Per Conte è più utile l'agenda GentiloniVisco di quella della opposizione BorghiBagnai

Categoria: Italia

E’ falso che il premier Conte non ascolta, non dialoga, non coinvolge le opposizioni. Sul Mes, ad esempio, ha accettato senza riserve la linea Borghi-Bagnai.  

Le lettere del 21.10.2020 al direttore ilfoglio.it

Al direttore - Più che coprifuoco è un fioretto.

Giuseppe De Filippi

Al direttore - E’ falso che il premier Conte non ascolta, non dialoga, non coinvolge le opposizioni. Sul Mes, ad esempio, ha accettato senza riserve la linea Borghi-Bagnai.

Michele Magno

Eppure sarebbe così semplice. Basterebbe ascoltare un po’ meno Borghi e Bagnai (che come sappiamo provano un piacere particolare a giocare con i rendimenti dei Btp: ai tempi del loro governo, lo spread dei titoli di stato italiani a dieci anni era superiore a quello che ha l’Italia oggi, in piena pandemia) e basterebbe ascoltare un po’ di più Paolo Gentiloni (“questo prestito non è soggetto a condizionalità”) e un po’ di più Ignazio Visco (“dal punto di vista economico, vedo solo vantaggi: non si va sul mercato, è un prestito a lunga scadenza, con condizioni buone e la condizionalità è solo quella di spendere i soldi nel settore in cui questo fondo è stato designato”). Il Mes non è un capriccio di chi ama l’Europa ma è un investimento sul futuro dell’Italia. E ogni giorno che passa senza i soldi del Mes è un’occasione in meno per l’Italia di proteggere i suoi cittadini. E’ facile no?

Al direttore - Nel “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da Sars-Cov-2 in Italia-Aggiornamento del 4 ottobre 2020”, a opera dell’Istituto superiore di sanità – è possibile leggere, al punto 10, “Confronto caratteristiche decessi nei 2 trimestri marzo-maggio e giugno-agosto 2020”, quanto segue: “Per questa analisi sono stati selezionati solo i pazienti deceduti in ospedale e nei cui certificati di morte era riportato il Covid-19 tra le cause (si prega di notare il plurale) responsabili del decesso”. Relativamente al trimestre giugno-agosto sono stati analizzati i dati di 164 pazienti deceduti positivi al coronavirus, pari all’11,9 per cento dei deceduti positivi al coronavirus del periodo, con questi risultati, statisticamente significativi a meno dell’1 per mille, ovverosia non imputabili al caso: 1 (uno) deceduto senza alcuna patologia preesistente contro ben 124 deceduti (3 deceduti su 4) con 3 o più patologie preesistenti. Alla fine del Report si informa che “Sulla base delle indicazioni emanate dal ministero della Salute nella Circolare pubblicata il 25 febbraio 2020 (protocollo 0005889-25/02/2020), la certificazione di decesso a causa di Covid-19 deve essere accompagnata da parere dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Per questo motivo, è stato creato un gruppo di lavoro dedicato allo studio delle cause di morte dei pazienti deceduti che risultavano positivi all’infezione da Sars-Cov-2”. Alla luce di questi dati e di queste specificazioni mi domando come si possano così tranquillamente presentare i dati giornalieri dei deceduti positivi al coronavirus come morti di coronavirus. Quando c’è un’epidemia in corso (non è la prima volta, basta tornare all’epidemia di suina del 2009) sembra proprio che la deontologia professionale, non dei soli giornalisti, per carità, anche degli stessi virologi, vada a farsi benedire.

Roberto Volpi

I dati sono interessanti, caro Volpi, ma sul punto non ci schiodiamo e vale la pena di rileggersi il perfetto esempio, su questo tema, fatto dal nostro Enrico Bucci, per capire perché non ha davvero senso insistere su questo argomento: morto con, morto per. Scrive Bucci: “Insistere sul fatto che qualcuno positivo al virus sia morto per le sue pregresse fragilità, equivale a pensare che, nel momento in cui un’anziana signora muore investita sulle strisce pedonali, si discuta del rischio che correva perché era vecchia e malferma, invece che dell’auto che l’ha investita. Morta con l’auto, ma per la vecchiaia”.