Quella corrente "nordista" che sfida Conte per guidare il M5s

Categoria: Italia

Buffagni, a capo di una corrente nordista, critica la decisione di impegnarsi sul voto ai 16enne, scatenando l'irritazione del fondatore del Movimento. Mentre altri si organizzano in gruppi

16 Aprile 2021 - 07:38 ilgiornale.it lettura4’

L’aria non è certo di chi vuole ripartire mettendosi alle spalle le ruggini. Anzi. Nel Movimento 5 Stelle il clima peggiora sempre di più, nonostante l’attesa della discesa in campo di Giuseppe Conte. Che inizia ad alimentare delusione. Mentre alcune polemiche hanno scatenato l'irritazione di Beppe Grillo. Il fondatore non ha infatti gradito delle sortite registrate negli ultimi giorni. In particolare è stata cerchiata in rosso quella dell’ex viceministro, Stefano Buffagni. Durante l’assemblea, in collegamento con Giuseppe Conte, Buffagni ha bocciato la battaglia del voto ai 16enni, sostenendo che (insieme allo Ius soli) fosse una battaglia da lasciare al Partito democratico. “È sembrato un modo per provocare, prendere le distanze dalle posizioni espresse dal Movimento. Un vero atto di sfida”, spiega a IlGiornale.it una fonte interna ai 5 Stelle, molto vicina a Grillo.

Ma una sfida per andare dove? Molti pentastellati scrutano con attenzione i movimenti di Buffagni, considerato sempre la cerniera con il mondo delle imprese del settentrione. “C’è una sorta di corrente nordista che vuole guidare per acquisire maggiore peso”, raccontano. Spiega un deputato grillino: “Fino a quando ha occupato posizioni di governo, è filato tutto liscio. Ha sempre scansato le polemiche, evitandosi inimicizie. Adesso, con Draghi, le cose sono cambiate. Anche perché avrebbe voluto lavorare con Giorgetti al Mise al posto di Alessandra Todde”. Per molti, infatti, il numero due della Lega, attuale ministro dello Sviluppo, è il gemello diverso di Buffagni: uomo del Nord, rapporti solidi con il mondo produttivo, attento alle questioni economiche. E così l’ex viceministro ha capito che è scattata l’ora di riposizionarsi. Anche al costo di sfidare le ire di Grillo.

Chi è più vicino a Buffagni

Ma chi vuole arruolare Buffagni? Di sicuro il punto di partenza è l’appartenenza geografica. Gli sono molto vicini i deputati lombardi Riccardo Olgiati e Giovanni Currò. Ma il dialogo è intenso, anche per questioni territoriali, con l’ex sottosegretario (del primo governo Conte), Claudio Cominardi e Davide Tripiedi. L’ambizione è fare qualcosa di più: unire il malcontento di vari esponenti. Ma la missione è più complicata di quanto si possa pensare, visto che in tanti lavorano a ritagliarsi uno spazio. Addirittura Riccardo Fraccaro, fedelissimo di Conte a Palazzo Chigi, ha promosso un confronto sui temi, mettendo insieme un po’ di energie a Montecitorio. “Con la scusa dei confronti tematici, ognuno sta cercando di formare una corrente per pesare di più. Ormai è chiaro che senza una pattuglia alle spalle si conta poco”, svela a IlGiornale.it un parlamentare, tra i corridoi della Camera. Altro che addio alle correnti, come preteso da Conte.

Le critiche di Spadafora

Un altro malpancista, ma molto lontano dal settentrionalismo di Buffagni, è l’ex ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. L’amarezza per come stanno andando le cose è forte. Nemmeno il possibile impegno di Conte in prima linea lo ha scaldato: “Che non sia un’operazione di immagine”, ha scandito pubblicamente. Così, pur confermando la stima per l’ex presidente del Consiglio, in assemblea ha suggerito di cercare una maggiore condivisione. “Il problema non è Conte in sé, ma il fatto che continui ad ascoltare troppo chi lo consiglia. Non solo per la comunicazione”, dice un esponente dell’area che si riconosce nelle posizioni di Spadafora. Ancora una volta, le critiche sono dirette al kingmaker dell’ex avvocato del popolo, il portavoce Rocco Casalino. Secondo la ricostruzione di alcuni deputati, infatti, i cinque quesiti che Conte ha sottoposto ai parlamentari, per rinnovare il Movimento, sono in pieno stile-Casalino. Un marchio di fabbrica.

Il malessere, insomma, è crescente. Finanche i contiani più tenaci si stanno spazientendo: sognavano un’entrata in campo più convinta da parte dell’ex presidente del Consiglio. “Dovrebbe spiegare cosa ha in mente, quale struttura dobbiamo darci. Invece continua a tentennare per non scontentare nessuno”, sospira un altro deputato alla seconda legislatura, che sperava in un segnale sull’archiviazione della regola dei due mandati. E così, piano piano, il progetto di un Movimento 5 Stelle rivoluzionato perde quota. “E sbiadisce l’immagine del Conte leader Salvatore della patria”, è la chiosa