Salvini azzera tutti i segretari regionali per nascondere il caos della Lega in Lombardia

Categoria: Italia

Nella regione amministrata da Attilio Fontana il passaggio dal vecchio al nuovo partito sta creando rogne su rogne: così Salvini ha deciso di anticipare la transizione. Perplessi i segretari del nord

VALERIO VALENTINI 18.11. 2020 ilfoglio.it lettura4

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Cambiarli tutti pur di poter giustificare quell’unico avvicendamento che davvero si ritiene indispensabile. I veneti, con quella certa autoreferenzialità che li contraddistingue, hanno subito pensato che fossero loro, la pietra dello scandalo: ché non a caso il primo finito sacrificato, in questa giostra, è stato proprio Lorenzo Fontana, che domenica ha annunciato l’addio alla segreteria della Liga. E però lui, coi suoi confidenti, quasi se la ride: “Perché vogliono far pensare che il problema sia il Veneto, mentre tutto lo stravolgimento che avverrà a breve è determinato dai problemi che stanno altrove”. E basta ascoltare i mugugni di Roberto Calderoli, per capire che quell’altrove è proprio la Lombardia.

Perché è soprattutto lì che la transizione dal vecchio partito (Lega nord) al nuovo (Lega per Salvini premier) sta creando rogne su rogne: e se lo sono riconosciuto anche Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, martedì mattina, durante una riunione ristretta non proprio rilassata insieme allo stesso Calderoli, uno che quando i problemi politici s’ingarbugliano intorno alle procedure burocratiche, sempre diventa centralissimo nelle dinamiche di Via Bellerio. E, guardandosi negli occhi, si sono detti che no, le cose così non vanno, in Lombardia. E del resto c’è la cruda eloquenza dei dati, a dimostrarlo. Perché la campagna di tesseramento nel nuovo partito si sta risolvendo in un mezzo fallimento: e non tanto in termini di nuovi acquisti, quanto di travaso dei militanti storici, che la trasformazione del vecchio movimento secessionista in un partito nazionalista l’hanno vista viziata dall’ansia di liquidare un passato che ancora scalda i cuori, lassù.

Il segretario Paolo Grimoldi aveva garantito che almeno l’85 per cento dei vecchi soci avrebbe fatto la nuova tessera, quella “per Salvini premier”. E invece al momento, nonostante la scadenza per l’iscrizione sia stata rimandata prima fino al 15 novembre, e poi ancora fino al 31 dicembre, in regione non si arriva neppure al 70. Colpa del Covid che frena tutto, certo, “ché la nostra gente non è pratica con le procedure online”, si difende Grimoldi, senza riuscire però a evitare il processo da parte di parlamentari e consiglieri lumbàrd, che ormai gli rimproverano tutto, dallo staff che lo circonda fino agli impegni internazionali, dacché, mentre al Pirellone si diffondeva l’isteria per l’ingresso in zona rossa, a inizio novembre, lui se ne stava – in verità invitato dal Gop americano, in qualità di capo delegazione italiano all’Osce – a presidiare il seggio di San Diego, in California, per poi tornare a Milano e sposare le tesi complottiste care a Trump sui presunti brogli democratici. E insomma un avvicendamento viene ritenuto inevitabile, e a tal punto imminente che in parecchi, a Via Bellerio, sospettano che già gli incontri che Salvini ha fissato con consiglieri regionali e sindaci lombardi, tra venerdì e sabato, potranno essere l’occasione giusta per annunciare il cambio della guardia.

 

 

E come se non bastasse la Lombardia, c'è poi il sud a tormentare Salvini. Perché i nuovi adepti del Carroccio sgomitano per avere più spazio, e i commissari padani che il segretario ha spedito in partibus infidelium a civilizzare il meridione, non ne possono più delle beghe locali. E dunque bisognerà cambiare anche lì. L’idea, per come la mente di Calderoli la sta partorendo, è dunque quella di azzerare i vertici dovunque: rimuovere segretari e commissari in carica, e procedere nelle prossime settimane a nominare delle nuove figure, metà segretari metà commissari pro tempore, espressione del territorio, che gestiscano i mesi prossimi, quelli in cui si completerà la transizione degli iscritti verso la nuova Lega e si celebreranno, entro la prossima primavera Covid permettendo, i congressi di sezione, quelli provinciali e poi quelli regionali. Così che, al termine di questo lungo gioco dell’oca, si arrivi a eleggere dei nuovi segretari pienamente legittimati dal voto degli iscritti.

Una prospettiva che per Calderoli è obbligata, per quanto contorta, e che però per tanti dirigenti del Carroccio appare assai discutibile. Specie per quei segretari delle regioni del nord che si vedrebbero rimossi d’imperio, con lo smacco che ne conseguirebbe: e così chi ha avuto modo di sondare gli umori del piemontese Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera, ha percepito tutta la sua perplessità, al riguardo (“ma se Matteo ha deciso così...”), che è poi la stessa del ligure Edoardo Rixi e del trentino Mirko Bisesti, per non dire del friulano Massimiliano Fedriga. E però l’orientamento di Salvini e Calderoli è chiaro: nessuno che abbia altri incarichi di peso nel partito può ricoprire il ruolo di segretario o commissario. Per questo Fontana ha preso la palla al balzo, e appena gli è stata assegnata la guida del dipartimento della Famiglia ha annunciato il passo indietro dalla segreteria della Liga. E ora, per paradossale che sembri, pare essere l’unico che se la ride. Perché lui, dopo un anno passato a fare da mediatore tra Salvini e Luca Zaia (“e non è certo stato facile”), ora può sedersi e guardare: “Ché i problemi, credetemi, sono altrove”.