SPY FINANZA/ Ecco perché le Borse brindano ai ritardi nelle vaccinazioni

Categoria: Italia

Ormai questa non è più una pandemia, è un’endemia per necessità economico-finanziaria globale. La riprova la si è avuta l’altro giorno

15.04.2021 - Mauro Bottarelli ilsussidiario.net lettura2

Per capire quanto la situazione sia grave, basta osservare la realtà. Martedì la FDA statunitense sospende la somministrazione del vaccino Johnson&Johnson e Piazza Affari cosa fa, stante il livello di disperata speranza che il nostro Paese riponeva in quel siero con somministrazione unica? Aumenta i guadagni e chiude la seduta sui massimi. E Wall Street? Idem, infrangendo un altro record con lo Standard&Poor’s 500. E che record. Ce lo mostra questo grafico: per la prima volta dalla sua creazione nel 1992, lo SPY – l’ETF che traccia appunto l’indice statunitense – ha inanellato 13 chiusure di contrattazioni con prezzo superiore a quello di apertura. Praticamente, Bengodi.

Direte voi, tutto merito del piano Biden e della campagna vaccinale che Oltreoceano corre come il vento, mostrando realmente la fine del tunnel. Allora perché la notizia legata al vaccino monodose non ha fatto deragliare Wall Street? Qualcuno vi farà notare che, in base ai dati della campagna vaccinale fino a oggi, il siero Johnson&Johnson pesa solo per il 7% delle somministrazioni negli Stati Uniti, quindi la corsa verso l’immunità di gregge non pare destinata a rallentare troppo. Sicuri? Siamo proprio certi che in un Paese dove la metà dei marines ha rifiutato il vaccino anti-Covid (gente che certamente non è tacciabile di avversione al rischio), di qualsiasi marca, non ci sarà un effetto psicologico sulla popolazione?

Sta già accadendo in Michigan, Stato primatista in somministrazioni che sta registrando una clamorosa impennata dei nuovi casi di contagio, tanto da spingere il professor Fauci ha invocare cautela assoluta nelle riaperture. La ragione? La gente si vaccina e pensa di aver preso un Optalidon: il mal di testa passa in cinque minuti, il siero mi immunizza come Superman in mezz’ora. E abbassa le misure di difesa, vedi distanziamento e utilizzo della mascherina. Sicuri che il caso Johnson&Johnson non avrà strascichi? E poi, la FDA è stata rapida come un fulmine a offrire il proprio via libera a Pfizer e AstraZeneca lo scorso inverno, come Wall Street invocava, come mai ora blocca tutto per sei casi su qualche milione?

Come vedete, di colpo ci troveremo di fronte a una mutazione quasi antropologica: da certificatore seriale a profeta dello scrupolo e della cautela, quasi senza soluzione di continuità. Sospetto come morphing. Non fosse che, piaccia o meno, tutto questo a un unico comun denominatore: il Covid è un’assicurazione sulla vita dei mercati. E dei debiti pubblici. Quindi, quando arriva una cattiva notizia che ne perpetua la potenziale coesistenza con le nostre società, le Borse brindano. Perché il timore principale del momento è stato allontanato, ancora per un po’.

Di quale timore parlo? Ce lo mostra questa tabella, fresca fresca dal sondaggio di Bank of America fra in gestori di fondi Usa e relativa al tail risk più temuto nel mese di aprile: un tantrum nel mercato obbligazionario, come quello vissuto a cavallo fra fine febbraio e marzo. E poi, un’inflazione più alta del previsto. Come certificato dai dati