L'autocritica di Di Maio sul Rdc apre a una riforma del welfare

Categoria: Italia

“Bisogna separare nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione”.

LUCIANO CAPONE 28-11- 2020 ilfoglio.it lettura3’

“Bisogna separare nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione”. Il ministro degli Esteri contesta così alla radice la logica del Reddito di cittadinanza e propone un ritorno allo schema: Rei più Naspi

REDDITO DI CITTADINANZA ANPAL PASQUALE TRIDICO MIMMO PARISI

Tra i dieci punti dell’intervento con cui il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha lanciato dalle colonne del Foglio un patto trasversale per affrontare l’emergenza Covid ce n’è uno di particolare rilevanza, quello su “lavoro e welfare”. Da un lato perché, come scrive Di Maio, “il tema principale per rilanciare il paese è se e come verrà riassorbita la forza occupazionale nel mercato del lavoro e quali saranno le competenze del futuro”; dall’altro perché – seppur in forma non esplicita o forse inconsapevole – c’è un’autocritica su un punto cruciale del proprio operato da ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nel precedente governo gialloverde.

“Già in più di un’occasione ho ribadito la necessità di affinare lo strumento del Reddito di cittadinanza”, scrive Di Maio. Si tratta di un eufemismo non solo rispetto agli interventi che sarebbero necessari, ma soprattutto rispetto a ciò che lo stesso leader del M5s afferma. “Intanto – scrive Di Maio – credo sia opportuno in questa fase ripensare alcuni meccanismi separando nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione”. Non c’è mai stata finora una critica più radicale all’impianto del Reddito di cittadinanza, se non da parte delle forze di opposizione. La prospettiva di Di Maio – separare nettamente lotta alla povertà da sussidio di disoccupazione – è infatti proprio ciò che il Reddito di cittadinanza si è prefissato di superare, unendo tutto in un’unica misura: “Due obiettivi e uno strumento”, secondo la definizione del suo ideatore e attuale presidente dell’Inps Pasquale Tridico, è infatti la logica alla base del Reddito di cittadinanza. E infatti il Rdc ha come obiettivi l’abolizione (o la riduzione) della povertà e la “riattivazione” delle persone nel mercato del lavoro, attraverso il sistema dei “navigator” e delle “norme anti-divano”.

Ora il ministro Di Maio, per la prima volta, in maniera molto saggia, afferma chiaramente che bisogna abbandonare la logica di Tridico per ritornare alla cosiddetta “regola aurea” di Tinbergen, dal nome del premio Nobel per l’Economia, secondo cui per risolvere un problema di politica economica il numero degli strumenti deve essere uguale al numero degli obiettivi: due obiettivi e due strumenti, quindi. In pratica, ciò che suggerisce Di Maio dopo la “rivoluzione” del Reddito di cittadinanza è una “restaurazione”: il ritorno al modello dei governi Renzi-Gentiloni che prevedeva il Reddito di inclusione per il contrasto alla povertà e la Naspi per il sostegno al reddito e la formazione durante la disoccupazione.

Nel passaggio successivo Di Maio aggiunge che “la vera sfida risiede ancora una volta nell’integrare le politiche di welfare con le politiche attive del lavoro, accompagnando il sostegno al reddito con un grande piano di investimenti per lo sviluppo delle competenze”. E’ un’affermazione importante, pienamente coerente con quella precedente sulla separazione tra lotta alla povertà e politiche attive, che però deve partire da una presa d’atto della realtà attuale: il completo fallimento della cosiddetta “fase 2” del Rdc. Di Maio ha investito molto, in prima persona, sull’“inventore dei navigator” Mimmo Parisi: ha sposato il suo progetto, lo ha messo al vertice dell’Anpal, ha partecipato al suo fianco a presentazioni pubbliche come il “kick-off” dei navigator. Ma i risultati sono molto deludenti: non esiste la app che doveva “incrociare domanda e offerta di lavoro” e Parisi è un presidente dell’Anpal a mezzo servizio, incompatibile per il suo doppio incarico in America, in contrasto con il ministero del Lavoro e senza il controllo dell’agenzia che dirige. Mentre i navigator sembrano ormai senza bussola, non si sa bene cosa abbiano fatto finora né soprattutto cosa dovranno fare in futuro: ad aprile scadono i contratti di questi 3 mila lavoratori e nessuno ha a disposizione dati precisi e puntuali per valutare il loro apporto.

L’autocritica di Di Maio su una bandiera del M5s come il Rdc e l’apertura all’opposizione sono senza dubbio segnali importanti, che però dovrebbero cadere su qualcosa di concreto come una riforma del Rdc e un cambiamento radicale delle politiche attive.