Il grande sonno. Il Pd esca dal lutto se non vuole consegnare il governo a Salvini

Categoria: Italia

Il ruolo preponderante assunto dal leader leghista è anche conseguenza del fatto che è l’unico a svolgerne uno. Sarebbe ora che i democratici si dessero una sveglia, se non vogliono scomparire insieme ai grillini

Francesco Cundari, 22.2.2021 linkiesta.it lettura3’

Matteo Salvini dice che bisogna riaprire le palestre e cacciare Domenico Arcuri. Qualunque cosa si pensi nel merito delle sue proposte – prima di riaprire le palestre bisognerebbe senza dubbio pensarci bene – è evidente che sin dalla nascita del governo Draghi il leader leghista ha assunto un ruolo preponderante, ben superiore al suo effettivo peso politico. Di fatto, la voce del Capitano è l’unica che si senta, e per una ragione banalissima: che gli altri non sembrano avere niente da dire. Perlomeno, non sulle principali questioni che riguardano tutti gli italiani (tra le quali non rientrano, occorre precisare, il prossimo impiego di Giuseppe Conte, il destino della coalizione giallorossa, il suo eventuale coordinamento parlamentare e l’esatta conformazione con cui si presenterà alle prossime elezioni amministrative).

Sulle questioni decisive, vale a dire su come frenare i contagi, accelerare le vaccinazioni e organizzare la vita economica tra aperture, chiusure e risarcimenti (sì, sarebbe già un piccolo segnale di speranza se la smettessimo tutti di chiamarli «ristori»), le forze della vecchia maggioranza appaiono a dir poco disorientate. E soprattutto mute.

Tace il Movimento 5 stelle, squassato dalle divisioni interne, mentre espelle, non si capisce bene per decisione di chi, tutti i parlamentari che hanno votato secondo la linea – o Conte o le elezioni – esplicitata dall’allora capo politico Vito Crimi solo poche settimane prima (e a dire la verità anche dai vertici del Pd). Come ha osservato sul Foglio Luciano Capone, ci sarebbe comunque la possibilità di chiedere l’annullamento del voto su Rousseau, sia per il quesito evidentemente «suggestivo», sia per la tempistica (non essendoci nemmeno le 24 ore di preavviso previste dallo statuto), entrambe decisioni di Vito Crimi che i dissidenti potrebbero portare davanti al comitato di garanzia, presieduto da Vito Crimi.

Ma ho l’impressione che il responso non sarebbe molto diverso da quello emesso sabato dal collegio dei probiviri che ha decretato a maggioranza (due su tre) l’espulsione dei parlamentari contrari al governo Draghi, dove il secondo e decisivo voto a favore dell’espulsione è stato quello di Fabiana Dadone, ministra del governo Draghi. Insomma, per quanto riguarda i cinquestelle, forse se per un po’ non parlano affatto è meglio pure per loro.

Le cose non vanno però molto diversamente dentro Liberi e Uguali. Qui infatti Sinistra italiana ha colto la palla al balzo per rompere il secondo equivoco su cui si reggeva la sua convivenza con Articolo Uno-Movimento democratico e progressista (essendo il primo, evidentemente, legato al fatto che nessuno si ricorda mai chi si nasconda dietro quel nome), e cioè la fittizia unità politica tra il piccolo partito di Nicola Fratoianni, tornato all’opposizione, e il partito virtuale di Pier Luigi Bersani, rimasto in maggioranza, ma tutt’altro che entusiasta.

Starebbe dunque al Pd prendere l’iniziativa e dire qualcosa. E possibilmente qualcosa di più significativo dell’esortare Mario Draghi a mostrarsi europeista e atlantista, come se non lo avesse detto prima lui. Il problema è che il vertice del Partito democratico, a quanto risulta anche dalla consueta raffica di scoppiettanti interviste, articoli e manifesti partoriti da Goffredo Bettini, sembra ormai deciso a far seppellire la sua intera organizzazione insieme con i resti terreni del Movimento 5 stelle, come gli schiavi impiegati nei lavori per la tomba di Alarico.

Capisco il loro dolore e so che l’elaborazione del lutto è un processo che richiede tempo e pazienza – proprio come la guerra, secondo le famose parole del generale Kutuzov – ma anche loro si sforzino un pochino di capire noialtri: nel bel mezzo di una pandemia, con un paese in ginocchio dal punto di vista economico, sanitario e sociale, stremato da un anno di sacrifici, tempo e pazienza sono beni estremamente scarsi.