Nichilismi. Bettini offre un patto del Nazareno a Berlusconi e Di Maio, ma forse vuole solo dimostrare che nulla ha più senso

Categoria: Italia

Passare dalla proposta dell’alleanza strutturale con i Cinquestelle a quella del grande accordo con Berlusconi è indicativo di quanto ormai, dalle parti del Partito democratico, si navighi a vista

Francesco Cundari, 17.11.2020 linkiesta.it lettura 4’

L’esponente del Partito democratico ha dichiarato che l’apertura di Forza Italia al dialogo con la maggioranza è da sostenere «per chiamare al Governo le energie migliori e necessarie per competenza e forza politica in grado di offrire, insieme a Conte, un punto di riferimento indiscusso all’Italia e alla Repubblica, così scosse e provate»

Il fatto che la stessa persona possa passare dalla proposta dell’alleanza strutturale con i Cinquestelle a quella del grande accordo con Berlusconi è indicativo di quanto ormai, dalle parti del Partito democratico, si navighi a vista. E chiaramente non è un bel vedere.

Dice Goffredo Bettini, in una lettera pubblicata ieri sul Corriere della Sera, che non solo l’apertura di Forza Italia al dialogo con la maggioranza è «un segnale» che va raccolto «senza indugi», ma che si tratta di «chiamare anche all’interno dell’esecutivo le energie migliori e necessarie per competenza e forza politica in grado di offrire, insieme a Conte, un punto di riferimento indiscusso all’Italia e alla Repubblica, così scosse e provate».

Il tempo dirà se quello di Bettini è solo un altro segnale, diretto ovviamente a Silvio Berlusconi, ma forse anche a qualcun altro più vicino, o se gli sia semplicemente scappata la penna, o se magari abbia dato per scontato e dimenticato di verificare che il suo partito la pensasse effettivamente come lui. Insomma, se la lettera bettiniana sia la prima mossa di una nuova strategia politica o un suo personale passo falso, una di quelle che un tempo si definivano «fughe in avanti». Potrebbe essere anche un insieme di tutte queste cose, beninteso: non sarebbe certo la prima volta che una strategia concordata, dinanzi al primo intoppo, viene bruscamente derubricata ad alzata d’ingegno del suo sfortunato ambasciatore.

Resta in ogni caso assai significativo, per non dire pittoresco, che a tendere la mano a Silvio Berlusconi sia il principale ispiratore dell’«alleanza strutturale» con il Movimento 5 stelle. E appare ancor più singolare, per non dire sadico, che Bettini avanzi una simile proposta proprio all’indomani di quei famosi stati generali in cui i grillini si sono già dovuti sentire spiegare, dall’uomo che proprio loro hanno inventato dal nulla (politicamente, s’intende) e incoronato capo del governo dalla sera alla mattina, che bisogna saper cambiare idea, che una volta al governo mica si possono ripetere le fregnacce che si dicevano all’opposizione, che bisogna valutare le conseguenze di quel che si dice (testualmente: «La coerenza delle proprie idee è senz’altro un valore, ma quando governi devi affrontare la complessità, devi studiare bene e valutare tutte le conseguenze delle tue scelte, quindi bisogna avere l’intelligenza e anche il coraggio di cambiarle, le proprie idee, quando ci si accorge che le nuove sono migliori di quelle che avevamo»).

Il fatto che lo stesso partito e anzi la stessa persona possa passare agevolmente dalla proposta dell’alleanza strutturale con i cinquestelle a quella del grande patto di solidarietà nazionale con Berlusconi è indicativo di quanto ormai, dalle parti del Partito democratico, si navighi a vista. E chiaramente non è un bel vedere. Ma il fatto che tutto ciò sia anche solo pensabile, fosse pure per ventiquattro ore, dà pure la misura di cosa siano diventati ormai i cinquestelle, ammesso e non concesso che ne sia rimasto ancora qualcosa (sempre politicamente, s’intende). O forse tutto questo è solo la prova che Bettini, più che un politico, è ormai un filosofo, e per la precisione un filosofo nichilista, deciso a dimostrare una volta per tutte come nella politica italiana nulla abbia più alcun senso, e tutto sia dunque possibile.

Estraneo come sono a ogni forma di populismo e di antipolitica, mi asterrò dal trarne scontate conseguenze circa la natura dell’attuale maggioranza di governo e di un patto di potere che appare ormai indifferente a qualunque opzione politica, e pertanto disponibile a percorrerle tutte.

Certo l’idea di proporre ai cinquestelle un nuovo patto solenne con Berlusconi è particolarmente suggestiva e supera di gran lunga tutte le trovate precedenti, quali che siano retroscena e retropensieri dei promotori. Talmente bella di per sé, da non richiedere necessariamente l’interpretazione più estrema di un nuovo esecutivo con ministri di Forza Italia e ministri grillini seduti fianco a fianco. Basta e avanza l’idea del grande accordo. Un patto che mi auguro sia sottoscritto nelle sedi proprie e ufficiali, dunque nella sede del partito promotore dell’intesa – e cioè, salvo smentita, il Partito democratico – che come tutti sanno si trova a Largo del Nazareno. Un nuovo grande patto del Nazareno, insomma, con tutti leader della nuova maggioranza, da Silvio Berlusconi a Luigi Di Maio, senza dimenticare ovviamente Matteo Renzi.

Ma non è il caso di incaponirsi sulla location. In fin dei conti, se la sede del Pd dovesse risultare sgradita a qualcuno dei contraenti, potrebbero sempre vedersi a Bibbiano.