C'è un pezzo di Pd che lavora al Conte ter con Renzi e i responsabili

Pontieri al lavoro se il premier non dovesse avere la maggioranza martedì in Senato. Ma c'è il no dei grillini e di Palazzo Chigi. Lo spauracchio del voto si allontana dal Nazareno

SIMONE CANETTIERI 15.1. 2021 ilfoglio.it

Zingaretti: "Matteo è inaffidabile". Orlando: "Non deve essere più l'ago della bilancia". Le sfumature di Guerini e Franceschini. Un'ex ministra dem: "Un governo a tutti i costi anche se ci fa vomitare, non possiamo lasciare il paese alla destra"

Nico’, dacce la linea. E dopo una giornata pazzoide Nico’, cioè Nicola Zingaretti, il segretario del Pd, partito che da sempre fa titolo quando si divide e che per costituzione vive su più linee, se va bene parallele, manda il seguente dispaccio: “Renzi è inaffidabile, la crisi va evitata così come le elezioni, a cui però a volte ci si arriva proprio perché è impossibile ricomporre il quadro”. Avanti dunque con la caccia ai responsabili“ alla luce del sole e senza vergognarsene”, come aggiunge Dario Franceschini in un raro momento di epifania. Perché, in queste occasioni da sempre il capo delegazione del Pd, è introvabile, impalpabile.

Tre metri sotto al cielo delle trattative, pronto a far capolino all’improvviso e magari con colpi impossibili: cucù. Ma è presto. Adesso c’è Conte da puntellare. E anche in fretta. Dunque o Giuseppi o morte (cioè il voto)? I ministri del Pd, violentissimi contro l’ex segretario Renzi, sono su questa linea. Così come il segretario del Nazareno. Il quale l’altra sera, a dimissioni delle ministre di Iv accettate dal premier, si è unito al coro social diretto da Rocco Casalino: #avanticonconte. Una pioggia di tweet pesanti di tutti i ministri del M5s e del Pd, eccetto uno: Lorenzo Guerini che si è astenuto dalla grancassa (così come tra i grillini lo ha fatto Luigi Di Maio, altro protagonista da seguire). E proprio il ministro della Difesa, leader della corrente Base riformista che al congresso ha preso il 14 per cento ma che tra i parlamentari conta molto di più, ha placato le truppe in sommossa spiegando che il vertice con Zingaretti e gli altri era andato bene: “Abbiamo tenuto posizioni in sintonia con il segretario, ma con un invito a non esasperare toni, accenti e posizioni”. Si torna sempre lì.

Allo spauracchio del voto anticipato. A una sconfitta certa. “A regalare il Paese, il Recovery, la presidenza della Repubblica alla destra. Dobbiamo fare un governo anche se ci fa vomitare”, dice un’ex ministra che milita in Base riformista. E se dunque Guerini dopo pranzo riferisce di aver detto a Zingaretti che “non bisogna usare il tema delle elezioni come minaccia senza negarne l’eventualità”, in serata queste sfumature si dissolvono. E vanno verso un’unica tonalità. Quella del segretario. Perché? “I responsabili ci sono”, dicono dal Pd. E dunque l’importante è che Renzi non sia “più indispensabile”, come auspicato di prima mattina anche da Andrea Orlando, il vicesegretario, l’anima diessina.   La finestra potrebbe essere il Conte ter: dimissioni di Conte, consultazioni lampo, dentro di nuovo Iv più i responsabili. Opzione che non piace al premier e nemmeno ai grillini.

Tutti a fare a scouting. Tutti al telefono. Tutti a chiamare e far chiamare i renziani perplessi, quelli che “Matteo questa volta ha toppato”. E di voci così, dietro promesse d’anonimato dentro Iv, ce ne sono tante. Per essere il primo giorno di crisi si va sull’altalena con un dolce finale. Si era partiti la mattina con la nota durissima “o escono i responsabili o c’è solo il voto” e si termina con la parola voto che viene sbianchettata e con la sicurezza che i numeri ci sono. “Sì, ce li dovrebbero avere”, conferma dall’altra sponda Maurizio Gasparri, uno che vorrebbe rimandare – citiamo testuale – “Bettini in Thailandia”, altro che soccorso azzurro. In attesa della conta in Aula e dunque della prova del budino, per dirla con Massimo D’Alema altro sponsor maximo di questi giallorrossi, il Pd ieri sera viveva momenti di serenità. Senza drammatizzazioni, senza divisioni tra l’ala ex comunista da sempre logorata dal demone della scissione e della vendetta magari all’opposizione e quella più soffice dei figli del bianco fiore. Abituati a manovre d’Aula e trattative spericolate. Perché “a questo paese serve un governo”, come dice Franceschini, facendo capire che deve essere con il Pd al comando.

Nell’analisi della situazione sempre Orlando ha spiegato ai vertici del suo partito che se la “sostituzione” andrà a buon fine, se insomma Conte continuerà la sua corsa senza problemi, la squadra “dovrà diventare più autorevole”. E magari entrerà proprio Orlando oppure Bettini o magari uno tra Andrea Marcucci e Graziano Delrio, i due due capigruppo che vedrebbero comunque un futuro per questa legislatura anche senza Conte. Il pensiero proibito che (quasi) tutti fanno nel Pd senza bisogno di dirlo apertamente. Semplicemente perché al momento il problema sembra non porsi

Commenti   

#1 walter 2021-01-15 16:34
COME CAMBIANO I TEMPI: UNA VOLTA GRILLO OFFENDEVA CLEMENTE MASTELLA E ORA IL M5S E' APPESO AI SUOI VOTI – IL VIDEO DELLO SPETTACOLO IN CUI "L’ELEVATO" VOMITAVA IRONIE E DISPREZZO SUL CEPPALONICO: “MASTELLA DOVREBBE LASCIARE LA POLITICA E INVECE HA FESTEGGIATO 30 ANNI IN PARLAMENTO PERCHÉ È 30 ANNI LÌ A NON FARE UN CAZZO, PAGATO DA NOI. COME ABBIAMO FATTO A RIDURCI COSÌ?” – LA RETE SPUTTANA BEPPE-MAO: “DA NON CREDERE CHE DOPO AVER DETTO TUTTE QUESTE COSE I 5 STELLE HANNO IL CORAGGIO DI LECCARE IL CULO A MASTELLA” – Antonio Amorosi per affaritaliani.it
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