Dopo 13 mesi Il governo modifica, ma non cancella, i decreti sicurezza di Salvini

Categoria: Italia

con i Cinque Stelle, che hanno provato a frenare sull’ampliamento delle protezioni speciali e sulla necessità di un nuovo decreto per riscrivere quelle norme scritte con la Lega nel governo Conte 1.

Linkiesta, 6.10.2020 lettura 4’

Né porti chiusi, né aperti. Il consiglio dei ministri ha approvato il nuovo “decreto immigrazione” che cambia i provvedimenti del governo Conte 1. Restano le multe alle ong, anche se ridotte a un massimo di 50mila euro. Introdotta la “protezione speciale”

Dopo 13 mesi, il governo Conte 2 ha approvato finalmente uno dei pilastri del suo programma: la modifica dei decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini. Il nuovo “decreto immigrazione” è stato approvato ieri in consiglio dei ministri, dopo un lungo lavoro di mediazione tra le diverse anime del governo. In particolare con i Cinque Stelle, che hanno provato a frenare sull’ampliamento delle protezioni speciali e sulla necessità di un nuovo decreto per riscrivere quelle norme scritte con la Lega nel governo Conte 1.

Dopo i rilievi della Corte Costituzionale e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulle multe fino a un milione di euro per le ong e il divieto di iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo, dichiaro “incostituzionale”, il consiglio dei ministri ha varato un testo composto di 12 articoli.

 

«I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista», annuncia su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Non si tratta però di una “cancellazione” dei decreti Salvini, ma di una modifica sulla base dei rilievi della Consulta e del Capo dello Stato. L’impianto normativo di quei provvedimenti resta, insomma.

Nel testo, il soccorso in mare viene affermato come obbligo costituzionale e internazionale. C’è poi il divieto di espulsione e respingimento di chi nel suo Paese rischia torture o trattamenti disumani, a cui va riconosciuta la protezione speciale, che sostituisce quella umanitaria. E anche il diritto a essere accolti e integrati. Il provvedimento si completa con l’aggiunta degli articoli che prevedono l’istituzione di un nuovo Daspo urbano, sulla scia dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, per tenere lontani i violenti dai luoghi di intrattenimento, l’aumento delle pene per il reato di rissa, e nuove norme per oscurare i siti del dark web.

 

Il nodo più controverso resta quello delle multe alle ong che operano per il salvataggio in mare e che con il decreto sicurezza bis potevano arrivare fino a un milione di euro. Nel nuovo testo, non si incorre in divieti se si opera il soccorso e lo si comunica immediatamente al centro di coordinamento competente e allo Stato di bandiera. Nei casi di inottemperanza e di ingresso forzoso in acque territoriali, l’illecito da amministrativo diventa penale, e la sanzione pecuniaria può andare da 10mila a 50mila euro. Le multe potranno essere comminate solo all’esito di un processo e non a discrezione del prefetto. Ma restano, al di là della somma. Cosa che non piace alle ong, che già parlano della continuità con i decreti Salvini sulla «criminalizzazione dei soccorsi in mare».

«Né porti chiusi, né aperti», è la sintesi del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «ma solo una disciplina più coerente con la Costituzione, la sicurezza e il diritto di protezione dei migranti».

La competenza sul divieto di ingresso nelle acque territoriali di navi battenti bandiera straniera torna al ministero dei Trasporti. Competenza che Salvini aveva spostato invece al Viminale. Il Mit dovrà concertare le proprie decisioni con l’Interno e la Difesa, informato il presidente del Consiglio.

Il Viminale ora potrà proporre un eventuale divieto solo per ragioni di sicurezza pubblica, ma senza vietare l’ingresso alle navi quando le operazioni di salvataggio vengono «immediatamente comunicate alle autorità italiane e dello Stato di bandiera e condotte nel rispetto delle norme di diritto internazionale e delle indicazioni del competente centro di coordinamento dei soccorsi in mare». E qui potrebbero continuare i problemi con le navi delle organizzazioni non governative, che non sono disposte a prendere comandi dalle autorità libiche, non ritenendo la Libia un porto sicuro dove sbarcare i migranti.

Nel testo vengono inseriti poi i nuovi casi di “protezione speciale” in casi di vulnerabilità, violenza domestica, sfruttamento lavorativo, calamità naturali per soggetti che non hanno i requisiti dello status di rifugiato, con la possibilità di trasformare il permesso di soggiorno in permesso di lavoro con l’obiettivo dell’integrazione.

Dopo la stretta dei decreti Salvini sulla qualità dell’accoglienza, ridotta a vitto e alloggio, il nuovo decreto punta sui piccoli centri diffusi nel territorio (sul modello Sprar), reintroducendo i corsi di italiano e la formazione anche per chi ha fatto richiesta di asilo. Torna anche il diritto alla iscrizione all’anagrafe nei comuni ospitanti.

I migranti potranno essere trattenuti nei Centri di permanenza non più 180 giorni, ma 90, rischiando però l’arresto e il processo per direttissima nel caso di danni arrecati al centro. La permanenza è prorogabile di altri 30 giorni quando lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l’Italia non ha sottoscritto gli accordi in materia di rimpatri. Per quanto riguarda i tempi della cittadinanza, il decreto Salvini aveva allungato da due a quattro anni il periodo della richiesta. Nel nuovo decreto i tempi si accorciano a 36 mesi dalla data di presentazione della domanda.