La rabbia del M5s: "Conte non ci coinvolge sul Recovery e va in cerca di responsabili"

Categoria: Italia

La riunione a Palazzo Chigi tra il premier e i ministri del Pd fa esplodere i malumori. Buffagni: "Noi siamo dispersi?". Gli strali contro Bonafede e Crimi. La faida interna tra Patuanelli e Fraccaro. Forciniti: "Diremo sì anche alla Boschi?". Dieni: "Allucinante che ci si affidi agli Scilipoti. Dalla padella alla brace"

VALERIO VALENTINI 06.1.2021 ilfoglio.it lettura3’

Ad accendere la miccia, chissà quanto inconsapevolmente, è stato Stefano Buffagni. Che a ora di pranzo, dopo una rapida occhiata alle ultime notizie, ha rilanciato in chat le agenzie che raccontavano di un vertice in corso a Palazzo Chigi sulla nuova bozza del Pnnr. A discutere del Recovery plan, insieme a Giuseppe Conte, ci sono i ministri Enzo Amendola, Roberto Gualtieri e Peppe Provenzano. Tutti e tre del Pd. "E noi? Dispersi", scrive, a commento, il viceministro dello Sviluppo economico grillino. Uno sfogo estemporaneo? Il tentativo di aizzare gli animi? Chissà. Sta di fatto che tanto basta a far esplodere i malumori e le psicosi, nella polveriera del M5s.

E così passano appena pochi minuti e Francesco Forciniti, deputato calabrese, con un messaggio riassume il senso dello scoramento della truppa rispetto alle trattative in corso intorno alla crisi di governo, e alle richieste che Matteo Renzi e il Nazareno rivolgono al premier. "Figuratevi se i nostri capi diranno 'no'... Visti i precedenti - scrive Forciniti - temo che ci sarà un nuovo governo ancora più a trazione IV-PD, sempre più centrista, moderato e democristiano, con un programma politico che magari prevede altre giravolte storiche per noi tipo attivazione del Mes e ridimensionamento del Reddito di cittadinanza, magari con la Boschi dentro... E chi ci rappresenta al tavolo delle trattative dirà sì a patto di mantenere giusto quelle 3-4 caselle che gli interessano".

Il risentimento generale è nei confronti di Alfonso Bonafede e Vito Crimi, innanzitutto. Di coloro, cioè, che dovrebbero tutelare gli interessi del Movimento in questa baruffa d'inizio anno sull'orlo della pandemia. E invece l'uno, "capodelegazione che sa solo delegare", viene considerato troppo molle perché troppo succube di quel Conte che gli fu professore ai tempi di Firenze; e l'altro, reggente a tempo che da troppo tempo nessuno più regge dentro il M5s, è un assente ingiustificato al tavolo delle negoziazioni. Questo, almeno, è il ritratto che del Guardasigilli e del capo politico fanno i parlamentari grillini.

Poi ci sono i ministri e i sottosegretari. Che in verità se la prendono anche con Conte. "Non ci considera, non ci coinvolge", si sfoga un rappresentante di governo grillino. L'ultimo sfregio, appunto, la riscrittura del Recovery. Nella "cabina di regia" inizialmente c'era Stefano Patuanelli, come rappresentante del M5s. Poi alcuni suoi colleghi hanno animato la sommossa interna. "Perché proprio il responsabile dello Sviluppo - hanno iniziato a protestare gli eletti a cinque stelle - che guarda caso è un contiano di ferro?". Luigi Di Maio soffriva a stare nell'ombra; Riccardo Fraccaro temeva che Patuanelli perorasse solo la causa del Piano 4.0 a scapito del Superbonus, di cui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio rivendica la paternità, e così ha iniziato a sgomitare pure lui. Da Palazzo Chigi, per evitare di finire sulla graticola, hanno lasciato che la rogna della modifica del Pnrr se la prendesse il Mef. E così, nelle ultime due settimane, a lavorare sul dossier sono stati Gualtieri con Amendola e Provenzano. "E noi?", si lamentano allora i grillini. Perfino quelli di stanza a Via XX Settembre,come Laura Castelli e Alessio Villarosa, lamentano una mancanza totale di coinvolgimento. "Eppure le nostre richieste di modifica sono numerose e impegnative", scandiscono ministri e sottosegretari del M5s. "Ma nessuno sa se e in che misura sono state accolte".

E non basta. Perché ad agitare il malessere delle pattuglie parlamentari è anche la tentazione dello showdown in Aula che solletica Conte, e la connessa spasmodica ricerca di un manipolo di senatori con cui rimpiazzare Italia viva. "Le mie fonti mi dicono che la caccia ai responsabili è ancora in corso", sbotta in chat Federica Dieni, deputata ed esponente del Copasir. "E' allucinante. Vogliamo davvero affidarci a un gruppo di Scilipoti? Così passeremmo dalla padella alla brace".