Perché il caso Calenda (a Roma) preoccupa il Pd più del futuro governo

Categoria: Italia

Non ci sarà nessun rimpasto. E nemmeno una verifica, come pure negli ultimi giorni avevano sperato sia Luigi Di Maio sia Matteo Renzi

13 OTT 2020 ilfoglio.it lettura3’

I dem aspettano che il leader di Azione scopra le carte sul

Campidoglio: per avere chiarezza ci vorrà giovedì, quando saranno consegnati i sondaggi. Intanto monta l'insofferenza verso Giuseppe Conte, ma il rimpasto è ormai archiviato

Non ci sarà nessun rimpasto. E nemmeno una verifica, come pure negli ultimi giorni avevano sperato sia Luigi Di Maio sia Matteo Renzi. Anche una fetta del Partito democratico, a dire il vero, puntava a questo stesso risultato e stava cercando di portare dalla sua parte un riluttante Nicola Zingaretti. Insomma, in molti puntavano su quello che veniva definito un tagliando al governo. Ma dopo la chiusura netta di Giuseppe Conte è arrivata anche quella del capo delegazione dem nel governo Dario Franceschini. Morale della favola, si andrà avanti così. Nessun rimpasto e nessuna fase due.

Non ci sarà rimpasto e nemmeno una verifica, dunque, ma nel frattempo aumentano le insofferenze dei democratici nei confronti di Giuseppe Conte, accusato di eccessiva cautela in questa fase della gestione dell’emergenza Covid. Al presidente del Consiglio viene imputata troppa cautela nel prendere le decisioni adatte a contrastare l’epidemia. E questo, dicono al Pd, nonostante una settimana fa Nicola Zingaretti avesse dato al governo una strada da seguire, imponenti nel suo ruolo di presidente della regione Lazio, delle restrizioni a Latina più dure sugli orari di negozi, bar, ristoranti, sugli assembramenti e sullo smart working. “Ma tanto – dicono dalla regione Lazio – tra poche settimane il governo sarà costretto a varare nuove misure e ad applicare il modello Latina”.

A Roma le bocce parrebbero ferme. Il Pd continua ad aspettare le mosse di Carlo Calenda. Domani ci sarà il primo tavolo della coalizione, e lì, dicono i dem, si capirà se l’ex ministro dello Sviluppo economico vorrà fare un gioco di squadra oppure punterà a spaccare tutto e a candidarsi contro il Partito democratico. Ma la verità è che quello di domani non sarà, come sperano i dem, il giorno della chiarezza perché Calenda deve aspettare i sondaggi che gli saranno consegnati giovedì prima di decidere se scendere veramente in campo e come (anche il Pd aspetta sondaggi su Calenda ma sondaggi o non sondaggi il segretario Nicola Zingaretti dice di voler fari coincidere i progetti su Roma di Calenda con quelli del Pd). E nel frattempo sembra prendere piede l’ipotesi di archiviare le primarie. Che, peraltro, non sono state fatte in quasi nessun comune o nessuna regione dove si è andati al voto.

Sempre su Roma c’è da dire che nonostante mesi fa Nicola Zingaretti avesse sperato nella possibilità di costruire un percorso comune con tutta la alleanza di governo, Movimento 5 stelle incluso, è ormai da qualche tempo che il segretario ritiene quella strada difficilmente praticabile. Infatti per Zingaretti un punto è chiaro: a Roma non è possibile fare un accordo con i grillini che nella Capitale hanno il volto di Virginia Raggi. Un autorevole dirigente del Partito democratico spiega così la posizione e i relativi problemi: “Decideranno i tetti d’oro, come dice sempre Nicola, e non è un modo di dire per prendere tempo o glissare. Il fatto è che se parli dei grillini con i nostri a Roma ti senti rispondere un no secco a qualsiasi ipotesi di alleanza con i grillini. Quindi capitolo chiuso”.