Il Pd spera in un “probabile Conte ter” per placare il senatore Renzi

Categoria: Italia

Zingaretti: “Va rafforzata la maggioranza attorno a Conte”. Marcucci: “Serve un nuovo accordo di legislatura sul programma”

DAVID ALLEGRANTI 05.1. 2021 ilfoglio.it

“Se si arriva alle dimissioni delle ministre, Conte ha chiuso”, dice al Foglio il presidente di Italia viva Ettore Rosato, secondo cui “in settimana” le dimissioni potrebbero arrivare.

La “crisi”, o quel che sarà, procede. Matteo Renzi sta cercando di piegare Giuseppe Conte, il Pd – che ieri ha riunito la sua segreteria – aggiusta il tiro con l’avanzare dei giorni. “L’obiettivo era ed è quello di un rafforzamento della maggioranza attorno al Presidente Conte e, come avevamo deciso insieme, il varo di un ‘patto di legislatura’ per dare alla maggioranza una visione definita ed unitaria del cambiamento necessario all’Italia”, dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell’incontro: “La parola d'ordine è costruire, contribuire ad aprire una fase nuova insieme. Rimaniamo contrari a posizioni politiche che risultano incomprensibili ai cittadini e rischiano di aggravare il distacco tra società e istituzioni e che nel nome del rilancio rischiano di destabilizzare la maggioranza di governo”.

Più tranchant la posizione del capogruppo al Senato Andrea Marcucci, che al Foglio dice: “Conte deve cominciare ad affrontare la situazione e a trovare un nuovo accordo di legislatura sul programma. I nodi sul tappeto sono noti: un Recovery Plan efficace con il ruolo centrale per il Parlamento, investimenti sanitari adeguati alla situazione, il trasferimento della delega sui Servizi ed una campagna di vaccinazione velocissima”. In sostanza, l’Agenda Renzi.

 

Quale sia il punto di caduta, è ancora da capire. Ma nelle correnti del partito di Nicola Zingaretti, da Base Riformista ai Giovani Turchi, prevale l’impressione che all’orizzonte non ci siano le urne bensì un Conte ter. Negli ultimi 50 anni (1971), osserva il professor Francesco Clementi, solo Giulio Andreotti (7), Aldo Moro, Mariano Rumor, Amintore Fanfani (5) e Silvio Berlusconi (4) sono stati titolari di più di due governi. Conte entrerebbe dunque diritto in una classifica speciale. Dalle parti di Base Riformista – zona Lorenzo Guerini e Andrea Romano – il Conte ter viene visto come l’ipotesi più probabile: stessa maggioranza, nuovo governo. Altro che responsabili, insomma.

Ma i gueriniani non sono gli unici a pensarla così. “I responsabili non esistono come non esistono le elezioni”, dice al Foglio un membro del governo Conte (non di Base Riformista) che un tempo sosteneva Renzi: “Finisce con un Conte Ter per mancanza di alternative. Renzi incassa il casino, toglie la delega sui servizi a Conte e si prende almeno un ministero di peso. Renzi preferirebbe un altro presidente ma è oggettivamente una strada strettissima. Posto che il Pd non potrebbe non starci, il rischio è grosso rispetto ai numeri attuali in Parlamento”. Questo percorso non può che prevedere una qualche forma di consenso, anche tacito, da parte del Pd.

Come fanno notare ambienti parlamentari del Pd più vicino al presidente della Repubblica, “al dunque il Pd è il partito di Mattarella. Se quindi Mattarella dice di evitare lo scontro Conte-Renzi senza schiacciarsi su uno dei due, il Pd fa da corazziere”. Segno, evidentemente, che questo passaggio tra il Colle e il Pd c’è stato. Perché l’esigenza di non schiacciarsi né su una parte né sull’altra sembra proprio essere la linea del vertice pd: “Siamo convinti che affrontare con efficienza la pandemia, aprire una stagione di rinascita e investimenti per il lavoro e l’economia sia doveroso e possibile con un impegno collegiale”, dice Zingaretti, “e senza rotture all’interno della maggioranza che inevitabilmente ritarderebbero l’attuazione di politiche utili al paese”.