maggioranza rosso gialla. Tanto che qualcuno, quasi come se indossasse i panni di un leader del centrodestra, arriva a ipotizzare che la pentastellata, "madrina del reddito di cittadinanza", sia commissariata de facto dalla Cgil. Assimilata alla "sinistra radicale". Che sarebbe incarnata negli uffici del ministero dal segretario generale Raffaele Michele Tangorra. Esperto di welfare e politiche del lavoro, dirigente di lungo corso del dicastero di Via Veneto. Ma anche professore universitario, dal 2004 al 2007, alla facoltà di Sociologia della Sapienza di Roma e collaboratore dell'allora vice ministro dell'Economia Vincenzo Visco nel 2006. Laureato in economia politica alla Bocconi, ma considerato da alcune delle malelingue dei dem come "appartenente a quel background di sinistra radicale, ex direttore generale del ministero del lavoro per l'inclusione e le politiche sociali di certo non con risultati eclatanti". In poche parole: "molto vicino alla Catalfo, sicuramente più vicino a lei che ai riformisti del Pd".

  

Chiacchiere e pettegolezzi che lo vedrebbero nel ruolo di ispiratore supremo del piano che sta preparando la ministra per i progetti del Recovery Fund. Un "piano Catalfo" articolato in quattro capitoli. Si parla di potenziamento del Fondo nuove competenze per la formazione e la ricollocazione dei lavoratori in crisi per il Coronavirus, incentivi per l'occupazione femminile e staffetta generazionale per favorire il ricambio tra lavoratori giovani e anziani. Ma soprattutto c'è il cosiddetto mantra del "lavorare meno, lavorare tutti". Ovvero l'idea della settimana lavorativa di 4 giorni a parità di retribuzione, con parte dello stipendio compensata dallo Stato, a patto che l'azienda accetti di aumentare l'organico.

E' uno dei sogni del grillismo, ma la proposta è ben vista anche dalla Cgil, come volevasi dimostrare. Mentre Confindustria è sulle barricate. Dal Pd ci mette la faccia la deputata Chiara Gribaudo, componente della commissione Lavoro, ex renziana, ora catalogabile tra gli "orfiniani". "Guardi, mi pare che siamo molto lontani dalla risoluzione dei problemi dei lavoratori, la Catalfo non dice nulla su lavoratori fragili, sicurezza sul lavoro, occupazione giovanile". E il piano della Catalfo è in alto mare per quanto riguarda la risoluzione del problema delle politiche attive del lavoro. Per mettere in moto la "seconda fase" del reddito di cittadinanza, quella dell'inserimento nel mondo del lavoro. Nulla sull'Anpal del presidente Mimmo Parisi e sui centri per l'impiego.

  

Gribaudo, dal treno verso Roma, ci saluta così: "Manca una visione e il Pd sta alla finestra, e comunque il reddito di cittadinanza non ha funzionato: l'ha detto persino il presidente dell'Anpal Parisi, ma preferisco non dire altro sull'argomento e su di lui, anzi trovi lei un aggettivo ironico per definirlo".