Il romanzo criminale calabrese

Categoria: Italia

Si è cercata la mafia a Roma e non si è visto quel che accedeva laggiù. Da venti giorni la Calabria è diventata un mistero

GIULIANO FERRARA 28.11. 2020 ilfoglio.it lettura3’

Da venti giorni la Calabria è diventata un mistero. Il commissario alla sanità salta perché non sapeva che toccava a lui fare il piano per l’epidemia, poi è subito barzelletta sui carabinieri (stavo male, c’è qualcosa di paranormale all’origine della mia dichiarazione eccetera). Scelgono un uomo di partito considerato compos sui, ma subito esce un video in cui dice delle cose stravaganti su mascherine e baci in bocca, figura grottesca e rinuncia. E’ il turno dell’ex rettore della più grande Università d’Europa, sembra fatta ma la moglie non vuole andare a Catanzaro. Arriva un amministratore di Asl di cui si dice che è vanitoso e ha un nome da saga dei Simpson, mah, e nasce una rissa inspiegata tra i partiti di maggioranza, altro passo indietro. Infine un esperto da tutti molto stimato, coordinatore del comitato tecnico nazionale contro il Covid, è candidato al ruolo, chiede cose ovvie come garanzie burocratiche sui poteri e sul suo status, che da pensionato sarebbe deboluccio, e uno staff all’altezza dei guai sanitari della Regione e del suo sistema scassato e opaco, ma il governo non è in grado di dargli alcunché. Con lui cade la quinta pedina.

    

Siamo chiamati a credere a questa amara e surreale canzonatura, che speriamo sia esaurita dalla finale e tardiva nomina di un prefetto. Risate, lazzi, frizzi e lacrime di tristezza in forma di inchiesta sullo stato comatoso degli ospedali e della medicina territoriale. Nel frattempo il presidente dell’Antimafia parlamentare usa espressioni irriguardose verso la memoria della presidente regionale appena deceduta per una grave malattia e verso il comportamento elettorale dei calabresi, tutti si inalberano e la cosa si incaglia lì su un ennesimo pugilato politico di tipo verbale. Un magistrato d’assalto si fa largo con nuove indagini criminali su un pezzo della classe dirigente calabrese. Tra una specie di vaudeville e la cupa riproposizione degli stereotipi su una situazione di radicata corruzione, al massimo si ricava che il governo fa una figura ridicola di impotenza a decidere.

  

E se ci fosse qualcosa di inspiegabile con questi criteri? Se si trattasse di un romanzo criminale? Uomini in fuga o silurati, l’ultimo commissario potenziale che sembra un Dalla Chiesa degli ospedali, scuse abbastanza risibili, trionfa il non detto. L’impressione è che ci sia un altro potere che decide o blocca ogni decisione, e che questo potere sia quello della ‘ndrangheta. La spesa sanitaria impazzita e inefficiente, in una zona di strane ricchezze recenti e di antica povertà, in un luogo topico dell’omertà e del deep state governato dalla criminalità organizzata, un posto dove si trova un giudice che manda ai domiciliari dopo cinque giorni di galera un tipo che ha ucciso come un cane un immigrato alla ricerca di lamiere arrugginite in un posto abbandonato, una regione dove l’ex ministro dell’Interno, di Reggio Calabria, si presenta nelle Marche.

  

Si è cercata la mafia a Roma, un ludibrio, ci balocchiamo con Ostia lido e con i Casamonica per case ridondanti e funerali in stile sinti, facciamo teatro in lungo e in largo su criminalità tutto sommato minori, ma stranamente non vediamo oltre la cortina fumogena del surrealismo e del grottesco quando abbiamo sotto gli occhi una Regione di altissima densità e organizzazione criminale, quando è in ballo la gestione di un bilancio spropositato, dieci volte quello del porto di Gioia Tauro, che te lo raccomando. Ci sono misteri futili che diventano romanzi scritti da magistrati, e c’è un romanzo che nessuno scrive e ha tutta l’aria di un racconto criminale.

Chi blocca la nomina di un commissario in quella regione italiana benedetta e maledetta da Dio?