Tu quoque, Fraccaro? Anche i grillini fanno a fette l'ideologia grillina

Categoria: Italia

Morale : anche i grillini hanno finalmente capito che per non fare troppi danni all’Italia il grillismo più che alimentarlo è meglio nasconderlo

Lettere al direttore Cerasa 16.9.2020 ilfoglio.it

Commenti 1

Al direttore - La mafia: sul Recovery fund troppe condizionalità.

Giuseppe De Filippi

Al direttore - Ho letto ieri, sul Corriere, un’intervista incredibile a Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Direttore, ascolti bene: “Credo sia disarmante cambiare orientamento a seconda dell’opportunità di quel giorno. Chi trasforma un momento di partecipazione in un istituto che serve a legittimare o delegittimare il potere, con strategie e giochi diversi dal contenuto, commette un errore, va verso una democrazia plebiscitaria e tradisce la democrazia partecipativa del referendum”. Direbbe Giulio Cesare: “Tu quoque, Brute, fili mi?”.

Luca Martini

E’ un’intervista fantastica. Fraccaro, in un colpo solo, fa a fette anni di ideologia grillina. Prima accusando i suoi avversari di fare quello che il M5s ha fatto nel 2016 ai tempi del referendum Boschi, ovverosia trasformare un referendum sulla Costituzione in un referendum sul governo, e poi accusando i suoi avversari di fare quello che il M5s ha fatto fino a poco tempo fa, ovverosia scommettere sulla democrazia plebiscitaria per indebolire la democrazia rappresentativa. Il tutto, poi, negli stessi giorni in cui si scopre che (a) alcuni parlamentari del M5s, in Puglia, scelgono di appoggiare alle regionali il candidato del Pd, piuttosto che quello del M5s, e che (b) molti parlamentari del M5s hanno iniziato a mandare a quel paese Rousseau. Morale: anche i grillini hanno finalmente capito che per non fare troppi danni all’Italia il grillismo più che alimentarlo è meglio nasconderlo. Direbbe forse oggi Casaleggio: “Tu quoque, Fraccaro, fili mi?”.

Al direttore - Apparentemente non sembrerebbe esserci nulla di più diverso e distante tra l’ultima fatica letteraria di Ken Follett e le celebrazioni dei 150 anni della breccia di Porta Pia. Ma, appunto, si tratta di mera apparenza. Nell’un caso come nell’altro infatti vi è la riproposizione di stantii luoghi comuni e pregiudizi – il Medioevo oscurantista, violento e teatro delle peggiori nefandezze umane con la gerarchia ecclesiastica immancabilmente dalla parte sbagliata della storia, nel caso di Follett, cui fa da contraltare la gloriosa epopea risorgimentale che portò all’Unità d’Italia e alla fine del potere temporale della chiesa, nel caso di Porta Pia – la cui inossidabilità sembra non essere minimamente scalfita. Il che è oltremodo sorprendente (ma fino a un certo punto) se solo si consideri la mole di studi e ricerche dei decenni passati che hanno avuto il merito di restituire – sulla base di un approccio bollato con sprezzo ideologico come “revisionista” da certa storiografia per troppo tempo egemone in Italia (e non solo), e che al contrario rappresenta la vera essenza del lavoro di ogni storiografia degna di questo nome – di restituire, dicevamo, un’immagine del Medioevo e dell’Unità d’Italia più aderenti alla realtà dei fatti e perciò stesso distanti anni luce dalle narrative ufficiali. E’ grazie a questi studi che oggi si può affermare (ma non sempre si può dire) che l’Unità d’Italia fu in realtà una vera e propria guerra di conquista voluta e finanziata in primis dalla finanza e dalle massonerie d’Oltremanica, che puntavano ad esportare il “modello piemontese” (il Piemonte era di fatto in mano ai banchieri inglesi) in tutta la penisola, con ciò completando l’abbattimento del potere della chiesa. Che poi la perdita del potere temporale fu in realtà benefica per la chiesa e per la sua missione, questo è vero ma è un altro paio di maniche. Tra l’altro, giova ricordare che fra i tanti effetti collaterali di quella guerra ce n’è uno spesso sottaciuto e che ha a che fare con uno degli evergreen della polemica politica, ossia il colossale debito pubblico italiano il cui zoccolo duro risale, guarda caso, a quei fatti. E per quanto riguarda il Medioevo, basti qui ricordare che in quei secoli nacquero, con un influsso decisivo del tanto vituperato cattolicesimo, cosucce tipo il libero mercato, le università, gli ospedali, le cattedrali (tanto amate da Follett), l’agronomia e l’agricoltura, il monachesimo che letteralmente plasmò la civiltà europea, per non parlare dei capolavori della letteratura mondiale tra cui la Commedia, e innumerevoli personaggi che hanno lasciato un’impronta indelebile. Quanto alla violenza e alle guerre di religione (nel cui novero non rientrano le crociate che intanto furono pellegrinaggi armati, e se proprio le si vuole classificare come guerre sarebbe più corretto definirle di ri-conquista, posto che – piccolo dettaglio – i luoghi sacri erano stati prima occupati dai musulmani) il secolo appena trascorso è stato di gran lunga il più orrendo e violento di sempre, ma anche quello più antireligioso della storia: vorrà dire qualcosa? Altro che secoli bui il Medioevo, e anzi sarebbe anche ora di rivedere il nome stesso che già reca in sé un pregiudizio che come tutti i pregiudizi non ha nulla a che vedere con la verità dei fatti.

Luca Del Pozzo

COMMENTI

Francesco Forte su il sussidiario.net ….Che a quel punto diventerebbero, società, anche più facilmente preda di competitor stranieri o, nel caso di Mps, collocabili sul mercato a valutazioni più basse.

Certo. Posso aggiungere una valutazione un po’ “maligna”?

Prego.

Forse finora M5s è rimasto indifferente a questi discorsi perché contava su Pechino. È chiaro che la finanza cinese è pronta a comprarci, non aspetta altro. Il punto è che l’Ue non lo consentirebbe, senza dimenticare che il fatto che l’Italia diventi l’avamposto cinese nel Mediterraneo sarebbe un grosso problema anche per gli americani. Attenzione quindi che non possiamo più immaginare interventi di Pechino. Il debito pubblico e le banche italiane sono quindi soli. E in caso di crisi si potrà contare solo sull’Ue. La maggioranza di governo non potrà ignorare a lungo questo tema.