A colazione da Draghi, il primo cdm di mattina. Giallo sui ristori: Mef in alto mare

Categoria: Italia

Il debutto delle squadra di Forza Italia e della Lega. Con Salvini che passa la giornata a dire: "Aprite tutto". Intanto il premier cerca tre esperti su sanità, economia e affari legali

SIMONE CANETTIERI 22.2. 2021 ilfoglio.it

Primo consiglio dei ministri del nuovo premier per prolungare il Dpcm. Al termine né dirette social né conferenze stampa. Slittano i rimborsi per imprese e partite Iva

DRAGHI PREMIER CDM COVID-19

“Altro che cena, oggi pranziamo pure!”. Davanti a Palazzo Chigi gli operatori delle tv e dei siti, categorie con le quali non si può non essere solidali per il lavoraccio che fanno, non ci credono. Un Consiglio dei ministri alle 9 di mattina. Dopo mesi, anzi un anno, di riunioni notturne, accompagnate da interminabili fughe di notizie, poi smentite, mediazioni, veline ai giornalisti (in gergo: “Fonti”) e, dulcis in fundo, dirette Facebook dell’allora premier Giuseppe Conte. Ecco, ieri mattina per prorogare le misure anti covid Mario Draghi ha suonato la campanella alle 9.55. Cdm terminato alle 11.25. Novanta minuti. Senza recupero né tempi supplementari.

Il debutto dunque operativo del governo è lontano dal “favore delle tenebre” a cui il precedente esecutivo aveva abituato un po’ tutti. Con la convinzione di Rocco Casalino che certe scelte dovessero essere prese di sera, tarda sera, e poi magari sparate in una bella diretta social con aggancio delle tv per raggiungere più persone possibile. Sparisce così la mediazione già vista (anticamera di tanti decreti licenziati salvo intese) per arrivare al “cotto e mangiato”.

A parziale smentita dell’aforisma sull’attesa del piacere che è essa stessa l’attesa del piacere. Anche perché di mezzo qui ci sono i dpcm, roba poco sexy. E dunque il Consiglio dei ministri inizia scacciando il primo problema: sui sottosegretari, ambitissimi Gronchi Rosa rimasti ai politici in questo governo semi-tecnico, la situazione è in alto mare. Meglio rinviare. Si entra nel vivo: le chiusure, la proroga del dpcm e di tutte quelle norme che saranno allungate fino al 27 marzo.

Il ministro della Salute Roberto Speranza, che fu la sentinella dell’allarme, ribadisce in poche parole quanto ormai sostiene da mesi, almeno dalla seconda ondata: “In considerazione dell'evolversi della situazione epidemiologica, non possiamo abbassare la guardia”. E dunque fino al 27 marzo, “su tutto il territorio nazionale”, ci sarà il divieto di spostarsi tra diverse regioni o province autonome. Salvi comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute. La novità riguarda la stretta, la prima stretta di Draghi, nelle zone rosse dove “non sono consentiti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute”. Al contrario che per le gialle e le arancioni. Dunque i colori rimangono.

Ma questo è anche e soprattutto il debutto di chi fino all’altro giorno stava dall’altra parte della barricata ed era pronto, puntuale e instancabile, a smontare tutti i provvedimenti del governo: insomma Forza Italia e Lega. Renato Brunetta, che è ritornato a occuparsi della Pubblica amministrazione, rilancia l’idea di circoscrivere a comuni e province le zone rosse, con interventi mirati. Il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini che è rimasto al suo posto in quota Pd-Quirinale, gli risponde con il garbo di chi ha già una certa consuetudine e che quindi “la norma attuale già prevede chiusure ad hoc”. Con la perfidia dei reduci o meglio degli scampati i ministri del precedente governo che sono ancora qui si scrivono in chat: “E certo sono arrivati i migliori!”.

Ma sono sfumature. Perché ormai questo nuovo governo figlio di una maggioranza XXL sostanzia questa possibilità con il palleggio tra Mariastella Gelmini e Dario Franceschini: “I sindaci e i governatori d’ora in poi saranno anche più legittimati a prendere decisioni forti perché ormai siamo tutti in maggioranza dunque niente attacchi dalle opposizioni”. Draghi divertito (forse) da questo nuovo Cdm che è un consiglio d’amministrazione molto allargato chiosa il dibattito spiegando che intenderà muoversi “in continuità, magari cercando di essere più puntuali passando a un livello provinciale o in alcuni casi comunale”. Via libera dunque.

Anche se alla fine il decreto ristori scompare dal Cdm. Raccontano infatti che al Mef “siano ancora in alto mare”. Suona il gong dopo novanta minuti. Telefonata a Palazzo Chigi: ci saranno conferenze stampa? Naaaa. Dirette social? Ma quando mai. Aspettate il comunicato stampa. Che infatti esce in rete intorno alle 14 poi diffuso sui canali social istituzionali del governo (Draghi non scrive pensieri su Facebook, non posta foto su Instagram, non fa balletti su Tik Tok, non sferza su Twitter). I ministri escono ed entra a Palazzo Chigi Agostino Miozzo, coordinatore del Cts. Che darà questa notizia: d’ora in poi il comitato potrebbe parlare con una sola voce e in anticipo. Sembra l’inizio di una nuova èra. Ma ecco Matteo Salvini: “Vanno riaperti i ristoranti a cena dove è possibile. Così, come le piscine, i teatri e le palestre”. E poi il leader della Lega invita Speranza e Arcuri a un cambio di passo. E in serata si infila una maglietta: “Io apro” con tricolore e forchette. Ha appena ricevuto i ristoratori. L’eterno ritorno dell’uguale.

Intanto, spunta una mezza notizia: Draghi sta studiando un modo per completare la sua squadra con tre nuovi consiglieri. Tre front runner su tema sanitario, legale (fattibilità di alcune norme) ed economico.